Calcio
Il Bari stringe i denti e si prende un record storico. Un allungo (quasi) decisivo
La Sancataldese ha messo i biancorossi per la prima volta davanti all'obbligo rimonta. La concretezza vince sul bel gioco
Bari - lunedì 14 gennaio 2019
1.57
Una vittoria pesantissima per un record storico: battendo 1-2 la Sancataldese il Bari in un colpo solo allunga a +12 sulla Turris seconda e infila il 19mo risultato utile consecutivo (in 19 gare di campionato), staccando la squadra della stagione 1974/1975 ferma a 18 e mettendo a segno un record storico per la storia biancorossa. Il tutto nel giorno della scomparsa prematura del compianto ex galletto Philemon Masinga, ricordato nel modo migliore dai suoi "discendenti" biancorossi.
Eppure c'è stato da soffrire, e tanto. La rete al minuto 8' del siciliano Ficarrotta ha tratteggiato uno scenario inedito per il Bari in questa stagione, ovvero la partenza a handicap e l'obbligo di dover rimontare. La squadra di Cornacchini, però, ha saputo ancora una volta non scomporsi nelle difficoltà e con freddezza, pazienza e una sanissima dote di concretezza ha portato a casa la pagnotta. Il tecnico del Bari ieri ha dovuto fare i conti con tante defezioni in rosa per via di una vera e propria "epidemia" influenzale fra i suoi calciatori e ha scelto di sparigliare le carte passando al 4-4-2 e gettando nella mischia Iadaresta e Langella dall'inizio. Una mossa che ha avuto bisogno di un po' di tempo per essere digerita dal collettivo: il giovane mediano classe 2000 è dinamico ma non ha i tempi di gioco e la capacità di spezzare il fiato agli avversari del febbricitante Hamlili, e l'ariete ex Latina impone un tipo di manovra diverso da quanto Cornacchini ha fin qui impostato con Simeri o Pozzebon in posizione di riferimento centrale.
La squadra è cresciuta alla distanza, prendendo gradatamente le misure al nuovo abito tattico, e per uscire da un potenziale allarme rosso si è affidata alla vecchia e solida certezza: per Roberto Floriano non una partita indimenticabile, ma il folletto ex Foggia piazza due giocate delle sue e la risolve. Prima lo spunto sulla sinistra che disorienta la difesa sancataldese in occasione del pari di Neglia, poi la decisione di mettersi in proprio e farsi trovare pronto al centro dell'area per deviare di giustezza il cross di Aloisi. Insomma, quanto basta per mettere la museruola a un avversario che si è dimostrato pericoloso e volitivo ben oltre i valori espressi dalla classifica. «Il migliore in campo è stato il portiere del Bari», ha giustamente sottolineato l'allenatore di casa Milanesio in un post partita più concitato che mai. Osservazione corretta che, però, è ben lungi dall'essere una diminutio per Cornacchini, il quale da Marfella ha avuto ancora conferma di poter contare su un portiere (il meno battuto d'Italia) che porta punti pesanti.
Il gioco? Quello latita, è vero, ma per una serie di motivi che concorrono e si intrecciano. Innanzitutto per scelta: Cornacchini più volte ha ricordato che la sua non è squadra di palleggiatori, Neglia ha ribadito che le caratteristiche del Bari sono la ripartenza in velocità e la capacità di adattarsi all'avversario. Qualità particolarmente apprezzabili in Serie D, dove gli avversari per colmare lo scompenso tecnico spesso ricorrono a falli e falletti, impedendo lo sviluppo di una manovra lineare. Il Bari è una squadra di grandi solisti che sanno mettersi insieme per andare a creare qualcosa d'importante: chi va allo stadio o paga Dazn pensando di guardare il Barcellona o il Manchester City perde il suo tempo, e probabilmente lo perderà di qui a fine stagione. Per ora il Bari è questo; l'anno prossimo si vedrà.
La partita di San Cataldo lascia in eredità altre considerazioni, più importanti della mera estetica. Primo: dopo un girone intero le avversarie iniziano a conoscere il Bari e a prendergli le contromisure. La Sancataldese facilmente domata al San Nicola ieri si è presentata in campo con un ardore e un'organizzazione tattica tali da mandare in crisi le certezze dei biancorossi per un certo tempo, fino al forcing finale che ha costretto il Bari a difendersi e nulla più. Secondo: il carattere fortemente agonistico delle partite nei campi di provincia. Contro il Bari tutti ci provano con qualcosa in più nelle gambe, e spesso finisce in gazzarra. I biancorossi devono essere più bravi a gestire soprattutto le gare esterne; il finale concitato e il silenzio stampa rotto solo dalle elusive dichiarazioni di Matteo Scala confermano come squadra e società non si siano mai calate appieno nella dimensione agonistica del calcio dilettantistico, fatta di schermaglie e provocazioni più che di tattica e schemi. Il ché può essere un bene come un male: dalla sua il Bari ha una continuità clamorosa, che ha fin qui reso praticamente vano ogni sforzo delle inseguitrici. La Turris ci ha provato, ma reggere questo passo per una squadra dilettantistica è quasi impensabile. L'impressione è che, se si dovesse arrivare fra 3 giornate allo scontro diretto con un distacco uguale o maggiore dei 12 punti, la gara di Torre del Greco potrebbe davvero essere il primo match point per ringraziare e salutare la Serie D con un "a mai più". Obiettivo che tutti quanti non vedono l'ora di raggiungere il più in fretta possibile.
