Calcio
Nuovo Bari, vecchi vizi. I biancorossi si mordono ancora i gomiti
L’ennesima rimonta subita, stavolta ad Ascoli, rinfocola gli interrogativi sulla tenuta dei galletti
Bari - lunedì 22 gennaio 2024
È successo ancora, anche con il nuovo Bari, quello che nella prima uscita del 2024 aveva mostrato concreti e sinceri passi avanti. I galletti tornano a mordersi i gomiti, per la rimonta subita in casa dell'Ascoli. Al Del Duca finisce 2-2, dopo che la squadra biancorossa si era ritrovata in vantaggio 0-2 già al 20' di gioco. Rigore di Sibilli, trasformato col brivido, e primo squillo in biancorosso di Edjouma, con un colpo da bigliardo al termine di un'azione di contropiede ben avviata da Nasti e con perizia condotta da Kallon.
Sembrava tutto facile, ma con il Bari di quest'anno non si può mai dare nulla per scontato. È la settima rimonta che, tra gestione Mignani e gestione Marino, i biancorossi si trovano a subire; vale a dire che un terzo delle partite giocate in questo campionato è finito con un risultato imprevisto, a giudicare da come si erano andate a mettere le cose. Un'eterna tela di Penelope, cucita di giorno e disfatta di notte.
Eppure, sul campo dell'Ascoli, qualcosa di meglio si poteva - e si doveva - fare. Il Bari della prima mezz'ora è tra i migliori e più brillanti di tutta la stagione: gioco di prima, contropiede da manuale, difesa solida e attenta. Il doppio vantaggio, dopo appena 20', appariva rassicurante e ben meritato; sarebbe bastata una gestione più accorta per mettere il risultato in ghiaccio, e magari portare a casa anche un punteggio più rotondo.
Ma, come purtroppo spesso è accaduto quest'anno, il Bari si dimostra un cane che si morde la coda. I galletti cedono alla tentazione di schiacciarsi troppo, di proteggere il risultato, e già nel finale di primo tempo concedono punizioni e calci d'angolo alla squadra di Castori, molto fisica e sempre pericolosa in mischia. Il fortino, all'inizio, tiene, ma poi il "capolavoro" vero va in scena nel secondo tempo.
A inizio ripresa la squadra di Marino si abbassa sempre di più, e dà coraggio a un Ascoli che appariva a un centimetro dal baratro. La gestione approssimativa dei campi, alla fine, combina il pasticcio definitivo. Quando Marino richiama Kallon per mandare dentro Pucino, avanzando Dorval sulla linea degli attaccanti, lancia un segnale chiaro, abbassando ancora di più il suo baricentro a protezione del vantaggio.
Ma, anche stavolta, va male. Sì, perché l'Ascoli mette in mezzo una quantità imprecisata di palloni, aumentando sensibilmente le sue possibilità di far male a Brenno, trovando anche diversi nervi scoperti nella retroguardia del Bari. Prima Pucino (appena entrato) rifila un'ingenua gomitata a D'Uffizi, mandando Mendes a realizzare dal dischetto, poi Matino si perde lo stesso Mendes in un un mischione furibondo nell'area biancorossa, regalando al portoghese il pallone del pareggio.
Una bella frittata, insomma, servita davanti al naso dei 900 tifosi biancorossi al Del Duca, tornati a casa di nuovo con la spiacevole sensazione di amaro in bocca. E se agli errori di Marino e della sua squadra, poi, si aggiungono le ancora parecchie incongruenze che il roster - nel suo complesso - ancora manifesta. Maita ed Edjouma si rendono autori di un primo tempo di primissimo livello, ma quando nella ripresa accendono la spia della riserva, si scopre all'improvviso che non ci sono sostituti all'altezza. Sebbene Benali si dimostri ancora perfettamente a suo agio nel ruolo di play, Lulic (e non potrebbe essere diversamente, dopo un anno di stop forzato) accusa un ritardo di condizione ancora evidente, Koutsoupias non ci sarà fino alla fine della stagione, Bellomo e Acampora appaiono ormai soluzioni da impiegare solo nei casi di più disperata emergenza.
Al netto delle difficoltà strutturali, qualcosa di diverso, però, andava fatto sul piano dell'atteggiamento. Il cambio Kallon-Pucino, come detto, appiattisce ancora di più la squadra, mentre (ma, va detto, di questo non avremo mai la controprova) Achik o un ingresso anticipato di Menez avrebbero potuto, in collaborazione con Puscas, consentire alla squadra di salire e respirare.
