Calcio
SSC Bari, Cornacchini fa il bilancio: «Le critiche mi hanno stimolato. Bel gioco? Conta il risultato»
Il mister parla alla ripresa degli allenamenti: «Qui una tifoseria strepitosa. Non so se resterò, ma la società è importante. Bisogna tenersela stretta»
Bari - mercoledì 24 aprile 2019
18.53
«Non c'è stato nulla che abbia reputato ingeneroso. Però è fin troppo facile dire che questo era un campionato semplice da vincere, la realtà è che in qualsiasi categoria è difficile vincere. Non rispetto chi dice queste cose, però finisce lì. Di questo campionato porterò nel cuore tutto; è stato stimolante per mille motivi. Aspettavo questa cosa con grande apprensione, per me poteva essere un'occasione importante. Vittoria più bella? In 9 contro l'Acireale, la squadra ha dimostrato una forza notevole». Mister Giovanni Cornacchini traccia il bilancio della stagione all'indomani della promozione in Serie C del suo Bari, che lascia i dilettanti e ritorna fra i pro.
Un uomo concreto si è rivelato essere Cornacchini in questa stagione al Bari. A lui era stato affidato il compito, non semplice come poteva sembrare, di portare il Bari via dalla Serie D, e l'ha centrato. Il come non ha poi tutta questa importanza: «Non c'era tempo per fare il calcio champagne - spiega il tecnico. Devi essere molto pratico, soprattutto se devi vincere. Abbiamo cercato di essere concreti da subito, si poteva fare meglio al livello di gioco. Per quello ci sarà tempo, per me o per qualcun altro. Il risultato è arrivato perché c'è stato un lavoro dietro. La squadra aveva delle qualità che andavano sfruttate: attacco della profondità soprattutto. In mezzo non abbiamo avuto un play, questo è vero, ma abbiamo avuto due giocatori bravi a recuperare palla e a far ripartire l'azione. Abbiamo preso pochissimi goal anche per merito loro. Bisogna sfruttare le caratteristiche che si ha, e con Floriano, Neglia e Piovanello credo che ci siamo riusciti».
A chi gli ricorda che la piazza spesso non è stata soddisfatta del Bari di Cornacchini, il mister risponde: «Questa cosa mi dà tanta energia. Voglio far vedere il mio valore; per me è uno stimolo enorme. Se però la gente influisce sulle scelte credo che questo possa andare a discapito della società; fosse così credo ci sarebbe qualcosa di sbagliato». Record? Sono categorie diverse, non mi è mai interessato niente. Volevo solo finire bene il campionato. La città è finita in questa categoria non per colpa sua. Il tifoso deve capire il momento e la realtà in cui si trova: la gente deve essere contenta della società che ha preso a cuore Bari. Bisogna tenersela stretta».
Sulla stagione appena conclusa e su quelle prossime, Cornacchini aggiunge: «Si poteva fare meglio, si poteva fare anche peggio però. La sconfitta contro la Turris mi ha dato fastidio: sono stato accusato di non essere un uomo, ma faccio fatica a dare la mano a chi ne ha fatte di tutti i colori in campo. Per me è stato uno stimolo a fare ancora meglio. Questa squadra è stata fatta in fretta; per chi arriverà o per me se rimarrò ci sarà la possibilità di fare un percorso diverso. Sarà un campionato ugualmente difficile perché il Bari deve vincere sempre, non sarà possibile fare neanche due o tre pareggi, qualche sconfitta. Le difficoltà ci saranno sempre in una piazza che pretende tanto. L'unica differenza sarà poter programmare».
Un allenatore concreto e un uomo schivo: questo l'identikit di Giovanni Cornacchini per come lo abbiamo conosciuto quest'anno. Anche in occasione della festa promozione ha preferito il basso profilo, lasciando che fosse la squadra a prendere l'abbraccio dei tifosi. «Sono convinto che la differenza la facciano i giocatori - il mantra di Cornacchini. Gli puoi spiegare mille situazioni, ma se sei zucconi fai fatica. Il merito è dei ragazzi, non mi andava di togliergli questa soddisfazione. È stata una cosa spontanea. Qui la tifoseria è strepitosa, ma io ho il mio carattere e mi sembrava giusto che fossero i ragazzi a prendere il loro abbraccio. Un allenatore va giudicato per tutto un insieme di cose: nella vita conta solo il risultato. Siamo andati a giocare in certi campi, entrare nella testa di giocatori forti come Di Cesare e Floriano è dura. La nostra forza è stata entrare nella mentalità della categoria. Devi avere passione, senza quella non puoi fare niente. La mia gioia più grande è stata vincere un campionato di Eccellenza. Nella mia carriera qualcosa ho vinto; sono sensazioni positive che chiunque faccia calcio vorrebbe vivere. Quando vedi tutta questa gente che viene all'aeroporto è piacevole, anche per qualcuno un po' schivo come me».
