Calcio
Spuntato e con poche idee: Bari cantiere aperto. La sosta per mettere ordine
Contro la Ternana la peggior versione dei biancorossi in campionato. La pausa è provvidenziale
Bari - lunedì 4 settembre 2023
0.59
A corto di idee, con poche soluzioni, quasi inconsistente davanti. È il ritratto del Bari che pareggia senza reti in casa della Ternana, e che offre la versione meno convincente di sé in stagione, dopo quella "apprezzata" in coppa Italia contro il Parma.
Una partita, quella del Liberati, che in qualche misura conferma tutte le perplessità che serpeggiano tra tifosi e addetti ai lavori all'indomani di un mercato che ha, sì, rivoluzionato la rosa, ma che ha lasciato la sensazione di un Bari non completo in tutti i reparti e povero di alternative davanti. Due soli goal segnati in quattro partite di campionato sono un dato che fa riflettere.
Già, perché nel contesto di una partita bruttina, ultra tattica e al cospetto di un avversario già con l'acqua alla gola alla quarta giornata, i galletti creano qualcosina nel primo tempo, per poi estinguersi lentamente. Nasti e Maita (sempre lontano dalla sua versione migliore) ci vanno vicini, con due delle armi che dovrebbero essere le più precise nell'arsenale di Mignani: l'attacco alla profondità e l'inserimento dei centrocampisti a rimorchio. Ma il pallone non entra (per sfortuna e un po' di imprecisione), e allora i biancorossi sfogliano la margherita ma senza trovare soluzioni alternative per far male alla squadra di Lucarelli.
Beninteso, il punto non è da disprezzare, se si considera che quello della Ternana è un campo storicamente ostico per il Bari e che le fere se la sono giocata con motivazioni altissime, pur essendo solo all'inizio. Ma non si possono non notare alcuni difetti (si spera congiunturali e non strutturali) messi in mostra dalla compagine pugliese.
Lo diceva Mignani dopo la vittoria di Cremona: non sempre può bastare un tiro in porta per portare a casa la posta piena. Profezia fin troppo facile, esito fin troppo scontato. Sì, perché quando (com'è normale, tra agosto e settembre, con tre partite in una settimana) Sibilli si prende il lusso di fare una partita appena al di sotto della sufficienza, allora è notte fonda. L'albero di Natale progettato da Mignani lascia ai due trequartisti ampia possibilità di muoversi e cercare la loro posizione, Morachioli in particolare ne beneficia con i suoi spunti interessanti sulle fasce; ma il calciatore va a corrente alternata, e alla lunga anche gli avversari più sprovveduti (e Lucarelli non è certo tra questi) rischiano di prendergli le misure. Nasti fa un lavoro impagabile al servizio della squadra, prendendo botte da orbi e aiutando in fase di ripiegamento, ma va da sé che arrivi spesso e volentieri negli ultimi sedici metri con pochissime energie residue.
Gli audio WhatsApp di Polito e le dichiarazioni ufficiali di Mignani possono anche fare la conta dettagliatissima dei calciatori offensivi a disposizione del Bari, ma comunque qualcosa che non torna c'è. Già, perché il roster biancorosso dispone di una quantità considerevole di mezze ali, ali, mezze punte, trequartisti, fantasisti, ma poi sembra mancare chi la metta dentro con continuità. Quando Mignani deve, nel finale di gara, fare ricorso ad Aramu (suo l'unico tiro nello specchio della partita, una punizione telefonata per Iannarilli) arrivato da meno di 24 ore e con solo la rifinitura sulle gambe, lì appare con particolare chiarezza che davanti qualcosa manca.
Se Diaw, al rientro dal lieve infortunio accusato con il Palermo, non riuscirà a replicare esattamente quanto fatto da Cheddira lo scorso anno, il tecnico dovrà ricorrere alla fantasia per trovare sbocchi offensivi efficaci a una manovra che - in alcuni casi - dà l'impressione di girare a vuoto. Oppure bisognerà andare sul mercato degli svincolati (si è parlato di Okaka), con tutto quello che comporta in termini di tempi d'ambientamento e di entrata in condizione.
Lo stesso Edjouma, annoverato dall'area tecnica tra gli attaccanti e non tra i centrocampisti, si sta prendendo (e giustamente) tutto il tempo necessario per entrare in forma, impratichirsi con l'italiano, trovare la quadra con i nuovi compagni, cercare la sua posizione in campo. Ma di tempo, purtroppo, non ce n'è: le altre già corrono, e anche l'obiettivo playoff dichiarato da De Laurentiis a inizio stagione ha bisogno di un'accelerata. Posto che, dopo il sogno sfiorato lo scorso 11 giugno, la piazza barese chiede (a ragion veduta) che si punti dritti alla serie A. Ma, in questo momento, sembra un'ambizione fuori portata.
