Jake Barnes in Curva Nord. <span>Foto Gianluca Battista</span>
Jake Barnes in Curva Nord. Foto Gianluca Battista
Calcio

La storia di Jake, il primo scozzese abbonato al Bari

Insegnante madrelingua in una scuola privata, ama tifosi, stadio e squadra. Vi raccontiamo perché

Se voleste avere la riprova di quanto il calcio sia una straordinario mezzo per superare ostacoli culturali e linguistici e per avvicinare le persone, la storia che stiamo per raccontarvi farebbe certamente al caso vostro.
È la storia di Jake Barnes, 36 anni da Aberdeen, terza città più popolosa della Scozia, famosa per i cantieri navali e gli stabilimenti tessili, ma anche per essere stata rampa di lancio per Sir Alex Ferguson, che con il Manchester United ha poi vinto tutto.
Jake è un insegnante di una rinomata scuola di lingua inglese di Bitonto, con sedi anche nella periferia nord di Bari, di quella Bari di cui si è innamorato nel 2018 e dove ha deciso di vivere, sposando senza esitazioni anche la fede calcistica, tanto da essere il primo scozzese della storia ad abbonarsi all'intera stagione agonistica.
La sua storia ve la raccontiamo attraverso un'intervista che abbiamo voluto fargli, mentre i biancorossi sfidavano la Reggina nella prima serale di una Serie C tutta da vivere e nient'affatto scontata nell'esito finale. Ecco cosa ci ha confidato tra inglese e italiano.

Jake, da quanto sei in Italia e perché hai scelto la Puglia come tua destinazione?
Se sono in Italia è merito di due amici calabresi che ho conosciuto in Scozia, persone centrali nella mia vita. Ho deciso così di accettare una destinazione meridionale per insegnare inglese, quando si è presentata la possibilità. Trovo la gente del sud Italia molto calda, gente che ti avvolge come se ti conoscesse da tempo e ti fa sentire il suo affetto. E non mi sono affatto pentito di questa scelta.

Andiamo al sodo: perché ti sei abbonato al Bari? Come nasce questa passione per i colori biancorossi?
Nel 1991 ho visto in tv la finale di Coppa dei Campioni tra Stella Rossa Belgrado ed Olympique Marsiglia ed è a quella partita che risalgono i miei primi ricordi calcistici. Quello stadio, questo stadio, il vostro stadio, mi impressionò per bellezza. Sembrava un'astronave pronta a decollare. E giurai a me stesso che prima o poi lo avrei visitato e ci avrei visto un match. Inoltre la domenica, quando ero ragazzino, Channel 4 trasmetteva in Scozia un programma molto seguito sulla serie A dal titolo "Gazzetta Football Italia". Allora il Bari era in massima serie ed io ricordo ancora i nomi dei calciatori degli anni '90 che hanno vestito la maglia biancorossa, da Platt a Protti e Mancini, passando per Ingesson, Masinga e Osmanovski.
Quindi nel 2018 sono venuto a lavorare a Bitonto, vivendoci per un po' di tempo prima di trasferirmi in via Crispi, a Bari. Sin dallo scorso anno ho seguito i galletti, come li chiamate voi, non potevo non vederli dal vivo, la categoria non mi importava. Non sono riuscito a fare l'abbonamento, ma ho acquistato i singoli "tickets" seguendo quasi tutte le gare interne. Mio padre Pete, appassionato di calcio anche lui, mi è venuto a trovare in occasione di Bari-Palmese ed è rimasto anch'egli impressionato dal clima allo stadio, nonostante fossimo in quarta divisione nazionale. Quest'anno grazie ai miei amici Riccardo e Sergio mi sono abbonato in Curva Nord e sono particolarmente orgoglioso di aver sottoscritto la mia prima Fan Card della SSC Bari e di vivere le mie partite con loro e con altre persone fantastiche, come Francesco e il suo piccolo Leonardo, Giovanni, Gianluca, Gianfranco, Donato, l'altro Sergio e Tommaso.


Prima vuol dire che intendi sottoscriverne altre?
Certo, mi auguro di restare in Italia ed a Bari per molto tempo ancora. Mi piacerebbe viverci per sempre perché ha scorci bellissimi e la gente è genuina, pur con qualche eccesso, che mi hanno spiegato essere dna meridionale. Mi piace il clima, il cibo e la vostra affabilità. Non è affatto facile per la lingua, che sto imparando, ma pian piano va meglio.

I tuoi calciatori preferiti nella prima stagione italiana?
Simeri nella prima parte, perché lavorava duro per la squadra, ma direi Di Cesare come migliore. Poi Floriano per tecnica, così come Brienza. E poi a me non dispiaceva Marfella in porta.

Per quale squadra tifavi in Scozia?
Io sono un supporter del Celtic, la metà cattolica di Glasgow. Amo quei colori ed è quella la mia fede in patria. Poi mio padre mi ha trasmesso la simpatia per il Partick Thistle, una compagine di terza divisione scozzese.

In estate è arrivata la prima trasferta anche...
Sì è verissimo. Tre miei cari amici mi hanno permesso di vivere il gemellaggio tra Salernitana, Bari e Reggina a Salerno, nel torneo estivo del 1° agosto scorso e non mi sono fatto pregare. Spero di farne qualcuna in campionato, soldi e lavoro permettendo. Penso di andare a Reggio Calabria, città che amo e conosco benissimo per via delle mie frequentazioni che mi hanno portato in Italia. Mi affascina Avellino e alcuni amici mi hanno proposto Teramo e Viterbo. Vedremo...

Cosa sogni per te stesso e cosa auguri al Bari ed ai suoi tifosi?
A me stesso auguro stabilità lavorativa e, perché no, sentimentale qui in Italia. Le ragazze italiane sono mediamente molto belle e comunicano moltissimo, sanno ascoltare ed è un aspetto importante. Al Bari, a "noi" tifosi del Bari, auguro di tornare il più presto possibile in Serie A. È in quella categoria che dovrebbe stare una città come questa, piena di amore e passione per quei due colori. Non esiste tramonto per gente come questa.



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