Calcio
Primo goal con il Bari per Bianco: «Emozione indimenticabile. Crisi? Ancora non ne siamo fuori»
Il centrocampista: «Non diamo impressione di solidità, possiamo vincere e perdere con tutti. Il gruppo? Si crea con la continuità»
Bari - martedì 30 marzo 2021
15.13
Gli sono servite 78 presenze, fra le stagioni 2008-'09 e le ultime due, per trovare il primo goal con la maglia del Bari. Eppure Raffaele Bianco, mediano solido ma poco avvezzo all'arte essenziale del calcio, ha scelto il momento migliore per spezzare l'incantesimo, realizzando la rete che ha spianato la strada alla vittoria contro la Paganese. E che goal: un mancino potente da fuori, potente e preciso.
«In quel goal c'è tanto della squadra, perché 12 giorni di ritiro, anche se non punitivo, non sono piacevoli. In quell'urlo c'è uno sfogo, la felicità per qualcosa che io personalmente non vivo molto, non essendo un goleador. Sono felice, si tratta di emozioni che ti porti dentro. A Bari sto da Dio, sono "platonicamente" innamorato: per pagare il debito con la piazza dovremmo vincere il campionato. La finale playoff persa non ci è andata giù, riportare il Bari almeno in serie B sarebbe l'estinzione del debito», racconta Bianco nella conferenza stampa di metà settimana.
Ragazzo lucido e responsabile, un leader vero, Bianco analizza così la crisi dei galletti: «La striscia di risultati negativi, e il conseguente ritiro, ci hanno messo di fronte alla realtà. Non ne siamo ancora del tutto fuori; possiamo vincere e perdere contro chiunque. Così i campionati non si vincono, e nemmeno i playoff. Dobbiamo dare l'impressione di essere forti, solidi: l'anno scorso eravamo meno continui durante la partita, ma davamo questa impressione. A Terni, contro la squadra che ha dominato il campionato, nel primo quarto d'ora potevamo chiudere la partita sullo 0-3; non l'abbiamo fatto, ci siamo impauriti e abbiamo perso per un episodio».
E ora cinque gare per inseguire un complicato secondo posto e mettere benzina in vista dei playoff: «Queste partite devono essere il preludio a un grandissimo playoff, arrivarci con cinque vittorie ci darebbe slancio. Mi è capitato di vincere i playoff non da secondo, ma come abbiamo visto l'anno scorso tutto si decide su dettagli sottili. Sfruttiamo queste partite per compattarci ancora di più. Dobbiamo avere l'obiettivo di arrivare secondi: c'è lo scontro diretto, anche se i punti dall'Avellino non sono pochi. In alternativa, è fondamentale difendere il terzo».
Sul gruppo biancorosso e sull'arrivo di Carrera il centrocampista racconta la sua: «La squadra è stata rivoltata, a inizio anno e a gennaio. Non mi è mai successo di vedere gruppi che si formano in un mese. Se per una cosa o per l'altra la formazione cambia, non è facile: il gruppo si crea con continuità di allenamenti, di formazioni e di risultati. Non siamo un disastro, però da dentro si nota che non diamo l'impressione di essere la squadra granitica che potremmo essere. A Catanzaro siamo andati sotto per un episodio, però abbiamo avuto le occasioni per segnare e rimontare. Col Potenza abbiamo preso un rigore inesistente, poi con Antenucci abbiamo avuto la palla-goal a un metro. Con la Ternana abbiamo subito goal su un errore individuale, che ci sta; sommando queste cose, in un campionato alla lunga perdi certezze. Il mister ci ha "massacrati" e ci ha messi davanti alla realtà: una squadra che non stava facendo bene. Abbiamo rivisto la marea di errori di queste settimane. Sabato incontreremo la Vibonese: lottano per evitare i playout, sappiamo cosa ci aspetta. Come affrontarli? Recuperiamo più seconde palle e diminuiamo gli errori».
Il problema del Bari, secondo alcuni, è la mancanza di personalità. Bianco la vede così: «Qui abbiamo tanti giocatori di personalità, ma dopo un periodo negativo qualcosa ti viene a mancare. Non c'è la gente allo stadio, ed è un male: di solito un fischio o un mugugno ti aiutano a svegliarti, mentre un applauso ti esalta. Noi viviamo di risultati: con la Paganese abbiamo fatto una partita normale, ma con la vittoria cambia il modo di vedere le cose. Le critiche? Le vivo in maniera serena: il tifoso barese è passionale, ci tiene. Quando critica lo fa per troppo amore».
Bari nervoso? Troppi cartellini? Bianco fa "mea culpa": «Io per primo ho dato il "la" a una scia di cartellini rossi gratuiti. Non riuscire a esprimersi, i risultati che non arrivano: questo incide sul nervosismo della squadra, o di qualcuno. Non deve succedere, soprattutto in un momento come questo in cui siamo corti. Io e i miei compagni abbiamo chiesto scusa, abbiamo pagato le multe; per quello che può valere. Con il Catania ho fatto una protesta civile da capitano, e ho pagato con il secondo giallo».
