Calcio
Il Bari studia per diventare grande. Vittoria da sei punti: esame superato
Successo sul Cosenza più sofferto del previsto che lancia i biancorossi al terzo posto e ne consolida le ambizioni
Bari - lunedì 13 febbraio 2023
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Vittoria doveva essere, e vittoria è stata. E poco importa se con un grado di incertezza maggiore del previsto o del prevedibile; siamo a oltre metà del viaggio, ogni punto vale doppio e tutti fanno il possibile per raccogliere il massimo. Lo ha capito bene Mattia Maita, un gigante in campo a cui - comunque - rimane la lucidità necessaria nel post partita per parlare di «Una vittoria da sei punti». Già, perché il Bari batte 2-1 il Cosenza e riporta in verde il bilancio del rendimento al San Nicola. Ma non è questa la notizia più gustosa di giornata: i galletti approfittano a piene mani del turno favorevole e si portano al terzo posto in classifica, agganciando a quota 39 Sutirol e Reggina.
E chi pensava che contro i calabresi ultimi in classifica sarebbe stata una passeggiata di salute si sbagliava, e anche di grosso. I rossoblù di mister Viali erano reduci da un buon periodo e andavano a caccia di punti salvezza per smuovere una classifica che, in coda, è ancora più compatta e incerta di quanto non sia in testa. I galletti di Mignani, invece, avevano bisogno di conferme, dopo la palpitante vittoria in casa della Spal e le turbolente ultime ore del calciomercato.
Le conferme dai biancorossi sono arrivate, e questo è il dato incontrovertibile su cui costruire tutte le successive analisi. Ma, anche qui, che fatica… E dire che il Bari riesce fin da subito a portare la gara nell'alveo che gli è più comodo: il vantaggio dopo 3' firmato dall'ormai solito Esposito permette ai galletti di gestire l'effetto "molla" che prediligono, creando le condizioni per stanare l'avversario e colpirlo in contropiede. O, almeno, in via del tutto teorica. Sì, perché i biancorossi si afflosciano lentamente e finiscono prigionieri del loro stesso possesso palla, sterile e inconcludente. Risultato? Il Cosenza si rianima, e con Rispoli trova al 24' il pareggio che rischia di mandare in crisi tutte quelle piccole (ma all'apparenza solide) certezze costruite dai galletti. Centrocampo macchinoso, attacco che con Cheddira ed Esposito va a imbottigliarsi nel traffico della difesa calabrese, difesa statica e svagata: il Cosenza si rimette in carreggiata, dividendosi il "merito" con un Bari che si conferma debolissimo nella gestione dei risultati.
Un atteggiamento sbagliato, un rischio sproporzionato, che Mignani non ha mancato di sottolineare a commento della partita, a riprova di onestà intellettuale e lucidità, merci che nel mondo del calcio non vanno di certo incontro a crisi di sovrapproduzione. Eppure, quando il Bari accelera arriva in area avversaria con sorprendente facilità: Maita libera la corsa di Pucino, palla dentro per Esposito che si fa atterrare da Rigione e si procura un rigore che Micai neutralizza a Cheddira. Sembra la solita partita stregata, ma se c'è una qualità di questa squadra che non bisognerebbe mai smettere di sottolineare è la resilienza. Nella ripresa i galletti escono a cannone, e alla lunga la vincono.
Mignani è sempre molto parco nell'elargire complimenti a se stesso ed attribuirsi meriti, ma stavolta la azzecca. All'intervallo la mossa giusta: fuori Esposito («Da lui voglio di più», commenta il mister), dentro Scheidler a comporre una coppia "strana" ma efficace con Cheddira. Il francese fa la boa, prende un sacco di calci e apre gli spazi per l'italo-marocchino, che con più profondità può sfondare grazie a una esplosività muscolare impossibile da contenere. Prima stampa la traversa con un destro terrificante (che Botta, volenteroso ma ancora poco determinante in fase offensiva, non riesce a convertire in goal), poi di testa si riscatta sull'assist di Pucino da destra.
