Calcio
Sporco, nervoso e fortunato. Per il Bari il punto promozione?
Lo 0-0 contro la Palmese e il pareggio della Turris a Castrovillari consegnano il passaporto verso la C alla versione brutta dei biancorossi
Bari - lunedì 25 marzo 2019
9.21
Un risultato magro che equivale a una vittoria. Il Bari esce dal campo della Palmese con un anemico 0-0, che però sa di trionfo. E per due ordini di motivi: da un lato perché l'inseguitrice Turris non va oltre il pareggio per 1-1 sul difficile campo del Castrovillari, poi perché in 9 (espulsi Quagliata e Simeri) i biancorossi portano a casa un pareggio che consente alla banda di Cornacchini di mantenere invariate le distanze (un considerevole +11) a sole 6 giornate dal termine della stagione regolare, continuando così indisturbata la marcia verso la C.
Eppure tutto sembrava a un certo punto maledettamente difficile: un Bari troppo brutto per essere vero nel primo tempo, senza un'idea, senza un tiro in porta e una ripresa all'insegna del nervosismo che ha portato ai due rossi diretti. Sul banco degli imputati finiscono le scelte dell'allenatore, che però questa volta ci sentiamo in dovere di sollevare da ogni responsabilità. Sì, perché l'assenza per squalifica di un elemento cardine come Hamlili cambia tutta l'economia della manovra del Bari. Per quanto Bolzoni (uno dei migliori in campo) si barcameni per fare le due fasi, il giovane e pur bravo Langella non ha i tempi di un centrocampo a due, seppure volenteroso e molto mobile. A questo si aggiunga che Brienza ha giocato con un febbrone da cavallo addosso e il gioco è fatto: in un solo colpo Cornacchini si è trovato privo delle due fonti principali della manovra, con conseguente danno per tutto lo sviluppo della trama offensiva di un Bari apparso spaesato e anemico.
In avanti Pozzebon ci prova ma è poca roba, soprattutto quando difetta anche nel gioco di sponda per mandare in profondità le ali, e se Floriano per una volta incappa in una domenica senza spunti, con Neglia apparso lontano parente del calciatore capace di spaccare le partite a metà con la sua verve, le risorse si assottigliano al minino. La cosa che più sorprende è come il Bari abbia iniziato a schiacciare l'acceleratore a tavoletta dopo l'espulsione di Quagliata per il fallo molto brutto seppur assolutamente accidentale su Lavilla, uscito con un occhio tumefatto. «Ci serviva una scossa», ha detto Bolzoni nel post gara. E, paradossalmente, la scossa è stata proprio la situazione di svantaggio, che ha imposto ai galletti di raccogliere idee ed energie e provare a mettere alle corde un avversario coriaceo e complesso come la Palmese di Franceschini. alla sua la squadra calabrese ha messo in campo Un'ottima tenuta difensiva e un bello spirito per cercare il vantaggio sull'undici contro nove, quando Marfella si è guadagnato la palma di MVP con una parata super sulla girata di Ouattara.
Resta, però, un grosso punto interrogativo su Simeri e la sua reazione sproporzionata: l'aver mandato a quel paese l'arbitro è sintomo di una condizione psicologica ancorché fisica precaria, forse dovuta alle tante panchine consecutive figlie di una coscia che non smette di dare tanti problemi. Le attenuanti ci sono, ma è tutto troppo poco per giustificare una ingenuità grande da parte dell'ex Juve Stabia, uno da cui non ci si aspettano spiacevoli colpi di testa nel momento del bisogno.
Sì, perché il Bari avrebbe anche potuto vincerla, non si fosse trovato di fronte a un avversario insormontabile. E non stiamo parlando della pur buona Palmese, che ha fatto la sua onesta gara; il nemico numero uno del Bari si è dimostrato ancora una volta, una volta di più, il Bari stesso. Troppo nervoso, troppo brutto e sporco per azzannare alla gola l'avversario. Fortuna vuole, però, che anche quando va male alla fine va bene: la Turris si ferma e il calendario segna una partita in meno all'obiettivo.
