Calcio
Rabbia e tecnica, il passo falso è già dimenticato. Il Bari torna a volare
Il 5-0 rifilato all'Igea Virtus riporta i biancorossi sui loro standard. La vittoria di Cornacchini
Bari - lunedì 28 gennaio 2019
0.34
La "crisi" del Bari è durata poco, il tempo di un amen. A rimettere le cose in chiaro dopo la sconfitta in casa della Cittanovese arriva il rotondo 5-0 rifilato all'Igea Virtus al San Nicola. Chi si era illuso che il capitombolo calabrese fosse l'acme di un'involuzione tecnica e mentale dei biancorossi probabilmente non aveva tenuto in debita considerazione il carattere di questa squadra, a cui forse lo schiaffone serviva per riaprire gli occhi, fare un bel pieno di motivazioni e ripartire a 300 all'ora.
A farne le spese la malcapitata Igea, già barcollante prima del 20' con l'uno-due targato Floriano (9 reti, capocannoniere della squadra) e mandata al tappeto dal solito Di Cesare (già alla quinta marcatura) sul tramonto del primo tempo. Nel finale le reti di Neglia e Simeri (8 centri per loro) valgono per gli almanacchi e per una sana dose di accademia. Stavolta il tecnico Cornacchini le ha azzeccate tutte. Se a Cittanova, infatti, erano state le scelte a bocce ferme e in corso d'opera a far storcere il naso ai critici più oltranzisti (una quota maggioritaria dell'intero planisfero biancorosso), dalla sfida del San Nicola esce il mister nei panni di vincitore. La Virtus, è vero, non è stata in grado di opporre chissà quale resistenza a un Bari furibondo, ma l'intuizione di schierare i baby Quagliata e Liguori dal 1' somiglia tanto a un 13 alla schedina. Sì, perché Cornacchini ha scelto di tirare dritto per la sua strada, mandando in campo la formazione che aveva preparato in settimana facendo a meno di Piovanello (poi reintegrato dal giudice sportivo). Il terzino classe 2000 spinge poco o nulla, ma in fase di chiusura è pressoché perfetto e bilancia l'indole più offensiva di un esterno basso di gamba come Aloisi. Sulla destra il funambolo Liguori, partito forse con un po' troppa voglia di fare, ma che poi ha dimostrato grande maturità alla distanza, mettendosi a disposizione della squadra e facendo lievitare il suo livello di gioco.
Di Brienza, Simeri e Floriano non serve parlare. Quando dialogano nello stretto per poi andare a chiudere il triangolo in profondità non c'è alcun accorgimento difensivo che gli avversari possano adottare per fermarli; non in questa categoria almeno. «Non siamo una squadra di palleggiatori, siamo stati costruiti per far goal», ha detto Cornacchini in sala stampa. Questo spiega le due reti arrivate nella ripresa (Neglia entrato subito bene in partita e Simeri che finalmente si sblocca), quando i biancorossi si sarebbero benissimo potuti accontentare di una facile gestione. Ma le parole del tecnico danno anche la cifra tattico-identitaria della squadra: quando il Bari si trova nelle condizioni ottimali (forma fisica e assetto del campo) per imporre il proprio schema, le cose vanno sempre come devono. Chi vorrebbe vedere in campo dieci palleggiatori se ne faccia una ragione, perché non li vedrà. E finché si torna a vincere 5-0 va più che bene.
Un complimento, una parola in più per il mister va spesa, alla fine di una settimana in cui è stato bersaglio di una critica feroce e per tanti versi gratuita. Goal, vittorie e record a parte, il grande pregio di questo Bari è l'aver sempre affrontato i momenti di difficoltà con una rabbia e un ardore tali da far sì che lo zoppichio durasse meno del giusto. È capitato nel girone di andata dopo i due pareggi, è capitato dopo lo stop di Castrovillari ed è capitato dopo la sconfitta di Cittanova. A cavallo fra 2018 e 2019 la squadra ha accusato un calo fisico, e questo è un fatto. Quasi mai, però, sono venute a mancare quelle energie nervose su cui l'allenatore batte sempre nei suoi discorsi, prima e dopo le partite.