Di buono c'è che la squadra è imbattuta, ha 6 punti in classifica e subisce poco quanto nulla. Un solo goal preso in quattro partite è una notizia positiva, ma anche qui va usata cautela. Sì, perché nelle ultime due Brenno è stato salvato da altrettanti pali, in molte altre occasioni si è salvato da solo (provvidenziale su Raimondo nel finale e su Falletti nel primo tempo), in tante altre è stato graziato, contro il Palermo un rigore calciato in curva e un goal annullato per un decimo di ginocchio in offside hanno tenuto il Bari a galla. Guarda caso, le apprensioni difensive per i biancorossi arrivano sempre quando in campo non c'è Di Cesare, un ragazzetto che va per i 41 anni e che - ovviamente - può andare incontro a noie fisiche (nonché a squalifiche, visto il ruolo). Contro Cittadella e Ternana a mantenere la barra drigga è stato il solito, monumentale, Vicari, oltre a un pizzico di fortuna e al mirino tarato male degli avversari (Casasola se lo divora letteralmente).
Insomma, il Bari è ancora un cantiere aperto, indecifrabile. Tante cose buone sono state fatte, grazie al lavoro del mister e allo spirito di squadra, ma altrettante vanno ancora studiate, progettate e messe a regime. Due sono le urgenze evidenziate da Mignani: condizione atletica (il Bari crolla nei secondi tempi, cosa che non succedeva a inizio campionato scorso) e personalità nella gestione dei momenti cruciali. Da recuperare c'è il gap creato da un ritiro svolto praticamente con una squadra diversa da quella adesso a disposizione del mister.
Ora c'è una provvidenziale sosta nazionale, utilissima per inserire i nuovi, recuperare gli acciaccati, mettere ordine in una materia ancora non completamente formata e trovare soluzioni alternative per rendere un po' più appuntita una fase offensiva fin qui molto "tenera". Dalla delicata trasferta di Pisa verranno fuori nuove indicazioni su possibilità e ambizioni della squadra, in attesa che Polito e - soprattutto - il presidente De Laurentiis spieghino con quali criteri (e con quanti e quali soldi) è stato costruito un Bari che non può non avere le stesse ambizioni dei suoi tifosi.
Una partita, quella del Liberati, che in qualche misura conferma tutte le perplessità che serpeggiano tra tifosi e addetti ai lavori all'indomani di un mercato che ha, sì, rivoluzionato la rosa, ma che ha lasciato la sensazione di un Bari non completo in tutti i reparti e povero di alternative davanti. Due soli goal segnati in quattro partite di campionato sono un dato che fa riflettere.
Già, perché nel contesto di una partita bruttina, ultra tattica e al cospetto di un avversario già con l'acqua alla gola alla quarta giornata, i galletti creano qualcosina nel primo tempo, per poi estinguersi lentamente. Nasti e Maita (sempre lontano dalla sua versione migliore) ci vanno vicini, con due delle armi che dovrebbero essere le più precise nell'arsenale di Mignani: l'attacco alla profondità e l'inserimento dei centrocampisti a rimorchio. Ma il pallone non entra (per sfortuna e un po' di imprecisione), e allora i biancorossi sfogliano la margherita ma senza trovare soluzioni alternative per far male alla squadra di Lucarelli.
Beninteso, il punto non è da disprezzare, se si considera che quello della Ternana è un campo storicamente ostico per il Bari e che le fere se la sono giocata con motivazioni altissime, pur essendo solo all'inizio. Ma non si possono non notare alcuni difetti (si spera congiunturali e non strutturali) messi in mostra dalla compagine pugliese.
Lo diceva Mignani dopo la vittoria di Cremona: non sempre può bastare un tiro in porta per portare a casa la posta piena. Profezia fin troppo facile, esito fin troppo scontato. Sì, perché quando (com'è normale, tra agosto e settembre, con tre partite in una settimana) Sibilli si prende il lusso di fare una partita appena al di sotto della sufficienza, allora è notte fonda. L'albero di Natale progettato da Mignani lascia ai due trequartisti ampia possibilità di muoversi e cercare la loro posizione, Morachioli in particolare ne beneficia con i suoi spunti interessanti sulle fasce; ma il calciatore va a corrente alternata, e alla lunga anche gli avversari più sprovveduti (e Lucarelli non è certo tra questi) rischiano di prendergli le misure. Nasti fa un lavoro impagabile al servizio della squadra, prendendo botte da orbi e aiutando in fase di ripiegamento, ma va da sé che arrivi spesso e volentieri negli ultimi sedici metri con pochissime energie residue.