Per uno strano scherzo del destino, il Bari probabilmente conquista il punto-promozione offrendo la sua prova peggiore. «Di buono c'è solo la reazione alla doppia espulsione», ha commentato Cornacchini. Ma non è vero, non del tutto almeno: di buono c'è che la missione possibile è stata compiuta o quasi. E poco importa come sia arrivata: per un brutto Bari ecco il passo forse decisivo verso la fine di un incubo.
Eppure tutto sembrava a un certo punto maledettamente difficile: un Bari troppo brutto per essere vero nel primo tempo, senza un'idea, senza un tiro in porta e una ripresa all'insegna del nervosismo che ha portato ai due rossi diretti. Sul banco degli imputati finiscono le scelte dell'allenatore, che però questa volta ci sentiamo in dovere di sollevare da ogni responsabilità. Sì, perché l'assenza per squalifica di un elemento cardine come Hamlili cambia tutta l'economia della manovra del Bari. Per quanto Bolzoni (uno dei migliori in campo) si barcameni per fare le due fasi, il giovane e pur bravo Langella non ha i tempi di un centrocampo a due, seppure volenteroso e molto mobile. A questo si aggiunga che Brienza ha giocato con un febbrone da cavallo addosso e il gioco è fatto: in un solo colpo Cornacchini si è trovato privo delle due fonti principali della manovra, con conseguente danno per tutto lo sviluppo della trama offensiva di un Bari apparso spaesato e anemico.
In avanti Pozzebon ci prova ma è poca roba, soprattutto quando difetta anche nel gioco di sponda per mandare in profondità le ali, e se Floriano per una volta incappa in una domenica senza spunti, con Neglia apparso lontano parente del calciatore capace di spaccare le partite a metà con la sua verve, le risorse si assottigliano al minino. La cosa che più sorprende è come il Bari abbia iniziato a schiacciare l'acceleratore a tavoletta dopo l'espulsione di Quagliata per il fallo molto brutto seppur assolutamente accidentale su Lavilla, uscito con un occhio tumefatto. «Ci serviva una scossa», ha detto Bolzoni nel post gara. E, paradossalmente, la scossa è stata proprio la situazione di svantaggio, che ha imposto ai galletti di raccogliere idee ed energie e provare a mettere alle corde un avversario coriaceo e complesso come la Palmese di Franceschini. alla sua la squadra calabrese ha messo in campo Un'ottima tenuta difensiva e un bello spirito per cercare il vantaggio sull'undici contro nove, quando Marfella si è guadagnato la palma di MVP con una parata super sulla girata di Ouattara.
Resta, però, un grosso punto interrogativo su Simeri e la sua reazione sproporzionata: l'aver mandato a quel paese l'arbitro è sintomo di una condizione psicologica ancorché fisica precaria, forse dovuta alle tante panchine consecutive figlie di una coscia che non smette di dare tanti problemi. Le attenuanti ci sono, ma è tutto troppo poco per giustificare una ingenuità grande da parte dell'ex Juve Stabia, uno da cui non ci si aspettano spiacevoli colpi di testa nel momento del bisogno.
Sì, perché il Bari avrebbe anche potuto vincerla, non si fosse trovato di fronte a un avversario insormontabile. E non stiamo parlando della pur buona Palmese, che ha fatto la sua onesta gara; il nemico numero uno del Bari si è dimostrato ancora una volta, una volta di più, il Bari stesso. Troppo nervoso, troppo brutto e sporco per azzannare alla gola l'avversario. Fortuna vuole, però, che anche quando va male alla fine va bene: la Turris si ferma e il calendario segna una partita in meno all'obiettivo.
Per uno strano scherzo del destino, il Bari probabilmente conquista il punto-promozione offrendo la sua prova peggiore. «Di buono c'è solo la reazione alla doppia espulsione», ha commentato Cornacchini. Ma non è vero, non del tutto almeno: di buono c'è che la missione possibile è stata compiuta o quasi. E poco importa come sia arrivata: per un brutto Bari ecco il passo forse decisivo verso la fine di un incubo.