Calcio
Il Bari si morde i gomiti. Altro treno che passa: primo posto addio?
I biancorossi contro la Vibonese sprecano una valanga di occasioni e si ritrovano a fare i conti con i loro rimpianti
Bari - lunedì 14 dicembre 2020
9.16
Prima una potenziale occasione per rientrare in corsa, poi un nulla di fatto, infine una beffa. Il Bari pareggia 0-0 contro la Vibonese al San Nicola e si ritrova davanti a un muro del (rim)pianto grande così. I biancorossi sprecano una valanga di occasioni, mentre da Avellino arriva la notizia della vittoria (ancora una volta) della Ternana in pieno recupero. Laverone al 91' spacca l'equilibrio, regala l'1-2 e il +9 (potenziale +6) alle "fere" e mette un bel mattoncino verso la promozione diretta della squadra di Cristiano Lucarelli, lasciando la truppa di Auteri a mordersi i gomiti.
Al Bari cosa resta? Innanzitutto un grande rimpianto per quello che poteva essere e non è stato. Sono almeno sei le occasioni nitide sciupate dai galletti di Auteri, su tutte il rigore di Antenucci al 14' della ripresa che lo strepitoso portiere calabrese Marson respinge con un tuffo felino (tiro basso e forte, poche responsabilità per il 7 pugliese). Lo stesso Antenucci che al 44' del primo tempo centra in pieno la base del palo con un tiro da posizione defilata (angolo chiuso, fare di più era davvero impossibile), e che a 5' dalla fine si vede respingere un mancino potente ma poco preciso sempre dall'ispirato estremo difensore della Vibonese (qui l'attaccante biancorosso poteva fare molto meglio). Nel mezzo una clamorosa occasione mancata da Semenzato, che tutto solo in area spara sui piedi del portiere, un colpo di testa di Montalto che poteva essere indirizzato meglio, e le botte di Antenucci, Lollo (fuori di poco) e Maita (parato) dal limite.
«È mancato il goal», ha detto Maita nel finale. Non un dettaglio da poco, soprattutto se collezioni occasioni e non ne trasformi neanche mezza; e questo a prescindere dalla sfortuna, dalla giornata di grazia del portiere, dalla congiuntura sfavorevole. Già, perché ciò che aveva previsto Auteri alla vigilia («La Vibonese verrà a giocarsela», aveva detto il mister) si realizza per non più dei 20/25 minuti iniziali, quando la squadra di Galfano spinge, verticalizza e reclama un rigore (contrasto spericolato di Sabbione su Plescia al 7', sembra che il difensore del Bari prenda la palla prima dell'avversario). Per il resto è quasi tutto un assolo dei galletti, che chiudono con l'imperdonabile demerito di non aver mandato al tappeto una squadra che da tempo aveva smesso di opporre resistenza.
Anche con gli ingressi di Lollo, D'Ursi, Candellone e Simeri, il Bari porta i suoi attacchi in maniera confusionaria, sporadica, episodica. Ogni azione pericolosa continua a passare sempre e solo da Antenucci (quando il "lupo di Roccavivara" si accende, qualcosa succede), il famoso gioco "auteriano" ancora si fa fatica a vederlo. Gli esterni si propongono in maniera discontinua, a centrocampo (soprattutto all'inizio, quando la Vibonese pressava) si fa fatica a rompere e ripartire. E il problema è che siamo quasi al giro di boa, e che chi sta davanti non vuole mollare di un centimetro. I treni passano sulla strada per la promozione diretta, ma i biancorossi proprio non sembrano in grado prenderli al volo.
Oltre alla beffa, poi, anche il danno: Sabbione si fa espellere per due gialli rimediati in due minuti nel finale, cosicché Auteri dovrà giocarsi la delicatissima sfida con l'Avellino al San Nicola senza il centrale difensivo titolare, senza De Risio (ammonito in regime di diffida) e senza Montalto, ingenuo a farsi espellere per proteste quando già era stato richiamato in panchina.
La differenza con la Ternana, per ora, sta tutta qui: le "fere" vincono anche le partite che sembrano destinate a essere pareggiate o perse, mantengono i nervi saldi e continuano a far punti. Il Bari si è, invece, sciolto nello scontro diretto, ha perso il derby con il Foggia senza nemmeno provare a vincerlo, ha pareggiato in casa con la Vibonese una partita che – forse – griderà vendetta anche a fine campionato.
