bari sudtirol eddie salcedo. <span>Foto Ssc Bari </span>
bari sudtirol eddie salcedo. Foto Ssc Bari
Calcio

Qualità oltre le imprecisioni. Il Bari di rimonta nella più pazza delle settimane

I biancorossi recuperano il Sudtirol sul 2-2, e anche grazie ai loro tifosi mettono il punto a sette giorni di sterili polemiche

Cosa meglio di una partita pazza e indecifrabile poteva mettere il punto a una settimana pazza e indecifrabile? Nulla, verrebbe da dire; e chi lo dicesse avrebbe ragione. Il Bari rimonta sul 2-2 il Sudtirol, davanti ai 18mila del San Nicola, nell'ormai consueto (e incomprensibile) orario del sabato alle 14. Un sabato qualunque? No, affatto. Un sabato diverso, quello che tutti avevano da luglio individuato come il "Masiello day". Eppure, il "Masiello day" non è stato, per dei motivi ben precisi che le mistificazioni - fortunatamente - non sono riuscite a sotterrare del tutto.

No, perché alla fine la verità si è scoperta: Andrea Masiello a Bari non è venuto insieme al suo Sudtirol perché la società e il calciatore lo avevano deciso già nel momento della firma del contratto, la scorsa estate. Qualche gioco di prestigio, linguistico-mediatico e falsamente intellettuale, aveva provato a dare la colpa alla tifoseria del Bari, per alcuni violenta e minacciosa. Ma, si sa, le illusioni sono illusioni, e la ragione qualche ruolo dovrà pur avercelo nel duello eterno con l'istinto. E, allora, no: Masiello non è venuto a Bari perché qualche decina di idioti ha minacciato ritorsioni improbabili sui social (un luogo franco, ormai, in cui tutti possono dire tutto e il contrario di tutto, e chi pensa che sia un attendibile banco di prova mente sapendo di mentire), ma perché "è stato meglio così". Ma meglio per chi? Sicuramente, meglio per il calciatore: Andrea Masiello avrà anche fatto i conti con la giustizia, ma non li ha fatti di certo con il suo passato. Soprattutto perché, a ben vedere, la sua carriera post derby truccato è stata quella di un atleta a cui non è mai mancato il talento: si è tolto grandi soddisfazioni con l'Atalanta, qualcuno l'avrebbe voluto anche in azzurro (ma sarebbe stato francamente troppo). E ci sta che Masiello non abbia fatto i conti con se stesso e il suo passato: se ti mandano nelle scuole di Bergamo a parlare di etica sportiva, magari finisci anche per crederci davvero all'autoassoluzione che magari nel segreto della tua coscienza ti sei dato.

Ma, si sa, la verità non è qualcosa che possa essere trovato senza sforzo. E lo sforzo c'è stato: Masiello non è venuto a Bari perché non avrebbe sopportato i fischi e gli insulti di una città a cui non ha mai chiesto scusa. E, dalla sua, il Sudtirol ha preferito lasciare a casa il suo calciatore migliore, piuttosto che rischiare di averlo in uno stato di alterazione psicologica. E ci sta, è comprensibile e non c'è vergogna in questo; ma guai a dare la colpa ai tifosi del Bari.

Il tifo biancorosso, l'abbiamo detto più volte ma giova ripeterlo, sta stravincendo il campionato parallelo, quello degli spalti, e sta dando dimostrazioni su dimostrazioni, anche se - dopo tutto quello che c'è stato da quel Bari-Lecce sporcato dall'autorete truffaldina di Masiello - non ce ne sarebbe davvero proprio più bisogno. E bene fa Mignani a dire che in questa rimonta, da 0-2 a 2-2, c'è merito anche della tifoseria del San Nicola, che anche sul doppio svantaggio ha preso per mano la squadra, portandola al pareggio in un secondo tempo praticamente antitetico rispetto al primo. Giusto per confermare la schizofrenia di una partita che chiude una settimana per soli cuori forti.



