Calcio
Multiproprietà nel calcio, il futuro della SSC Bari a un bivio. Gravina: «Due anni per vendere»
Il presidente della Figc ha spiegato che la decisione è stata presa. Si attende il consiglio federale del 30 settembre per la ratifica
Bari - martedì 21 settembre 2021
13.48
Da mesi era uno spettro che aleggiava nell'aria, ma adesso è qualcosa di decisamente più concreto. Fra due anni, entro giugno 2023, le multiproprietà nel calcio italiano non ci saranno più. E, con questo, si chiuderà l'esperienza della famiglia De Laurentiis alla guida di una fra SSC Bari e SSC Napoli.
Lo ha confermato ieri Gabriele Gravina, presidente della Figc, in visita al comitato della Lnd Puglia, a Bari. Il numero uno della Federcalcio ha spiegato che ormai la decisione è presa; manca solo da scrivere la norma, che probabilmente sarà ratificata nel consiglio federale in calendario per giovedì 30 settembre.
Un ultimatum chiaro, quello lanciato da Gravina alle famiglie De Laurentiis e Setti, proprietarie delle coppie Napoli-Bari ed Hellas Verona-Mantova: due anni a disposizione, un tempo sulla carta sufficientemente ragionevole per trovare un acquirente che rilevi la proprietà di uno dei due club.
Si tratta di una misura molto drastica da parte della Figc, che però è rimasta già ampiamente scottata dal caso Lotito con la promozione della Salernitana in A (categoria dove milita anche la Lazio, di proprietà dello stesso Lotito) e la torbida soluzione del trust che gestirà fino al 31 dicembre il club campano. Fine anno è il termine massimo dato ai trustee per completare la cessione della società granata a un proprietario diverso da Lotito, ma il ginepraio in cui si è infilata la credibilità del calcio italiano con questa questione è di quelli spinosi e imbarazzanti. Motivo per cui, quindi, Gravina ha scelto la linea dura: vietare ulteriori multiproprietà nel calcio e chiudere il prima possibile la vicenda di quelle ancora esistenti.
Ecco, quindi, che a breve (o a brevissimo) Aurelio e Luigi De Laurentiis dovranno scegliere al bivio: tenere il Bari o il Napoli? La soluzione appare scontata: il club azzurro è uno dei pochissimi ad avere i conti in ordine in serie A, e gli introiti che provengono dalla squadra di calcio rappresentano oltre il 90% del fatturato di FilmAuro, l'azienda cinematografica di famiglia. Insomma, sembra improbabile che AdL rinunci al Napoli, a meno di un'offerta vicina ai sei zeri (ipotesi difficilmente attuabile, non avendo il Napoli uno stadio di proprietà).
Più "naturale" appare la cessione del Bari, club nel quale i De Laurentiis hanno finora investito parecchi milioni di euro, ma senza raggiungere l'obiettivo triennale della promozione in serie B scritto nel business plan sottoposto al sindaco Antonio Decaro nell'estate 2018, al momento dell'assegnazione del titolo sportivo.
Certo, qualcosa in più la si capirà al termine di questa stagione: i risultati delle due squadre (attualmente in testa alle rispettive classifiche) a fine campionato incideranno sulla scelta. Così come la solidità economica degli eventuali interessati che andranno a bussare alla porta della famiglia De Laurentiis per proporre offerte concrete in merito all'acquisto di uno dei due club.
L'unica cosa certa è che all'attuale proprietà del Bari convenga portare il club biancorosso in serie B, sia perché sarebbe molto più facile venderlo (e recuperare almeno una parte degli investimenti di questi anni), sia perché con il salto di categoria si aprirebbe anche un piccolo spiraglio sulla possibilità di tenere la società pugliese e vendere quella campana. Per il momento, con il mercato ricco di colpi di qualità all'ultimo minuto e con le prime gare di campionato che hanno lasciato indicazioni positive, la strada imboccata promette bene. Per il resto? Si vedrà.
Lo ha confermato ieri Gabriele Gravina, presidente della Figc, in visita al comitato della Lnd Puglia, a Bari. Il numero uno della Federcalcio ha spiegato che ormai la decisione è presa; manca solo da scrivere la norma, che probabilmente sarà ratificata nel consiglio federale in calendario per giovedì 30 settembre.
Un ultimatum chiaro, quello lanciato da Gravina alle famiglie De Laurentiis e Setti, proprietarie delle coppie Napoli-Bari ed Hellas Verona-Mantova: due anni a disposizione, un tempo sulla carta sufficientemente ragionevole per trovare un acquirente che rilevi la proprietà di uno dei due club.
Si tratta di una misura molto drastica da parte della Figc, che però è rimasta già ampiamente scottata dal caso Lotito con la promozione della Salernitana in A (categoria dove milita anche la Lazio, di proprietà dello stesso Lotito) e la torbida soluzione del trust che gestirà fino al 31 dicembre il club campano. Fine anno è il termine massimo dato ai trustee per completare la cessione della società granata a un proprietario diverso da Lotito, ma il ginepraio in cui si è infilata la credibilità del calcio italiano con questa questione è di quelli spinosi e imbarazzanti. Motivo per cui, quindi, Gravina ha scelto la linea dura: vietare ulteriori multiproprietà nel calcio e chiudere il prima possibile la vicenda di quelle ancora esistenti.
Ecco, quindi, che a breve (o a brevissimo) Aurelio e Luigi De Laurentiis dovranno scegliere al bivio: tenere il Bari o il Napoli? La soluzione appare scontata: il club azzurro è uno dei pochissimi ad avere i conti in ordine in serie A, e gli introiti che provengono dalla squadra di calcio rappresentano oltre il 90% del fatturato di FilmAuro, l'azienda cinematografica di famiglia. Insomma, sembra improbabile che AdL rinunci al Napoli, a meno di un'offerta vicina ai sei zeri (ipotesi difficilmente attuabile, non avendo il Napoli uno stadio di proprietà).
Più "naturale" appare la cessione del Bari, club nel quale i De Laurentiis hanno finora investito parecchi milioni di euro, ma senza raggiungere l'obiettivo triennale della promozione in serie B scritto nel business plan sottoposto al sindaco Antonio Decaro nell'estate 2018, al momento dell'assegnazione del titolo sportivo.
Certo, qualcosa in più la si capirà al termine di questa stagione: i risultati delle due squadre (attualmente in testa alle rispettive classifiche) a fine campionato incideranno sulla scelta. Così come la solidità economica degli eventuali interessati che andranno a bussare alla porta della famiglia De Laurentiis per proporre offerte concrete in merito all'acquisto di uno dei due club.
L'unica cosa certa è che all'attuale proprietà del Bari convenga portare il club biancorosso in serie B, sia perché sarebbe molto più facile venderlo (e recuperare almeno una parte degli investimenti di questi anni), sia perché con il salto di categoria si aprirebbe anche un piccolo spiraglio sulla possibilità di tenere la società pugliese e vendere quella campana. Per il momento, con il mercato ricco di colpi di qualità all'ultimo minuto e con le prime gare di campionato che hanno lasciato indicazioni positive, la strada imboccata promette bene. Per il resto? Si vedrà.