Calcio
Il risultato e poco altro, il Bari torna a vincere ma la “squadra” manca ancora
I biancorossi escono dalla trasferta di Caserta con tre punti fondamentali e con tante domande irrisolte
Bari - lunedì 23 novembre 2020
0.20
Vittoria doveva essere, e vittoria è stata. Dopo il tonfo interno con la Ternana il Bari non aveva altra risposta possibile se non quella di prendersi i tre punti per evitare di vedere ulteriormente dilatarsi il margine dalla capolista. Lo 0-2 con cui i biancorossi regolano la Casertana, in una trasferta solo apparentemente semplice, equivale a una boccata d'ossigeno, anche in considerazione del fatto che la Ternana (sempre lei) ha regolato perentoriamente il Teramo, permettendo ai biancorossi l'aggancio al secondo posto.
Della domenica campana, però, di buono da prendere c'è quasi solo il risultato. Il Bari ancora non convince del tutto, e anche la risposta morale e caratteriale predicata in settimana da Romairone e Auteri è arrivata solo a intermittenza.
La partita in sé ha diverse chiavi di lettura. A cominciare da un primo tempo sottotono, giocato praticamente alla pari di con una squadra (la Casertana di Guidi) che annaspa nelle profonde retrovie della classifica. Prima della sciagurata espulsione di Konate (due gialli fra 36' e 38', partita da incubo per il difensore ivoriano dei falchetti), il Bari aveva palesato le stesse difficoltà di gioco, manovra e identità tattica che la partita contro la Ternana di sette giorni prima aveva fatto emergere all'apice della chiarezza. Poi, con l'uomo in più, i galletti hanno iniziato ad alzare ritmo e pressione, chiudendo il primo tempo con la bella rete di Antenucci (il solito, qualche coraggioso ha anche l'ardire di metterlo in discussione) servito da un Bianco finalmente su livelli alti di prestazioni.
Sembrava tutto in discesa, ma al Bari le cose facili proprio non sembrano andare giù. Nel momento in cui bisognava infliggere la stoccata decisiva a un avversario barcollante, i biancorossi hanno preferito giochicchiare, rischiando anche di finire sotto una doccia gelata. Il tiro di Icardi di poco fuori bersaglio in avvio di ripresa poteva davvero scrivere un'altra storia. Facendo valere il proprio tasso tecnico enormemente superiore, il Bari è riuscito ad arrivare più volte dalle parti della porta, macchiandosi però del grave peccato di mira.
Marras fa vedere a tutti perché il colpo di testa non è la sua specialità nel momento in cui da zero metri spara largo su un assist perfetto di Antenucci, poi si fa anticipare da Carillo su suggerimento di D'Orazio (in crescita, altra nota positiva) da sinistra. Antenucci prova, poi, a mettersi di nuovo in proprio, ma stavolta il portiere Avella ha i riflessi pronti.
E, per poco, il Bari non rischiava di pagarla cara, contro una squadra in 10 e nettamente inferiore: a 4' dalla fine il goal annullato a Carillo (fuorigioco) viene accolto come uno scampato pericolo. Alla fine il neo entrato Montalto mette le cose a posto bruciando l'ingenuo Ciriello sullo scatto; va bene così, per ora.
C'è, però, un discorso da fare che va oltre la contingenza di una vittoria più sofferta del dovuto. Le parole di Bianco nel post gara fotografano alla perfezione il momento del Bari. Da un lato il mediano ha denunciato un aspetto tattico fondamentale, l'inferiorità a centrocampo che rischia alla lunga di essere un problema con un atteggiamento molto offensivo come quello di Auteri (a Caserta comunque buona prova della coppia Bianco-De Risio, pur con Maita in panchina), dall'altro ha ripetuto quello che sembra ormai diventato un mantra. «Dobbiamo diventare squadra in fretta, perché con i singoli si vince qualche partita, con il collettivo si vincono i campionati», ha detto Bianco in un'analisi lucidissima del quadro generale. Al netto delle rassicurazioni di Auteri («Grossi problemi non ce ne sono», ripete il tecnico a ogni piè sospinto), il Bari ha ancora un problema di collettivo. Il gruppo ancora non si identifica come squadra, troppo è demandato alle intuizioni dei singoli, quasi mai si arriva in porta con la manovra.