Se a questo ci aggiungiamo le topiche degli arbitri in campo e di quelli al video, il quadro è completo. Il Var giudica che Belardinelli tiene in campo il pallone in occasione del vantaggio di Tait, e per carità sarà anche giustissimo. In quattro, lunghi, minuti di attesa hanno vivisezionato l'azione al monitor e sicuramente ci hanno visto meglio di tutti. Ma, allora, a spiegato che ruolo hanno arbitro di campo e guardalinee: quando il collaboratore alza la bandierina, induce la squadra difendente (il Bari) a fermarsi, e infatti il goal bolzanino arriva tra le belle statuine Zuzek e Di Cesare, convinti che fosse tutto irregolare. Una topica che, nel professionismo, non può essere accettata; e siccome al Bari questi episodi non stanno andando bene da un pezzo, è giusto che chi di dovere (Polito, magari, più di De Laurentiis) si faccia sentire.

Mignani, però, fa il signore come al solito, e anche le sviste arbitrali non le innalza al livello di alibi o giustificazioni. Il primo tempo del Bari non è stato all'altezza della situazione, e tanto è bastato a un Sudtirol appena sufficiente per trovarsi in vantaggio di due reti. Certo, la squalifica di Folorunsho e le assenze last minute di Maiello e Vicari non hanno contribuito: Maita fa quel che può in regia, Mallamo si barcamena, Bellomo è disponibile ad agire tra la posizione di mezzala e quella di esterno sinistro. Ma senza i suoi pilastri (compreso Cheddira, che mezzo acciaccato non ha voluto correre rischi in vista del Qatar, e ha fatto bene) la squadra biancorossa fa fatica. Non che, pure questa, sia una sorpresa: se nessuno dava il Bari tra i favoriti era proprio perché un certo scarto tra titolari e panchina c'è. Mignani sta provando a studiare soluzioni, ed è giusto anche che faccia esperimenti.

Tipo quello di Salcedo trequartista, che però fin qui ha funzionato poco. Dietro la coppia Antenucci-Scheidler, l'ex Inter fa fatica a liberare la sua progressione micidiale e a rendersi pericoloso. Quando Mignani manda dentro Botta (quello vero, libero di andarsi a cercare la posizione anche lontano dall'area) e lascia Salcedo cercarsi la sua posizione anche sulla corsia destra, la musica cambia. Un po', in verità, era cambiata già nel primo tempo, quando il Bari - sotto di due reti - ha saputo reagire a un potenziale shock da ko. Contro una squadra ultra fisica e molto alta, arriva il goal di testa su piazzato, non esattamente il pezzo forte del repertorio: ci pensa capitan Di Cesare, uno che sta tirando avanti con leadership e carisma la carretta, e fa niente se sulla rete di Odogwu lui e Zuzek non sono irreprensibili. Le imprecisioni vanno assolutamente riviste, ma da questa partita è giusto prendere gli aspetti positivi, soprattutto dopo la non esaltante prova di Benevento. Lo stesso Scheidler, timido nel primo tempo, nella ripresa lotta, sgomita e si rende prezioso per la squadra, stampando anche la traversa con una pregevole giocata.

La grinta del capitano, la qualità degli innesti: è il cocktail perfetto per rimontare la partita, a momenti anche per ribaltarla, e poi anche per quasi perderla (Rover e Carretta se ne mangiano due belli grossi). L'ingresso di Botta e i dialoghi stretti con Antenucci danno fantasia e imprevedibilità alla manovra, Ricci si sblocca e inizia a sfondare con regolarità sulla fascia, servendo a Salcedo un pallone perfetto da scaraventare in rete con un tiro da antologia. L'ingresso di Dorval a destra, poi, porta ancor più scompiglio nella difesa di Bisoli, brava comunque a tenere la barra dritta anche in situazioni di difficoltà.

Insomma, un punti guadagnato o due punti persi? L'interpretazione è libera e aperta. Per come si era messa, la prima ipotesi è quella più credibile. Anche perché, come è giusto ripetere, il Bari non ha l'obbligo di vincere tutte le partite o il campionato; ogni errore e ogni soluzione sono passaggi fondamentali del percorso di crescita della squadra di Mignani, che comunque sta dimostrando di saper andare oltre le difficoltà. E già così non è per niente male, anche se l'anemia casalinga va assolutamente invertita quanto prima. Ora ci si rivedrà il 27 novembre, per la trasferta di Como; nel frattempo, tanti auguri a Cheddira per l'avventura mondiale. Dopo essere stati associati all'autogoal per soldi nel derby, Bari si goda la bella storia del suo centravanti. In bocca al lupo, "Walino".
  • ssc bari
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