Calcio
Inizia l'era Iachini a Bari. Obiettivo ricostruire tra le macerie
Il mister parte con il piede giusto. Missione riportare entusiasmo nella contestazione
Bari - domenica 11 febbraio 2024
L'impressione è che possa essere davvero la volta buona, e non solo la scossa fisiologica del cambio in panchina. L'avventura di Beppe Iachini al Bari inizia con il piede giusto: 3-1 convincente, al San Nicola, contro il Lecco, ultimo in classifica e affamato di punti per la salvezza.
La grinta del mister marchigiano, ma barese di origini, era esattamente quello che mancava in una squadra apparsa in più occasioni priva di mordente e senza anima. In appena tre giorni, poi, mister Iachini è riuscito anche a dare una minima identità tattica al suo Bari, finalmente apparso quadrato e organizzato, al cospetto di un avversario sì modesto, ma mosso dalla forza della disposizione.
Dopo un primo quarto d'ora di, forse fisiologico, spaesamento, il Bari accorcia le distanze tra i reparti e stappa l'impasse con la cannonata dal limite di Benali, ancora una volta il migliore in campo.
Bravo il Bari di Iachini a far emergere le incertezze dei manzoniani di Bonazzoli, per porsi in controllo della partita e chiuderla nella ripresa, con Puscas e Sibilli. Poco conta, quindi, il goal finale di Novakovich e la minima sofferenza nel recupero, complice anche l'uscita di Sibilli per infortunio, a cambi terminati.
Organizzazione, concretezza e concentrazione. Queste le armi del calcio di Iachini, a cui va riconosciuto il merito di non farsi affascinare dalle lusinghe di un calcio alchemico e sofisticato, in favore di una tattica che sarà anche antica, ma di certo non passata di moda né di efficacia.
La scelta di avanzare Menez sulla linea degli attaccanti, con Sibilli libero di trovare la sua posizione sulla trequarti, offre ampi margini di miglioramento ai galletti e alla loro qualità, che c'è sempre stata ma che - fin qui - ha fatto una fatica spropositata a emergere. Da rivedere Puscas, certo, ma il goal ritrovato potrebbe ridare slancio all'attaccante rumeno, la cui migliore versione non può che far bene al Bari.
Ma l'aspetto più importante su cui i pochi giorni di lavoro di Iachini ha già inciso è, senza dubbio, il riordino della fase difensiva. Lì dove il Bari di Marino sembrava fragile e perforabile a ogni piè sospinto, il Bari di Iachini ha offerto una prova solida e concreta, esattamente nello spirito del nuovo mister.
Tutto oro quel che luccica? Ovviamente no. Innanzitutto perché il Bari va rivisto contro avversari più probanti, ma è comunque un passo avanti che va registrato con moderata soddisfazione.
E poi c'è un ambiente da ricompattare, nei limiti del possibile. Iachini ha il duro compito di ricostruire il Bari tra le macerie fumanti di una settimana semplicemente surreale. Le dichiarazioni scriteriate di Aurelio De Laurentiis, la presa di posizione della politica cittadina, gli incerti dietrofront del figlio Luigi e una conferenza stampa tutt'altro che dirimente non hanno fatto altro che rendere insanabile una ferita già prossima alla cancrena.
Rimane negli occhi la scena del mister nei panni di capopopolo sotto la curva al triplice fischio, dopo una partita intera passata a dare indicazioni febbrili alla squadra da un'area tecnica troppo piccola per contenere una personalità scalpitante.
Ma i 90' di durissima contestazione portata della curva nord certificano un rapporto non più sanabile tra la tifoseria e la proprietà del club. La missione di Iachini, spalmata su una progettualità (quasi un unicum nella storia dei De Laurentiis a Bari) di un anno e mezzo, sarà quella di non coinvolgere la squadra in questo cocktail potenzialmente esplosivo.
