Calcio
Il Bari si sveglia tardi, un pareggio per salvare l’onore
I biancorossi rimontano il Palermo nel finale, ma nel mezzo la solita prova senza anima
Bari - lunedì 19 aprile 2021
Un pareggio che sa di brodino con cui scaldarsi nel mezzo di un freddo inverno. Ma la stagione del buio per il Bari continua a non voler finire, e il 2-2 rimediato in rimonta al San Nicola contro il Palermo altro non è se non un placebo che – però – non può curare la malattia dei biancorossi.
«Eravamo sotto di due goal, se l'abbiamo pareggiata vuol dire che questa squadra ha qualcosa», la lettura di mister Carrera nel post-gara. Una risposta che si porta dietro una serie di domande irrisolte. La prima, e più importante: qual è la natura di questo "qualcosa" che avrebbe questa squadra e che, evidentemente, fa una fatica immane a venir fuori? E perché a due giornate dalla fine ancora non si è capito? Certamente in quello che si è visto nel primo tempo c'è poco o nulla di incoraggiante. Il 3-5-2 schierato dal tecnico convince ancora meno di quello visto ad Avellino: la posizione di Marras a metà strada fra la mezzala e il trequartista tiene il 10 lontano dagli ultimi 30 metri di campo, lì dove è più decisivo. Bene il rientro di Ciofani, ma nient'altro. Non è un caso che Marras nel primo tempo si veda solo quando deve fermare con le brutte in area Kanoute, l'imprendibile velocista del Palermo che affonda come una lama nel burro nel cuore di una difesa lenta e macchinosa. Il rigore siglato al 31' dall'ex Floriano è il giusto premio per il predominio rosanero su un Bari che si vede solo all'11', quando Antenucci scambia con Candellone (preferito a Cianci, mossa che convince poco) e mette alle strette il portiere Pelagotti. Poco prima la cosa migliore della partita di Frattali, che disinnesca la capocciata di Rauti su azione d'angolo.
Già, Frattali… La topica del portiere biancorosso sul tiro velenoso ma non irresistibile di Santana (entrato per Floriano nella ripresa) vale il 2-0 per i siciliani ed è la fotografia di una squadra disattenta, molle, senza carattere dall'1 all'11. L'unico a provarci è Marras, che da destra fa tutto da solo ma trova ancora Pelagotti a dirgli di no.
Poi, dopo il doppio schiaffone, qualcosa cambia. Il Bari si sveglia tardi, ma quanto basta per dare un piccolo segno di vita. Con il fantasma di un'altra figuraccia alla finestra, Carrera ridisegna il Bari dandogli in pasto quel po' di qualità che questa rosa ha a disposizione. Fuori gli evanescenti Candellone, Antenucci e Rolando, dentro Mercurio, Cianci e D'Ursi: il passaggio al 4-2-3-1 ridà vita e speranza al Bari, premiato da un sussulto d'orgoglio e dal crollo fisico del Palermo, in dieci nel finale per il ko di Almici a cambi esauriti. Potendo contare sul riferimento offensivo, i biancorossi iniziano a fare quella che nel calcio è la cosa più semplice e – spesso – più redditizia: via gli articolati (e malfunzionanti) schemi di gioco a centrocampo, dentro i cross dal fondo a cercare la testa di Cianci. La vecchia, ma sempreverde, tattica funziona: alla mezz'ora della ripresa Maita trova la testa del centravanti, sponda aerea per Mercurio che calcia al volo, centra una deviazione e accorcia. È la notizia migliore della partita per il galletto: primo goal fra i pro per il "canterano" barese, talento indiscutibile ma che deve ancora crescere tanto.
Nota di merito anche per lo stesso Cianci: se servito bene e messo nelle condizioni di esprimere le sue caratteristiche, il numero 8 è una risorsa fondamentale per le offensive biancorosse. Sua è la sponda (stavolta rasoterra, ma l'effetto è lo stesso) per D'Ursi (altra pedina di qualità che si fa fatica a vedere in panca) che vale il cross per la testa di Perrotta, un difensore che fa vedere le cose migliori in attacco. Il Bari la recupera al 90', salva l'onore ma non alimenta fiducia e speranze in vista dei playoff: i biancorossi hanno poche idee, pochissimo carattere e ancor meno anima.