Discorso chiuso per il primo posto? Forse è ancora presto per dirlo: il Bari potenzialmente è a -6 (la Ternana ha una partita in più) con oltre un girone da giocare. Certo è, invece, che i biancorossi nella sfida di nervi con i rossoverdi già hanno dimostrato di soffrire qualcosa. E il film dell'anno scorso con la Reggina sta lì a ricordare che il sangue freddo in molti casi fa più goal degli attaccanti. Di tempo per scrivere un finale diverso ancora ce n'è, ma da ora sbagliare non è davvero più ammesso.
Al Bari cosa resta? Innanzitutto un grande rimpianto per quello che poteva essere e non è stato. Sono almeno sei le occasioni nitide sciupate dai galletti di Auteri, su tutte il rigore di Antenucci al 14' della ripresa che lo strepitoso portiere calabrese Marson respinge con un tuffo felino (tiro basso e forte, poche responsabilità per il 7 pugliese). Lo stesso Antenucci che al 44' del primo tempo centra in pieno la base del palo con un tiro da posizione defilata (angolo chiuso, fare di più era davvero impossibile), e che a 5' dalla fine si vede respingere un mancino potente ma poco preciso sempre dall'ispirato estremo difensore della Vibonese (qui l'attaccante biancorosso poteva fare molto meglio). Nel mezzo una clamorosa occasione mancata da Semenzato, che tutto solo in area spara sui piedi del portiere, un colpo di testa di Montalto che poteva essere indirizzato meglio, e le botte di Antenucci, Lollo (fuori di poco) e Maita (parato) dal limite.
«È mancato il goal», ha detto Maita nel finale. Non un dettaglio da poco, soprattutto se collezioni occasioni e non ne trasformi neanche mezza; e questo a prescindere dalla sfortuna, dalla giornata di grazia del portiere, dalla congiuntura sfavorevole. Già, perché ciò che aveva previsto Auteri alla vigilia («La Vibonese verrà a giocarsela», aveva detto il mister) si realizza per non più dei 20/25 minuti iniziali, quando la squadra di Galfano spinge, verticalizza e reclama un rigore (contrasto spericolato di Sabbione su Plescia al 7', sembra che il difensore del Bari prenda la palla prima dell'avversario). Per il resto è quasi tutto un assolo dei galletti, che chiudono con l'imperdonabile demerito di non aver mandato al tappeto una squadra che da tempo aveva smesso di opporre resistenza.
Anche con gli ingressi di Lollo, D'Ursi, Candellone e Simeri, il Bari porta i suoi attacchi in maniera confusionaria, sporadica, episodica. Ogni azione pericolosa continua a passare sempre e solo da Antenucci (quando il "lupo di Roccavivara" si accende, qualcosa succede), il famoso gioco "auteriano" ancora si fa fatica a vederlo. Gli esterni si propongono in maniera discontinua, a centrocampo (soprattutto all'inizio, quando la Vibonese pressava) si fa fatica a rompere e ripartire. E il problema è che siamo quasi al giro di boa, e che chi sta davanti non vuole mollare di un centimetro. I treni passano sulla strada per la promozione diretta, ma i biancorossi proprio non sembrano in grado prenderli al volo.
Oltre alla beffa, poi, anche il danno: Sabbione si fa espellere per due gialli rimediati in due minuti nel finale, cosicché Auteri dovrà giocarsi la delicatissima sfida con l'Avellino al San Nicola senza il centrale difensivo titolare, senza De Risio (ammonito in regime di diffida) e senza Montalto, ingenuo a farsi espellere per proteste quando già era stato richiamato in panchina.
La differenza con la Ternana, per ora, sta tutta qui: le "fere" vincono anche le partite che sembrano destinate a essere pareggiate o perse, mantengono i nervi saldi e continuano a far punti. Il Bari si è, invece, sciolto nello scontro diretto, ha perso il derby con il Foggia senza nemmeno provare a vincerlo, ha pareggiato in casa con la Vibonese una partita che – forse – griderà vendetta anche a fine campionato.
Discorso chiuso per il primo posto? Forse è ancora presto per dirlo: il Bari potenzialmente è a -6 (la Ternana ha una partita in più) con oltre un girone da giocare. Certo è, invece, che i biancorossi nella sfida di nervi con i rossoverdi già hanno dimostrato di soffrire qualcosa. E il film dell'anno scorso con la Reggina sta lì a ricordare che il sangue freddo in molti casi fa più goal degli attaccanti. Di tempo per scrivere un finale diverso ancora ce n'è, ma da ora sbagliare non è davvero più ammesso.