I risultati sul campo potrebbero, nella migliore delle ipotesi, segnare una sorta di tregua armata tra la città e la famiglia De Laurentiis, in attesa che si concretizzi quanto prima la cessione del club, vale a dire l'unico scenario ormai possibile per riportare serenità in un ambiente in ebollizione.
La grinta del mister marchigiano, ma barese di origini, era esattamente quello che mancava in una squadra apparsa in più occasioni priva di mordente e senza anima. In appena tre giorni, poi, mister Iachini è riuscito anche a dare una minima identità tattica al suo Bari, finalmente apparso quadrato e organizzato, al cospetto di un avversario sì modesto, ma mosso dalla forza della disposizione.
Dopo un primo quarto d'ora di, forse fisiologico, spaesamento, il Bari accorcia le distanze tra i reparti e stappa l'impasse con la cannonata dal limite di Benali, ancora una volta il migliore in campo.
Bravo il Bari di Iachini a far emergere le incertezze dei manzoniani di Bonazzoli, per porsi in controllo della partita e chiuderla nella ripresa, con Puscas e Sibilli. Poco conta, quindi, il goal finale di Novakovich e la minima sofferenza nel recupero, complice anche l'uscita di Sibilli per infortunio, a cambi terminati.
Organizzazione, concretezza e concentrazione. Queste le armi del calcio di Iachini, a cui va riconosciuto il merito di non farsi affascinare dalle lusinghe di un calcio alchemico e sofisticato, in favore di una tattica che sarà anche antica, ma di certo non passata di moda né di efficacia.
La scelta di avanzare Menez sulla linea degli attaccanti, con Sibilli libero di trovare la sua posizione sulla trequarti, offre ampi margini di miglioramento ai galletti e alla loro qualità, che c'è sempre stata ma che - fin qui - ha fatto una fatica spropositata a emergere. Da rivedere Puscas, certo, ma il goal ritrovato potrebbe ridare slancio all'attaccante rumeno, la cui migliore versione non può che far bene al Bari.
Ma l'aspetto più importante su cui i pochi giorni di lavoro di Iachini ha già inciso è, senza dubbio, il riordino della fase difensiva. Lì dove il Bari di Marino sembrava fragile e perforabile a ogni piè sospinto, il Bari di Iachini ha offerto una prova solida e concreta, esattamente nello spirito del nuovo mister.
Tutto oro quel che luccica? Ovviamente no. Innanzitutto perché il Bari va rivisto contro avversari più probanti, ma è comunque un passo avanti che va registrato con moderata soddisfazione.
E poi c'è un ambiente da ricompattare, nei limiti del possibile. Iachini ha il duro compito di ricostruire il Bari tra le macerie fumanti di una settimana semplicemente surreale. Le dichiarazioni scriteriate di Aurelio De Laurentiis, la presa di posizione della politica cittadina, gli incerti dietrofront del figlio Luigi e una conferenza stampa tutt'altro che dirimente non hanno fatto altro che rendere insanabile una ferita già prossima alla cancrena.
Rimane negli occhi la scena del mister nei panni di capopopolo sotto la curva al triplice fischio, dopo una partita intera passata a dare indicazioni febbrili alla squadra da un'area tecnica troppo piccola per contenere una personalità scalpitante.
Ma i 90' di durissima contestazione portata della curva nord certificano un rapporto non più sanabile tra la tifoseria e la proprietà del club. La missione di Iachini, spalmata su una progettualità (quasi un unicum nella storia dei De Laurentiis a Bari) di un anno e mezzo, sarà quella di non coinvolgere la squadra in questo cocktail potenzialmente esplosivo.
I risultati sul campo potrebbero, nella migliore delle ipotesi, segnare una sorta di tregua armata tra la città e la famiglia De Laurentiis, in attesa che si concretizzi quanto prima la cessione del club, vale a dire l'unico scenario ormai possibile per riportare serenità in un ambiente in ebollizione.