L'ennesima occasione sprecata, dunque; innanzitutto, per agganciare la zona playoff (ancora distante due punti, quindi ampiamente alla portata), e poi per mettere una distanza di sicurezza tra sé e la zona playout. Ma anche per dare un segnale di continuità rispetto alla buona vittoria interna contro la Ternana, e per uscire con una vittoria convincente contro squadre che, rispetto al Bari, sono più attardate in classifica. Ma, per fortuna, il calcio offre subito occasioni di pronto riscatto. Sabato prossimo, al San Nicola, il Bari incrocerà i guantoni con la Reggiana, in una sfida delicatissima che - numeri e classifica alla mano - va vinta a tutti i costi.
Sembrava tutto facile, ma con il Bari di quest'anno non si può mai dare nulla per scontato. È la settima rimonta che, tra gestione Mignani e gestione Marino, i biancorossi si trovano a subire; vale a dire che un terzo delle partite giocate in questo campionato è finito con un risultato imprevisto, a giudicare da come si erano andate a mettere le cose. Un'eterna tela di Penelope, cucita di giorno e disfatta di notte.
Eppure, sul campo dell'Ascoli, qualcosa di meglio si poteva - e si doveva - fare. Il Bari della prima mezz'ora è tra i migliori e più brillanti di tutta la stagione: gioco di prima, contropiede da manuale, difesa solida e attenta. Il doppio vantaggio, dopo appena 20', appariva rassicurante e ben meritato; sarebbe bastata una gestione più accorta per mettere il risultato in ghiaccio, e magari portare a casa anche un punteggio più rotondo.
Ma, come purtroppo spesso è accaduto quest'anno, il Bari si dimostra un cane che si morde la coda. I galletti cedono alla tentazione di schiacciarsi troppo, di proteggere il risultato, e già nel finale di primo tempo concedono punizioni e calci d'angolo alla squadra di Castori, molto fisica e sempre pericolosa in mischia. Il fortino, all'inizio, tiene, ma poi il "capolavoro" vero va in scena nel secondo tempo.
A inizio ripresa la squadra di Marino si abbassa sempre di più, e dà coraggio a un Ascoli che appariva a un centimetro dal baratro. La gestione approssimativa dei campi, alla fine, combina il pasticcio definitivo. Quando Marino richiama Kallon per mandare dentro Pucino, avanzando Dorval sulla linea degli attaccanti, lancia un segnale chiaro, abbassando ancora di più il suo baricentro a protezione del vantaggio.
Ma, anche stavolta, va male. Sì, perché l'Ascoli mette in mezzo una quantità imprecisata di palloni, aumentando sensibilmente le sue possibilità di far male a Brenno, trovando anche diversi nervi scoperti nella retroguardia del Bari. Prima Pucino (appena entrato) rifila un'ingenua gomitata a D'Uffizi, mandando Mendes a realizzare dal dischetto, poi Matino si perde lo stesso Mendes in un un mischione furibondo nell'area biancorossa, regalando al portoghese il pallone del pareggio.
Una bella frittata, insomma, servita davanti al naso dei 900 tifosi biancorossi al Del Duca, tornati a casa di nuovo con la spiacevole sensazione di amaro in bocca. E se agli errori di Marino e della sua squadra, poi, si aggiungono le ancora parecchie incongruenze che il roster - nel suo complesso - ancora manifesta. Maita ed Edjouma si rendono autori di un primo tempo di primissimo livello, ma quando nella ripresa accendono la spia della riserva, si scopre all'improvviso che non ci sono sostituti all'altezza. Sebbene Benali si dimostri ancora perfettamente a suo agio nel ruolo di play, Lulic (e non potrebbe essere diversamente, dopo un anno di stop forzato) accusa un ritardo di condizione ancora evidente, Koutsoupias non ci sarà fino alla fine della stagione, Bellomo e Acampora appaiono ormai soluzioni da impiegare solo nei casi di più disperata emergenza.
Al netto delle difficoltà strutturali, qualcosa di diverso, però, andava fatto sul piano dell'atteggiamento. Il cambio Kallon-Pucino, come detto, appiattisce ancora di più la squadra, mentre (ma, va detto, di questo non avremo mai la controprova) Achik o un ingresso anticipato di Menez avrebbero potuto, in collaborazione con Puscas, consentire alla squadra di salire e respirare.
L'ennesima occasione sprecata, dunque; innanzitutto, per agganciare la zona playoff (ancora distante due punti, quindi ampiamente alla portata), e poi per mettere una distanza di sicurezza tra sé e la zona playout. Ma anche per dare un segnale di continuità rispetto alla buona vittoria interna contro la Ternana, e per uscire con una vittoria convincente contro squadre che, rispetto al Bari, sono più attardate in classifica. Ma, per fortuna, il calcio offre subito occasioni di pronto riscatto. Sabato prossimo, al San Nicola, il Bari incrocerà i guantoni con la Reggiana, in una sfida delicatissima che - numeri e classifica alla mano - va vinta a tutti i costi.