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ternana-bari. Foto Ssc Bari
Calcio

Pareggio e amarezza, per il Bari aumentano i rimpianti

La trasferta di Terni doveva essere una prova di maturità, ma il 2-2 evidenzia molti limiti della squadra di Vivarini

Da una parte i 23 risultati utili consecutivi che ingrossano un record storico, dall'altra l'ennesimo pareggio esterno (il quinto di fila) che di fatto allontana irrimediabilmente o quasi la possibilità di una promozione diretta. Il Bari esce dalla trasferta di Terni con un 2-2 spettacolare che però in bocca lascia l'amaro di un'altra occasione persa per svoltare definitivamente, per salire quell'ultimo gradino che ancora manca nel percorso di crescita dei galletti.

Bastano due leggerezze su altrettanti calci piazzati per vanificare un'importante opportunità di sbloccarsi lontano dal San Nicola, in uno scontro diretto delicato e per molti versi decisivo per il finale di stagione. Dopo un primo tempo in cui il Bari aveva tenuto botta nel confronto nervoso con la Ternana, la rete deliziosa di Laribi sembrava poter gettare le basi per un ritorno alla vittoria fuori casa che nel 2020 rimane ancora una sconosciuta. Poi i goal in rapida successione su calcio piazzato di Sini e Ferrante mettono a nudo non solo i problemi che la squadra di Vivarini sta avendo nel difendere da fermo, ma anche alcuni limiti di concentrazione nei momenti clou della partita. A limitare i danni nel finale è Simeri, con un goal da falco dell'area di rigore su una ribattuta incerta del portiere umbro Iannarilli.

Già, Simeri... L'attaccante campano è stato sacrificato da Vivarini sull'altare del turn over insieme a Schiavone e Sabbione, lasciati inizialmente in panchina. La scelta di Vivarini, a conti fatti, non paga: D'Ursi lì davanti ci mette impegno e volontà, sfiorando anche il goal (o forse mangiandoselo) nel primo tempo, ma l'apporto in termini di carattere e presenza in area che Simeri garantisce anche nelle sue giornate più opache è un'altra storia. La coppia con Antenucci funziona a intermittenza: i due si cercano e si trovano anche, ma l'ex Catanzaro non ha nel suo Dna i movimenti della punta che va ad attaccare la porta dopo lo scambio, lasciando scoperti gli ultimi 16 metri.

La musica cambia nella seconda parte della ripresa, anche a centrocampo: la qualità di Schiavone, pur espressa a corrente alternata, si sente nel vivo del gioco in supporto al dinamismo di Maita e alla quantità di Bianco, e anche l'ingresso nel finale di Sabbione per l'acciaccato Di Cesare registra una difesa apparsa scricchiolante sulle palle alte anche in situazioni con palla attiva. La Ternana, dalla sua, è stata brava a disorientare il Bari con il 3-5-2 proposto da Gallo per sfruttare un gioco sulle fasce che al 4-3-1-2 di Vivarini manca preoccupantemente.

Al netto della striscia positiva che si allunga, però, la lettura del pareggio con le fere non può essere del tutto positiva. Il Bari esce dal Liberati con l'idea di essere un'incompiuta e con il peccato di aver vanificato la prodezza di Laribi e il vantaggio guadagnato con tanti sforzi. La differenza con la Reggina (tornata a +10 e ormai candidata unica alla promozione diretta) sta tutta qui: ai calabresi basta un goal per sbancare Catanzaro e vincere un derby complicato, al Bari non bastano due marcature e un potenziale offensivo che quasi sempre garantisce importanti giocate individuali o corali per portare a casa un successo contro una squadra che non segnava da cinque partite.

Ora la missione, questa sì possibile, per il Bari rimane difendere il secondo posto. Obiettivo ampiamente alla portata ma non più scontato, col Monopoli che minaccia le sicurezze biancorosse, a -2 dalla squadra di Vivarini. Mantenere la piazza più ambita nei playoff, ora, diventa un obbligo, che passa soprattutto dal dogma di infallibilità a cui il Bari è chiamato ad attenersi senza valide alternative.
  • ssc bari
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