Eppure c'è stato da soffrire, e tanto. La rete al minuto 8' del siciliano Ficarrotta ha tratteggiato uno scenario inedito per il Bari in questa stagione, ovvero la partenza a handicap e l'obbligo di dover rimontare. La squadra di Cornacchini, però, ha saputo ancora una volta non scomporsi nelle difficoltà e con freddezza, pazienza e una sanissima dote di concretezza ha portato a casa la pagnotta. Il tecnico del Bari ieri ha dovuto fare i conti con tante defezioni in rosa per via di una vera e propria "epidemia" influenzale fra i suoi calciatori e ha scelto di sparigliare le carte passando al 4-4-2 e gettando nella mischia Iadaresta e Langella dall'inizio. Una mossa che ha avuto bisogno di un po' di tempo per essere digerita dal collettivo: il giovane mediano classe 2000 è dinamico ma non ha i tempi di gioco e la capacità di spezzare il fiato agli avversari del febbricitante Hamlili, e l'ariete ex Latina impone un tipo di manovra diverso da quanto Cornacchini ha fin qui impostato con Simeri o Pozzebon in posizione di riferimento centrale.
La squadra è cresciuta alla distanza, prendendo gradatamente le misure al nuovo abito tattico, e per uscire da un potenziale allarme rosso si è affidata alla vecchia e solida certezza: per Roberto Floriano non una partita indimenticabile, ma il folletto ex Foggia piazza due giocate delle sue e la risolve. Prima lo spunto sulla sinistra che disorienta la difesa sancataldese in occasione del pari di Neglia, poi la decisione di mettersi in proprio e farsi trovare pronto al centro dell'area per deviare di giustezza il cross di Aloisi. Insomma, quanto basta per mettere la museruola a un avversario che si è dimostrato pericoloso e volitivo ben oltre i valori espressi dalla classifica. «Il migliore in campo è stato il portiere del Bari», ha giustamente sottolineato l'allenatore di casa Milanesio in un post partita più concitato che mai. Osservazione corretta che, però, è ben lungi dall'essere una diminutio per Cornacchini, il quale da Marfella ha avuto ancora conferma di poter contare su un portiere (il meno battuto d'Italia) che porta punti pesanti.
Il gioco? Quello latita, è vero, ma per una serie di motivi che concorrono e si intrecciano. Innanzitutto per scelta: Cornacchini più volte ha ricordato che la sua non è squadra di palleggiatori, Neglia ha ribadito che le caratteristiche del Bari sono la ripartenza in velocità e la capacità di adattarsi all'avversario. Qualità particolarmente apprezzabili in Serie D, dove gli avversari per colmare lo scompenso tecnico spesso ricorrono a falli e falletti, impedendo lo sviluppo di una manovra lineare. Il Bari è una squadra di grandi solisti che sanno mettersi insieme per andare a creare qualcosa d'importante: chi va allo stadio o paga Dazn pensando di guardare il Barcellona o il Manchester City perde il suo tempo, e probabilmente lo perderà di qui a fine stagione. Per ora il Bari è questo; l'anno prossimo si vedrà.
La partita di San Cataldo lascia in eredità altre considerazioni, più importanti della mera estetica. Primo: dopo un girone intero le avversarie iniziano a conoscere il Bari e a prendergli le contromisure. La Sancataldese facilmente domata al San Nicola ieri si è presentata in campo con un ardore e un'organizzazione tattica tali da mandare in crisi le certezze dei biancorossi per un certo tempo, fino al forcing finale che ha costretto il Bari a difendersi e nulla più. Secondo: il carattere fortemente agonistico delle partite nei campi di provincia. Contro il Bari tutti ci provano con qualcosa in più nelle gambe, e spesso finisce in gazzarra. I biancorossi devono essere più bravi a gestire soprattutto le gare esterne; il finale concitato e il silenzio stampa rotto solo dalle elusive dichiarazioni di Matteo Scala confermano come squadra e società non si siano mai calate appieno nella dimensione agonistica del calcio dilettantistico, fatta di schermaglie e provocazioni più che di tattica e schemi. Il ché può essere un bene come un male: dalla sua il Bari ha una continuità clamorosa, che ha fin qui reso praticamente vano ogni sforzo delle inseguitrici. La Turris ci ha provato, ma reggere questo passo per una squadra dilettantistica è quasi impensabile. L'impressione è che, se si dovesse arrivare fra 3 giornate allo scontro diretto con un distacco uguale o maggiore dei 12 punti, la gara di Torre del Greco potrebbe davvero essere il primo match point per ringraziare e salutare la Serie D con un "a mai più". Obiettivo che tutti quanti non vedono l'ora di raggiungere il più in fretta possibile.