Infine, una considerazione sull'eventuale stop fra la fine del campionato e i playoff: «Qualora ci dovesse essere uno stop sarebbe utile per recuperare qualcuno e mettere qualche altro in condizione. Da quando è arrivato il mister, tra infortuni e squalifiche, siamo stati pochini. La settimana scorsa abbiamo avuto la possibilità per la prima volta di allenarci al completo con il mister; giocando ogni tre giorni non è facile preparare la partita e conoscere bene il tecnico. Dovessimo fermarci sarebbe un momento utile per mettere dentro cose nuove», conclude Bianco.
«In quel goal c'è tanto della squadra, perché 12 giorni di ritiro, anche se non punitivo, non sono piacevoli. In quell'urlo c'è uno sfogo, la felicità per qualcosa che io personalmente non vivo molto, non essendo un goleador. Sono felice, si tratta di emozioni che ti porti dentro. A Bari sto da Dio, sono "platonicamente" innamorato: per pagare il debito con la piazza dovremmo vincere il campionato. La finale playoff persa non ci è andata giù, riportare il Bari almeno in serie B sarebbe l'estinzione del debito», racconta Bianco nella conferenza stampa di metà settimana.
Ragazzo lucido e responsabile, un leader vero, Bianco analizza così la crisi dei galletti: «La striscia di risultati negativi, e il conseguente ritiro, ci hanno messo di fronte alla realtà. Non ne siamo ancora del tutto fuori; possiamo vincere e perdere contro chiunque. Così i campionati non si vincono, e nemmeno i playoff. Dobbiamo dare l'impressione di essere forti, solidi: l'anno scorso eravamo meno continui durante la partita, ma davamo questa impressione. A Terni, contro la squadra che ha dominato il campionato, nel primo quarto d'ora potevamo chiudere la partita sullo 0-3; non l'abbiamo fatto, ci siamo impauriti e abbiamo perso per un episodio».
E ora cinque gare per inseguire un complicato secondo posto e mettere benzina in vista dei playoff: «Queste partite devono essere il preludio a un grandissimo playoff, arrivarci con cinque vittorie ci darebbe slancio. Mi è capitato di vincere i playoff non da secondo, ma come abbiamo visto l'anno scorso tutto si decide su dettagli sottili. Sfruttiamo queste partite per compattarci ancora di più. Dobbiamo avere l'obiettivo di arrivare secondi: c'è lo scontro diretto, anche se i punti dall'Avellino non sono pochi. In alternativa, è fondamentale difendere il terzo».
Sul gruppo biancorosso e sull'arrivo di Carrera il centrocampista racconta la sua: «La squadra è stata rivoltata, a inizio anno e a gennaio. Non mi è mai successo di vedere gruppi che si formano in un mese. Se per una cosa o per l'altra la formazione cambia, non è facile: il gruppo si crea con continuità di allenamenti, di formazioni e di risultati. Non siamo un disastro, però da dentro si nota che non diamo l'impressione di essere la squadra granitica che potremmo essere. A Catanzaro siamo andati sotto per un episodio, però abbiamo avuto le occasioni per segnare e rimontare. Col Potenza abbiamo preso un rigore inesistente, poi con Antenucci abbiamo avuto la palla-goal a un metro. Con la Ternana abbiamo subito goal su un errore individuale, che ci sta; sommando queste cose, in un campionato alla lunga perdi certezze. Il mister ci ha "massacrati" e ci ha messi davanti alla realtà: una squadra che non stava facendo bene. Abbiamo rivisto la marea di errori di queste settimane. Sabato incontreremo la Vibonese: lottano per evitare i playout, sappiamo cosa ci aspetta. Come affrontarli? Recuperiamo più seconde palle e diminuiamo gli errori».
Il problema del Bari, secondo alcuni, è la mancanza di personalità. Bianco la vede così: «Qui abbiamo tanti giocatori di personalità, ma dopo un periodo negativo qualcosa ti viene a mancare. Non c'è la gente allo stadio, ed è un male: di solito un fischio o un mugugno ti aiutano a svegliarti, mentre un applauso ti esalta. Noi viviamo di risultati: con la Paganese abbiamo fatto una partita normale, ma con la vittoria cambia il modo di vedere le cose. Le critiche? Le vivo in maniera serena: il tifoso barese è passionale, ci tiene. Quando critica lo fa per troppo amore».
Bari nervoso? Troppi cartellini? Bianco fa "mea culpa": «Io per primo ho dato il "la" a una scia di cartellini rossi gratuiti. Non riuscire a esprimersi, i risultati che non arrivano: questo incide sul nervosismo della squadra, o di qualcuno. Non deve succedere, soprattutto in un momento come questo in cui siamo corti. Io e i miei compagni abbiamo chiesto scusa, abbiamo pagato le multe; per quello che può valere. Con il Catania ho fatto una protesta civile da capitano, e ho pagato con il secondo giallo».
Infine, una considerazione sull'eventuale stop fra la fine del campionato e i playoff: «Qualora ci dovesse essere uno stop sarebbe utile per recuperare qualcuno e mettere qualche altro in condizione. Da quando è arrivato il mister, tra infortuni e squalifiche, siamo stati pochini. La settimana scorsa abbiamo avuto la possibilità per la prima volta di allenarci al completo con il mister; giocando ogni tre giorni non è facile preparare la partita e conoscere bene il tecnico. Dovessimo fermarci sarebbe un momento utile per mettere dentro cose nuove», conclude Bianco.