Il Bari della ripresa, e anche questo Mignani lo ha sottolineato, è un'altra storia, suona un'altra musica: certo, magari non sempre precisissimi e forse un po' frettoloso, però i biancorossi fin da subito mettono alle corde l'avversario con l'atteggiamento che il mister - per sua ammissione - si aspettava di vedere fin dall'inizio. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Per stavolta sì, però il lusso di non sfruttare le situazioni favorevoli e di rimettere in partita gli avversari dopo averli colpiti a freddo non ce lo si può concedere a lungo. Fatto sta, a ogni modo, che il volto della sfida cambia definitivamente quando Mignani manda dentro i due nuovi arrivi, Molina e Benali, elementi che alzano il tasso tecnico della squadra e - di conseguenza - anche il livello delle aspettative.
Eh sì, perché se Maita si diverte ancora a fare il faceto, dicendo che bisogna prima raggiungere l'obiettivo salvezza (a 39 punti ormai è cosa praticamente fatta, se la fatidica quota tranquillità è rimasta a 40) e che il profilo basso fin qui ha portato bene, ora nascondersi diventa sempre più difficile. È vero che il campionato è ancora lungo e che la concorrenza è strutturata e agguerrita, ma vedere la promozione diretta a solo -4 (e con la posizione del Genoa "sub iudice" con prospettiva di penalizzazione) impone al Bari come minimo di consolidare l'ottimo piazzamento playoff per - chissà - inseguire l'obiettivo del secondo posto, semplicemente ineffabile fino a qualche mese fa.
Eh sì, certo, di mezzo c'è l'enorme macigno della multiproprietà che un po' fa da effetto "freno a mano", però la questione andrebbe valutata in una prospettiva più grande. D'altra parte, l'unico caso finora esistito ha fatto giurisprudenza: la Figc ha concesso proroghe su proroghe alla Salernitana per far sì che Lotito riuscisse a vendere la società e a trovare una soluzione addirittura migliorativa, e sarebbe come minimo lecito pensare che la procedura si ripeta in un eventuale incrocio Napoli-Bari.
Ma questi sono discorsi altri; restando al campo, il Bari finalmente si è messo a studiare da grande squadra. Il primo esame di maturità è stato passato, ma le prove difficili sono ancora tante e bisogna andarci piano. Già sabato prossimo ci sarà un altro test, diverso ma egualmente (se non più) difficile: al San Nicola arriva il Cagliari di Claudio Ranieri a testare ambizioni, velleità e stoffa di questo Bari, che nel frattempo si sta costruendo tutta l'impalcatura necessaria per rimanere a contatto con gli altissimi piani della serie B e - chissà - guardare anche più in alto.
E chi pensava che contro i calabresi ultimi in classifica sarebbe stata una passeggiata di salute si sbagliava, e anche di grosso. I rossoblù di mister Viali erano reduci da un buon periodo e andavano a caccia di punti salvezza per smuovere una classifica che, in coda, è ancora più compatta e incerta di quanto non sia in testa. I galletti di Mignani, invece, avevano bisogno di conferme, dopo la palpitante vittoria in casa della Spal e le turbolente ultime ore del calciomercato.
Le conferme dai biancorossi sono arrivate, e questo è il dato incontrovertibile su cui costruire tutte le successive analisi. Ma, anche qui, che fatica… E dire che il Bari riesce fin da subito a portare la gara nell'alveo che gli è più comodo: il vantaggio dopo 3' firmato dall'ormai solito Esposito permette ai galletti di gestire l'effetto "molla" che prediligono, creando le condizioni per stanare l'avversario e colpirlo in contropiede. O, almeno, in via del tutto teorica. Sì, perché i biancorossi si afflosciano lentamente e finiscono prigionieri del loro stesso possesso palla, sterile e inconcludente. Risultato? Il Cosenza si rianima, e con Rispoli trova al 24' il pareggio che rischia di mandare in crisi tutte quelle piccole (ma all'apparenza solide) certezze costruite dai galletti. Centrocampo macchinoso, attacco che con Cheddira ed Esposito va a imbottigliarsi nel traffico della difesa calabrese, difesa statica e svagata: il Cosenza si rimette in carreggiata, dividendosi il "merito" con un Bari che si conferma debolissimo nella gestione dei risultati.
