Calcio
Illusione e delusione, il filo conduttore del campionato del Bari
La sconfitta beffarda sul campo della Ternana certifica i limiti dei biancorossi, prigionieri di una rosa corta e di tanti errori
Bari - domenica 14 marzo 2021
8.54
Per un attimo, lungo 80 minuti, l'impresa è sembrata davvero possibile. Però nessuna illusione sarebbe illusione se il suo epilogo naturale non fosse la delusione. Un gioco di rime e allitterazioni: la sconfitta del Bari sul campo della Ternana è una grande figura retorica, l'allegoria di una stagione con molti "vorrei" e altrettanti "non posso". "Illusione e delusione" come "Orgoglio e pregiudizio" o "Delitto e castigo": una coppia narrativa che racconta questo stentato e faticoso campionato di una squadra nata per sbaragliare la concorrenza (o, almeno, così pensava la società agli inizi), e che piano piano si sta accartocciando su si suoi numerosi limiti.
Finisce 2-1 il big match della 30ma giornata, deciso dal "late goal" del grande ex, Marino Defendi, indimenticato capitano di un Bari che rinasceva dalle sue ceneri come l'araba fenice, un leader che poi i biancorossi non hanno mai più trovato dopo il suo addio. Brava la Ternana? Fortunata? Difficile da dirlo: il pareggio sarebbe stato più giusto, ma nel calcio la giustizia è un concetto troppo relativo per potervisi appellare.
E dire che il Bari era anche partito bene, anzi benissimo. Scelte di Carrera coraggiosissime, ma tutte giuste: panchina per Antenucci e D'Ursi, spazio a un 4-3-3 inedito con Candellone chiamato al sacrificio (cosa che gli è sempre riuscita bene, va detto) sulla fascia sinistra, e Maita nell'ibrida posizione fra centrocampo e trequarti. Nel mezzo Bianco e De Risio fanno filtro, mentre l'ex Catanzaro è libero di fare gioco e inserirsi. L'azione che porta al goal dopo appena due giri d'orologio è lo specchio del lavoro, soprattutto mentale, fatto da Carrera nella settimana post sconfitta con il Potenza. Un Bari aggressivo e determinato scende sulla sinistra con Candellone, che fa fuori Kontek e Palumbo e riesce a farla arrivare a Maita, il primo centrocampista biancorosso ad andare in goal nella stagione in corso (alla 30ma giornata, dato che dovrebbe far riflettere chi di dovere).
L'unico torto del Bari? Non chiuderla quando la Ternana è alle corde: le fere ci mettono una vita per prendere contatto con la partita, il solo umbro in campo è il portiere Iannarilli. Poche colpe a Maita e Di Cesare nella doppia occasione fallita al 5': l'estremo difensore fa due miracoli, poi si ripete alla mezz'ora su Rolando (devastante finché ha benzina) e ancora Maita. Dopo lo shock iniziale, la Ternana si ricompone e prova a fare il suo gioco; il fatto che l'unica occasione arrivi con una deviazione fortuita di Vantaggiato sul palo testimonia la bravura del Bari nel contenere la migliore squadra della serie C.
Poi qualcosa va storto. Il Bari non riesce a reggere i ritmi del primo tempo e cerca di spezzettare il gioco; dalla sua la Ternana aumenta la pressione ma senza combinare granché. Quando, però, entrano Antenucci e D'Ursi per Cianci e Candellone la squadra è già spezzata in due tronconi, far arrivare palle giocabili in avanti è un'impresa. La Ternana con gli ingressi di Ferrante, Raicevic, Paghera e Peralta aumenta il tasso tecnico, confermando il gap di alternative fra le due squadre, certificato dalla classifica. La rosa corta è il grande limite del Bari, pagato ancora a prezzo salato. L'errore di Carrera è passare al 3-5-2, abbassando ancora di più il baricentro della squadra e liberando Mammarella dalla pressione di Rolando. Carrera ha parlato di due goal evitabili, e ha ragione: sulla rete di Kontek all'82' De Risio e Frattali sono da censura, sul bolide di Defendi in pieno recupero Perrotta e Sarzi si fanno attirare dalle torri umbre e lasciano libero il destro del capitano.
Però pesa anche l'atteggiamento troppo remissivo della squadra, che con il cambio di modulo rinuncia anche solo a provare qualche offensiva, ridando coraggio a una squadra semplicemente letale. Con l'uscita di capitan Di Cesare la difesa, fin lì tenace nella sua resistenza, perde certezze e punti di riferimenti.