Gli audio WhatsApp di Polito e le dichiarazioni ufficiali di Mignani possono anche fare la conta dettagliatissima dei calciatori offensivi a disposizione del Bari, ma comunque qualcosa che non torna c'è. Già, perché il roster biancorosso dispone di una quantità considerevole di mezze ali, ali, mezze punte, trequartisti, fantasisti, ma poi sembra mancare chi la metta dentro con continuità. Quando Mignani deve, nel finale di gara, fare ricorso ad Aramu (suo l'unico tiro nello specchio della partita, una punizione telefonata per Iannarilli) arrivato da meno di 24 ore e con solo la rifinitura sulle gambe, lì appare con particolare chiarezza che davanti qualcosa manca.
Se Diaw, al rientro dal lieve infortunio accusato con il Palermo, non riuscirà a replicare esattamente quanto fatto da Cheddira lo scorso anno, il tecnico dovrà ricorrere alla fantasia per trovare sbocchi offensivi efficaci a una manovra che - in alcuni casi - dà l'impressione di girare a vuoto. Oppure bisognerà andare sul mercato degli svincolati (si è parlato di Okaka), con tutto quello che comporta in termini di tempi d'ambientamento e di entrata in condizione.
Lo stesso Edjouma, annoverato dall'area tecnica tra gli attaccanti e non tra i centrocampisti, si sta prendendo (e giustamente) tutto il tempo necessario per entrare in forma, impratichirsi con l'italiano, trovare la quadra con i nuovi compagni, cercare la sua posizione in campo. Ma di tempo, purtroppo, non ce n'è: le altre già corrono, e anche l'obiettivo playoff dichiarato da De Laurentiis a inizio stagione ha bisogno di un'accelerata. Posto che, dopo il sogno sfiorato lo scorso 11 giugno, la piazza barese chiede (a ragion veduta) che si punti dritti alla serie A. Ma, in questo momento, sembra un'ambizione fuori portata.
Di buono c'è che la squadra è imbattuta, ha 6 punti in classifica e subisce poco quanto nulla. Un solo goal preso in quattro partite è una notizia positiva, ma anche qui va usata cautela. Sì, perché nelle ultime due Brenno è stato salvato da altrettanti pali, in molte altre occasioni si è salvato da solo (provvidenziale su Raimondo nel finale e su Falletti nel primo tempo), in tante altre è stato graziato, contro il Palermo un rigore calciato in curva e un goal annullato per un decimo di ginocchio in offside hanno tenuto il Bari a galla. Guarda caso, le apprensioni difensive per i biancorossi arrivano sempre quando in campo non c'è Di Cesare, un ragazzetto che va per i 41 anni e che - ovviamente - può andare incontro a noie fisiche (nonché a squalifiche, visto il ruolo). Contro Cittadella e Ternana a mantenere la barra drigga è stato il solito, monumentale, Vicari, oltre a un pizzico di fortuna e al mirino tarato male degli avversari (Casasola se lo divora letteralmente).
Insomma, il Bari è ancora un cantiere aperto, indecifrabile. Tante cose buone sono state fatte, grazie al lavoro del mister e allo spirito di squadra, ma altrettante vanno ancora studiate, progettate e messe a regime. Due sono le urgenze evidenziate da Mignani: condizione atletica (il Bari crolla nei secondi tempi, cosa che non succedeva a inizio campionato scorso) e personalità nella gestione dei momenti cruciali. Da recuperare c'è il gap creato da un ritiro svolto praticamente con una squadra diversa da quella adesso a disposizione del mister.
Ora c'è una provvidenziale sosta nazionale, utilissima per inserire i nuovi, recuperare gli acciaccati, mettere ordine in una materia ancora non completamente formata e trovare soluzioni alternative per rendere un po' più appuntita una fase offensiva fin qui molto "tenera". Dalla delicata trasferta di Pisa verranno fuori nuove indicazioni su possibilità e ambizioni della squadra, in attesa che Polito e - soprattutto - il presidente De Laurentiis spieghino con quali criteri (e con quanti e quali soldi) è stato costruito un Bari che non può non avere le stesse ambizioni dei suoi tifosi.