Dopo aver abdicato senza colpo ferire al secondo posto, il Bari vede allontanarsi quasi irrimediabilmente anche il terzo posto, reclamato dal Catanzaro che sale a +1 con una partita da recuperare. Turris e Bisceglie saranno gli ultimi ostacoli prima della fine di un campionato tormentato, poi ai playoff inizierà un'altra storia. Sperando, almeno, di rivedere lo slancio d'orgoglio che è valso un pareggio striminzito, ma che è sempre meglio dell'ennesima sconfitta.
«Eravamo sotto di due goal, se l'abbiamo pareggiata vuol dire che questa squadra ha qualcosa», la lettura di mister Carrera nel post-gara. Una risposta che si porta dietro una serie di domande irrisolte. La prima, e più importante: qual è la natura di questo "qualcosa" che avrebbe questa squadra e che, evidentemente, fa una fatica immane a venir fuori? E perché a due giornate dalla fine ancora non si è capito? Certamente in quello che si è visto nel primo tempo c'è poco o nulla di incoraggiante. Il 3-5-2 schierato dal tecnico convince ancora meno di quello visto ad Avellino: la posizione di Marras a metà strada fra la mezzala e il trequartista tiene il 10 lontano dagli ultimi 30 metri di campo, lì dove è più decisivo. Bene il rientro di Ciofani, ma nient'altro. Non è un caso che Marras nel primo tempo si veda solo quando deve fermare con le brutte in area Kanoute, l'imprendibile velocista del Palermo che affonda come una lama nel burro nel cuore di una difesa lenta e macchinosa. Il rigore siglato al 31' dall'ex Floriano è il giusto premio per il predominio rosanero su un Bari che si vede solo all'11', quando Antenucci scambia con Candellone (preferito a Cianci, mossa che convince poco) e mette alle strette il portiere Pelagotti. Poco prima la cosa migliore della partita di Frattali, che disinnesca la capocciata di Rauti su azione d'angolo.
Già, Frattali… La topica del portiere biancorosso sul tiro velenoso ma non irresistibile di Santana (entrato per Floriano nella ripresa) vale il 2-0 per i siciliani ed è la fotografia di una squadra disattenta, molle, senza carattere dall'1 all'11. L'unico a provarci è Marras, che da destra fa tutto da solo ma trova ancora Pelagotti a dirgli di no.
Poi, dopo il doppio schiaffone, qualcosa cambia. Il Bari si sveglia tardi, ma quanto basta per dare un piccolo segno di vita. Con il fantasma di un'altra figuraccia alla finestra, Carrera ridisegna il Bari dandogli in pasto quel po' di qualità che questa rosa ha a disposizione. Fuori gli evanescenti Candellone, Antenucci e Rolando, dentro Mercurio, Cianci e D'Ursi: il passaggio al 4-2-3-1 ridà vita e speranza al Bari, premiato da un sussulto d'orgoglio e dal crollo fisico del Palermo, in dieci nel finale per il ko di Almici a cambi esauriti. Potendo contare sul riferimento offensivo, i biancorossi iniziano a fare quella che nel calcio è la cosa più semplice e – spesso – più redditizia: via gli articolati (e malfunzionanti) schemi di gioco a centrocampo, dentro i cross dal fondo a cercare la testa di Cianci. La vecchia, ma sempreverde, tattica funziona: alla mezz'ora della ripresa Maita trova la testa del centravanti, sponda aerea per Mercurio che calcia al volo, centra una deviazione e accorcia. È la notizia migliore della partita per il galletto: primo goal fra i pro per il "canterano" barese, talento indiscutibile ma che deve ancora crescere tanto.
Nota di merito anche per lo stesso Cianci: se servito bene e messo nelle condizioni di esprimere le sue caratteristiche, il numero 8 è una risorsa fondamentale per le offensive biancorosse. Sua è la sponda (stavolta rasoterra, ma l'effetto è lo stesso) per D'Ursi (altra pedina di qualità che si fa fatica a vedere in panca) che vale il cross per la testa di Perrotta, un difensore che fa vedere le cose migliori in attacco. Il Bari la recupera al 90', salva l'onore ma non alimenta fiducia e speranze in vista dei playoff: i biancorossi hanno poche idee, pochissimo carattere e ancor meno anima.
Dopo aver abdicato senza colpo ferire al secondo posto, il Bari vede allontanarsi quasi irrimediabilmente anche il terzo posto, reclamato dal Catanzaro che sale a +1 con una partita da recuperare. Turris e Bisceglie saranno gli ultimi ostacoli prima della fine di un campionato tormentato, poi ai playoff inizierà un'altra storia. Sperando, almeno, di rivedere lo slancio d'orgoglio che è valso un pareggio striminzito, ma che è sempre meglio dell'ennesima sconfitta.