Un problema che esiste, è evidente ai più, e che il mister (finalmente tornato in presenza dopo il Covid, altra splendida notizia) deve risolvere, e anche alla svelta. Domenica al San Nicola arriva il Catanzaro, per un altro test-verità che molto potrà dire delle reali ambizioni e dei progressi di una squadra ancora alla ricerca di se stessa. E, con un terzo di stagione ormai in archivio, i tempi per crearsi alibi si fanno sempre più stretti.
Della domenica campana, però, di buono da prendere c'è quasi solo il risultato. Il Bari ancora non convince del tutto, e anche la risposta morale e caratteriale predicata in settimana da Romairone e Auteri è arrivata solo a intermittenza.
La partita in sé ha diverse chiavi di lettura. A cominciare da un primo tempo sottotono, giocato praticamente alla pari di con una squadra (la Casertana di Guidi) che annaspa nelle profonde retrovie della classifica. Prima della sciagurata espulsione di Konate (due gialli fra 36' e 38', partita da incubo per il difensore ivoriano dei falchetti), il Bari aveva palesato le stesse difficoltà di gioco, manovra e identità tattica che la partita contro la Ternana di sette giorni prima aveva fatto emergere all'apice della chiarezza. Poi, con l'uomo in più, i galletti hanno iniziato ad alzare ritmo e pressione, chiudendo il primo tempo con la bella rete di Antenucci (il solito, qualche coraggioso ha anche l'ardire di metterlo in discussione) servito da un Bianco finalmente su livelli alti di prestazioni.
Sembrava tutto in discesa, ma al Bari le cose facili proprio non sembrano andare giù. Nel momento in cui bisognava infliggere la stoccata decisiva a un avversario barcollante, i biancorossi hanno preferito giochicchiare, rischiando anche di finire sotto una doccia gelata. Il tiro di Icardi di poco fuori bersaglio in avvio di ripresa poteva davvero scrivere un'altra storia. Facendo valere il proprio tasso tecnico enormemente superiore, il Bari è riuscito ad arrivare più volte dalle parti della porta, macchiandosi però del grave peccato di mira.
Marras fa vedere a tutti perché il colpo di testa non è la sua specialità nel momento in cui da zero metri spara largo su un assist perfetto di Antenucci, poi si fa anticipare da Carillo su suggerimento di D'Orazio (in crescita, altra nota positiva) da sinistra. Antenucci prova, poi, a mettersi di nuovo in proprio, ma stavolta il portiere Avella ha i riflessi pronti.
E, per poco, il Bari non rischiava di pagarla cara, contro una squadra in 10 e nettamente inferiore: a 4' dalla fine il goal annullato a Carillo (fuorigioco) viene accolto come uno scampato pericolo. Alla fine il neo entrato Montalto mette le cose a posto bruciando l'ingenuo Ciriello sullo scatto; va bene così, per ora.
C'è, però, un discorso da fare che va oltre la contingenza di una vittoria più sofferta del dovuto. Le parole di Bianco nel post gara fotografano alla perfezione il momento del Bari. Da un lato il mediano ha denunciato un aspetto tattico fondamentale, l'inferiorità a centrocampo che rischia alla lunga di essere un problema con un atteggiamento molto offensivo come quello di Auteri (a Caserta comunque buona prova della coppia Bianco-De Risio, pur con Maita in panchina), dall'altro ha ripetuto quello che sembra ormai diventato un mantra. «Dobbiamo diventare squadra in fretta, perché con i singoli si vince qualche partita, con il collettivo si vincono i campionati», ha detto Bianco in un'analisi lucidissima del quadro generale. Al netto delle rassicurazioni di Auteri («Grossi problemi non ce ne sono», ripete il tecnico a ogni piè sospinto), il Bari ha ancora un problema di collettivo. Il gruppo ancora non si identifica come squadra, troppo è demandato alle intuizioni dei singoli, quasi mai si arriva in porta con la manovra.
Un problema che esiste, è evidente ai più, e che il mister (finalmente tornato in presenza dopo il Covid, altra splendida notizia) deve risolvere, e anche alla svelta. Domenica al San Nicola arriva il Catanzaro, per un altro test-verità che molto potrà dire delle reali ambizioni e dei progressi di una squadra ancora alla ricerca di se stessa. E, con un terzo di stagione ormai in archivio, i tempi per crearsi alibi si fanno sempre più stretti.