E così, fra errori e mala sorte, la frittata è fatta e il rimpianto rimane l'unica compagnia per Carrera e i suoi. Ora tutto si complica: l'Avellino va a +5, il Catanzaro a -4. Le sfide contro Casertana e proprio Catanzaro nei prossimi sette giorni assumono un contorno drammatico: rincorre il secondo posto è un compito ormai arduo, salvare l'onore in vista dei play-off diventa un obbligo morale più che un obiettivo sportivo.
Finisce 2-1 il big match della 30ma giornata, deciso dal "late goal" del grande ex, Marino Defendi, indimenticato capitano di un Bari che rinasceva dalle sue ceneri come l'araba fenice, un leader che poi i biancorossi non hanno mai più trovato dopo il suo addio. Brava la Ternana? Fortunata? Difficile da dirlo: il pareggio sarebbe stato più giusto, ma nel calcio la giustizia è un concetto troppo relativo per potervisi appellare.
E dire che il Bari era anche partito bene, anzi benissimo. Scelte di Carrera coraggiosissime, ma tutte giuste: panchina per Antenucci e D'Ursi, spazio a un 4-3-3 inedito con Candellone chiamato al sacrificio (cosa che gli è sempre riuscita bene, va detto) sulla fascia sinistra, e Maita nell'ibrida posizione fra centrocampo e trequarti. Nel mezzo Bianco e De Risio fanno filtro, mentre l'ex Catanzaro è libero di fare gioco e inserirsi. L'azione che porta al goal dopo appena due giri d'orologio è lo specchio del lavoro, soprattutto mentale, fatto da Carrera nella settimana post sconfitta con il Potenza. Un Bari aggressivo e determinato scende sulla sinistra con Candellone, che fa fuori Kontek e Palumbo e riesce a farla arrivare a Maita, il primo centrocampista biancorosso ad andare in goal nella stagione in corso (alla 30ma giornata, dato che dovrebbe far riflettere chi di dovere).
L'unico torto del Bari? Non chiuderla quando la Ternana è alle corde: le fere ci mettono una vita per prendere contatto con la partita, il solo umbro in campo è il portiere Iannarilli. Poche colpe a Maita e Di Cesare nella doppia occasione fallita al 5': l'estremo difensore fa due miracoli, poi si ripete alla mezz'ora su Rolando (devastante finché ha benzina) e ancora Maita. Dopo lo shock iniziale, la Ternana si ricompone e prova a fare il suo gioco; il fatto che l'unica occasione arrivi con una deviazione fortuita di Vantaggiato sul palo testimonia la bravura del Bari nel contenere la migliore squadra della serie C.
Poi qualcosa va storto. Il Bari non riesce a reggere i ritmi del primo tempo e cerca di spezzettare il gioco; dalla sua la Ternana aumenta la pressione ma senza combinare granché. Quando, però, entrano Antenucci e D'Ursi per Cianci e Candellone la squadra è già spezzata in due tronconi, far arrivare palle giocabili in avanti è un'impresa. La Ternana con gli ingressi di Ferrante, Raicevic, Paghera e Peralta aumenta il tasso tecnico, confermando il gap di alternative fra le due squadre, certificato dalla classifica. La rosa corta è il grande limite del Bari, pagato ancora a prezzo salato. L'errore di Carrera è passare al 3-5-2, abbassando ancora di più il baricentro della squadra e liberando Mammarella dalla pressione di Rolando. Carrera ha parlato di due goal evitabili, e ha ragione: sulla rete di Kontek all'82' De Risio e Frattali sono da censura, sul bolide di Defendi in pieno recupero Perrotta e Sarzi si fanno attirare dalle torri umbre e lasciano libero il destro del capitano.
Però pesa anche l'atteggiamento troppo remissivo della squadra, che con il cambio di modulo rinuncia anche solo a provare qualche offensiva, ridando coraggio a una squadra semplicemente letale. Con l'uscita di capitan Di Cesare la difesa, fin lì tenace nella sua resistenza, perde certezze e punti di riferimenti.
E così, fra errori e mala sorte, la frittata è fatta e il rimpianto rimane l'unica compagnia per Carrera e i suoi. Ora tutto si complica: l'Avellino va a +5, il Catanzaro a -4. Le sfide contro Casertana e proprio Catanzaro nei prossimi sette giorni assumono un contorno drammatico: rincorre il secondo posto è un compito ormai arduo, salvare l'onore in vista dei play-off diventa un obbligo morale più che un obiettivo sportivo.