E ora c'è la Turris, quello che è uno scontro diretto solo se si vuole che lo sia. I 12 punti attuali, 9 virtuali, di vantaggio lasciano al Bari la possibilità di andare a Torre per non perdere e mantenere la distanza di sicurezza. Dovessero i biancorossi vincere, allora si potrebbe anche iniziare a mettere in fresco lo spumante. Questo Bari è tornato a correre, e di fermarsi ancora non sembrerebbe avere nessuna voglia.
A farne le spese la malcapitata Igea, già barcollante prima del 20' con l'uno-due targato Floriano (9 reti, capocannoniere della squadra) e mandata al tappeto dal solito Di Cesare (già alla quinta marcatura) sul tramonto del primo tempo. Nel finale le reti di Neglia e Simeri (8 centri per loro) valgono per gli almanacchi e per una sana dose di accademia. Stavolta il tecnico Cornacchini le ha azzeccate tutte. Se a Cittanova, infatti, erano state le scelte a bocce ferme e in corso d'opera a far storcere il naso ai critici più oltranzisti (una quota maggioritaria dell'intero planisfero biancorosso), dalla sfida del San Nicola esce il mister nei panni di vincitore. La Virtus, è vero, non è stata in grado di opporre chissà quale resistenza a un Bari furibondo, ma l'intuizione di schierare i baby Quagliata e Liguori dal 1' somiglia tanto a un 13 alla schedina. Sì, perché Cornacchini ha scelto di tirare dritto per la sua strada, mandando in campo la formazione che aveva preparato in settimana facendo a meno di Piovanello (poi reintegrato dal giudice sportivo). Il terzino classe 2000 spinge poco o nulla, ma in fase di chiusura è pressoché perfetto e bilancia l'indole più offensiva di un esterno basso di gamba come Aloisi. Sulla destra il funambolo Liguori, partito forse con un po' troppa voglia di fare, ma che poi ha dimostrato grande maturità alla distanza, mettendosi a disposizione della squadra e facendo lievitare il suo livello di gioco.
Di Brienza, Simeri e Floriano non serve parlare. Quando dialogano nello stretto per poi andare a chiudere il triangolo in profondità non c'è alcun accorgimento difensivo che gli avversari possano adottare per fermarli; non in questa categoria almeno. «Non siamo una squadra di palleggiatori, siamo stati costruiti per far goal», ha detto Cornacchini in sala stampa. Questo spiega le due reti arrivate nella ripresa (Neglia entrato subito bene in partita e Simeri che finalmente si sblocca), quando i biancorossi si sarebbero benissimo potuti accontentare di una facile gestione. Ma le parole del tecnico danno anche la cifra tattico-identitaria della squadra: quando il Bari si trova nelle condizioni ottimali (forma fisica e assetto del campo) per imporre il proprio schema, le cose vanno sempre come devono. Chi vorrebbe vedere in campo dieci palleggiatori se ne faccia una ragione, perché non li vedrà. E finché si torna a vincere 5-0 va più che bene.
Un complimento, una parola in più per il mister va spesa, alla fine di una settimana in cui è stato bersaglio di una critica feroce e per tanti versi gratuita. Goal, vittorie e record a parte, il grande pregio di questo Bari è l'aver sempre affrontato i momenti di difficoltà con una rabbia e un ardore tali da far sì che lo zoppichio durasse meno del giusto. È capitato nel girone di andata dopo i due pareggi, è capitato dopo lo stop di Castrovillari ed è capitato dopo la sconfitta di Cittanova. A cavallo fra 2018 e 2019 la squadra ha accusato un calo fisico, e questo è un fatto. Quasi mai, però, sono venute a mancare quelle energie nervose su cui l'allenatore batte sempre nei suoi discorsi, prima e dopo le partite.
E ora c'è la Turris, quello che è uno scontro diretto solo se si vuole che lo sia. I 12 punti attuali, 9 virtuali, di vantaggio lasciano al Bari la possibilità di andare a Torre per non perdere e mantenere la distanza di sicurezza. Dovessero i biancorossi vincere, allora si potrebbe anche iniziare a mettere in fresco lo spumante. Questo Bari è tornato a correre, e di fermarsi ancora non sembrerebbe avere nessuna voglia.