Un atteggiamento sbagliato, un rischio sproporzionato, che Mignani non ha mancato di sottolineare a commento della partita, a riprova di onestà intellettuale e lucidità, merci che nel mondo del calcio non vanno di certo incontro a crisi di sovrapproduzione. Eppure, quando il Bari accelera arriva in area avversaria con sorprendente facilità: Maita libera la corsa di Pucino, palla dentro per Esposito che si fa atterrare da Rigione e si procura un rigore che Micai neutralizza a Cheddira. Sembra la solita partita stregata, ma se c'è una qualità di questa squadra che non bisognerebbe mai smettere di sottolineare è la resilienza. Nella ripresa i galletti escono a cannone, e alla lunga la vincono.
Mignani è sempre molto parco nell'elargire complimenti a se stesso ed attribuirsi meriti, ma stavolta la azzecca. All'intervallo la mossa giusta: fuori Esposito («Da lui voglio di più», commenta il mister), dentro Scheidler a comporre una coppia "strana" ma efficace con Cheddira. Il francese fa la boa, prende un sacco di calci e apre gli spazi per l'italo-marocchino, che con più profondità può sfondare grazie a una esplosività muscolare impossibile da contenere. Prima stampa la traversa con un destro terrificante (che Botta, volenteroso ma ancora poco determinante in fase offensiva, non riesce a convertire in goal), poi di testa si riscatta sull'assist di Pucino da destra.
Il Bari della ripresa, e anche questo Mignani lo ha sottolineato, è un'altra storia, suona un'altra musica: certo, magari non sempre precisissimi e forse un po' frettoloso, però i biancorossi fin da subito mettono alle corde l'avversario con l'atteggiamento che il mister - per sua ammissione - si aspettava di vedere fin dall'inizio. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Per stavolta sì, però il lusso di non sfruttare le situazioni favorevoli e di rimettere in partita gli avversari dopo averli colpiti a freddo non ce lo si può concedere a lungo. Fatto sta, a ogni modo, che il volto della sfida cambia definitivamente quando Mignani manda dentro i due nuovi arrivi, Molina e Benali, elementi che alzano il tasso tecnico della squadra e - di conseguenza - anche il livello delle aspettative.
Eh sì, perché se Maita si diverte ancora a fare il faceto, dicendo che bisogna prima raggiungere l'obiettivo salvezza (a 39 punti ormai è cosa praticamente fatta, se la fatidica quota tranquillità è rimasta a 40) e che il profilo basso fin qui ha portato bene, ora nascondersi diventa sempre più difficile. È vero che il campionato è ancora lungo e che la concorrenza è strutturata e agguerrita, ma vedere la promozione diretta a solo -4 (e con la posizione del Genoa "sub iudice" con prospettiva di penalizzazione) impone al Bari come minimo di consolidare l'ottimo piazzamento playoff per - chissà - inseguire l'obiettivo del secondo posto, semplicemente ineffabile fino a qualche mese fa.
Eh sì, certo, di mezzo c'è l'enorme macigno della multiproprietà che un po' fa da effetto "freno a mano", però la questione andrebbe valutata in una prospettiva più grande. D'altra parte, l'unico caso finora esistito ha fatto giurisprudenza: la Figc ha concesso proroghe su proroghe alla Salernitana per far sì che Lotito riuscisse a vendere la società e a trovare una soluzione addirittura migliorativa, e sarebbe come minimo lecito pensare che la procedura si ripeta in un eventuale incrocio Napoli-Bari.
Ma questi sono discorsi altri; restando al campo, il Bari finalmente si è messo a studiare da grande squadra. Il primo esame di maturità è stato passato, ma le prove difficili sono ancora tante e bisogna andarci piano. Già sabato prossimo ci sarà un altro test, diverso ma egualmente (se non più) difficile: al San Nicola arriva il Cagliari di Claudio Ranieri a testare ambizioni, velleità e stoffa di questo Bari, che nel frattempo si sta costruendo tutta l'impalcatura necessaria per rimanere a contatto con gli altissimi piani della serie B e - chissà - guardare anche più in alto.