edoardo luigi e aurelio de laurentiis
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Calcio

La “guerra” della Figc alle multiproprietà, il futuro della SSC Bari a un bivio?

L’obbligo di cessione creerebbe un caso di giurisprudenza. Unica certezza: alla FilmAuro conviene costruire una squadra da B

La Figc, sotto la guida del presidente Gabriele Gravina, è pronta a muovere guerra alle multiproprietà nel calcio. Dallo scorso maggio, come ormai è noto, è vietato in Italia acquisire la proprietà di un secondo club, ma adesso la questione si complica. E di mezzo ci va, per forza di cose, anche la SSC Bari della famiglia De Laurentiis (già proprietaria della SSC Napoli), oltre al Mantova di Setti (presidente e proprietario dell'Hellas Verona).

L'indiscrezione è trapelata dall'edizione online di "Repubblica", e potrebbe concretizzarsi in pochi giorni. Martedì prossimo, in consiglio federale, Gravina sarebbe intenzionato a obbligare nel giro di un anno (forse due) i proprietari di più club a cederne almeno uno.

La pietra dello scandalo, che avrebbe portato il numero uno della Figc a prendere una posizione così radicale, è il caso Salernitana, con tutte le difficoltà che ha incontrato Lotito nel vendere il club una volta approdato in serie A, lì dove milita anche la Lazio. La vicenda, di per sé opaca, del trust chiamato a completare la cessione del club campano dopo l'era Lotito, ha evidenziato un fatto incontrovertibile: le multiproprietà sono una granata pronta a esplodere nelle mani dei vertici del calcio.

Se l'intento di Gravina dovesse andare in porto, la conseguenza più immediata sarebbe il dovere da parte della FilmAuro di cedere la proprietà del Bari (o del Napoli, ma il caso sembra alquanto improbabile), e anche con una certa solerzia. Uno scenario che, d'altra parte, aprirebbe un'aspra diatriba legale, senza precedenti con cui confrontarsi: uno dei principi cardine del libero mercato prevede che nessuno possa trovarsi davanti all'obbligo di cedere una proprietà legittimamente acquisita, se non in presenza di un evidente conflitto di interessi (Bari e Napoli nella stessa categoria, nel caso di specie). Una possibilità che, con il Bari in C e il Napoli in A, appare al momento piuttosto remota. Insomma, quella che si va prospettando è una battaglia lunga e logorante, da cui è difficile prevedere chi uscirà vincitore.

Resta, tuttavia, un fatto: se i De Laurentiis manterranno la promessa di fare del Bari un club di A, prima o poi dovranno vendere. Da questa certezza, e dai nuovi scenari che si vanno disegnando, si diramano due ipotesi: quella più complicata è una cessione "su due piedi", con trattative frettolose ed estenuanti, oppure un percorso più ragionato da qui a fine stagione. Questo, tuttavia, non toglie che – nell'immediato – ai De Laurentiis convenga costruire un Bari ambizioso e competitivo. Cedere un club di serie B è cosa diversa rispetto a cedere un club di serie C, soprattutto per chi, come l'attuale proprietà, deve recuperare almeno una parte dei tanti investimenti fatti nel club e che hanno portato a risultati deludenti. Condizione che, d'altra parte, permarrebbe anche nel caso di un Bari ancora in serie C, ma comunque con una rosa e un valore di mercato diversi da quelli attuali.

Motivo per cui, ad agosto, è lecito aspettarsi da parte della SSC Bari un mercato scoppiettante, in grado di dare a mister Mignani una squadra pronta a scalare la classifica del girone C di serie C, ostacolo che in questi due anni si è dimostrato più duro del previsto. Le entrate, come ha sottolineato il diesse Polito, sono per il momento condizionate dalle uscite di calciatori svalutati e con contratti onerosi, che certificano in qualche modo gli errori nelle campagne acquisti precedenti. Toccherà al direttore sportivo e alla società rendere il Bari un investimento appetibile per eventuali acquirenti; è in questo momento che si inizia a scrivere prossimo il futuro del club biancorosso.
  • ssc bari
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