Agguantata la promozione matematica, ora tocca pensare alle ultime due partite della stagione regolare e alla Poule scudetto. «Già domenica affronteremo una squadra che lotta per non retrocedere, la domenica dopo un'altra partita nelle stesse condizioni. Non regaleremo niente, come non hanno regalato niente a noi - la promessa del tecnico. Anche se siamo arrivati stanchi dobbiamo trovare le energie, siamo dei professionisti anche se giochiamo dei dilettanti. Anche per la Poule scudetto ce la metteremo tutta. Il gruppo sarà una buona base per la Serie C? Non ci ho pensato, non so neanche se rimarrò».
Da ex attaccante ad attaccante, il Cornacchini in campo di questo Bari è Simeri secondo il tecnico. «Anche io ero un po' indolente durante la settimana – ricorda il tecnico. Avevo la fortuna di fare sempre goal la domenica, quindi l'allenamento veniva in secondo piano. Poi negli anni ho capito l'importanza di seguire i consigli del mister e di allenarmi bene. Adesso l'ha capito anche Simeri. Tutti hanno dato tanto, la sorpresa sono stati i giovani: tutti si sono comportati bene. Giocare a Bari non è facile per i grandi, figurarsi per gli under. Sono stati tutti di personalità, avranno un futuro. Sono un passionale, potendo scegliere prenderei qualcuno come me».
Un uomo concreto si è rivelato essere Cornacchini in questa stagione al Bari. A lui era stato affidato il compito, non semplice come poteva sembrare, di portare il Bari via dalla Serie D, e l'ha centrato. Il come non ha poi tutta questa importanza: «Non c'era tempo per fare il calcio champagne - spiega il tecnico. Devi essere molto pratico, soprattutto se devi vincere. Abbiamo cercato di essere concreti da subito, si poteva fare meglio al livello di gioco. Per quello ci sarà tempo, per me o per qualcun altro. Il risultato è arrivato perché c'è stato un lavoro dietro. La squadra aveva delle qualità che andavano sfruttate: attacco della profondità soprattutto. In mezzo non abbiamo avuto un play, questo è vero, ma abbiamo avuto due giocatori bravi a recuperare palla e a far ripartire l'azione. Abbiamo preso pochissimi goal anche per merito loro. Bisogna sfruttare le caratteristiche che si ha, e con Floriano, Neglia e Piovanello credo che ci siamo riusciti».
A chi gli ricorda che la piazza spesso non è stata soddisfatta del Bari di Cornacchini, il mister risponde: «Questa cosa mi dà tanta energia. Voglio far vedere il mio valore; per me è uno stimolo enorme. Se però la gente influisce sulle scelte credo che questo possa andare a discapito della società; fosse così credo ci sarebbe qualcosa di sbagliato». Record? Sono categorie diverse, non mi è mai interessato niente. Volevo solo finire bene il campionato. La città è finita in questa categoria non per colpa sua. Il tifoso deve capire il momento e la realtà in cui si trova: la gente deve essere contenta della società che ha preso a cuore Bari. Bisogna tenersela stretta».
Sulla stagione appena conclusa e su quelle prossime, Cornacchini aggiunge: «Si poteva fare meglio, si poteva fare anche peggio però. La sconfitta contro la Turris mi ha dato fastidio: sono stato accusato di non essere un uomo, ma faccio fatica a dare la mano a chi ne ha fatte di tutti i colori in campo. Per me è stato uno stimolo a fare ancora meglio. Questa squadra è stata fatta in fretta; per chi arriverà o per me se rimarrò ci sarà la possibilità di fare un percorso diverso. Sarà un campionato ugualmente difficile perché il Bari deve vincere sempre, non sarà possibile fare neanche due o tre pareggi, qualche sconfitta. Le difficoltà ci saranno sempre in una piazza che pretende tanto. L'unica differenza sarà poter programmare».
Un allenatore concreto e un uomo schivo: questo l'identikit di Giovanni Cornacchini per come lo abbiamo conosciuto quest'anno. Anche in occasione della festa promozione ha preferito il basso profilo, lasciando che fosse la squadra a prendere l'abbraccio dei tifosi. «Sono convinto che la differenza la facciano i giocatori - il mantra di Cornacchini. Gli puoi spiegare mille situazioni, ma se sei zucconi fai fatica. Il merito è dei ragazzi, non mi andava di togliergli questa soddisfazione. È stata una cosa spontanea. Qui la tifoseria è strepitosa, ma io ho il mio carattere e mi sembrava giusto che fossero i ragazzi a prendere il loro abbraccio. Un allenatore va giudicato per tutto un insieme di cose: nella vita conta solo il risultato. Siamo andati a giocare in certi campi, entrare nella testa di giocatori forti come Di Cesare e Floriano è dura. La nostra forza è stata entrare nella mentalità della categoria. Devi avere passione, senza quella non puoi fare niente. La mia gioia più grande è stata vincere un campionato di Eccellenza. Nella mia carriera qualcosa ho vinto; sono sensazioni positive che chiunque faccia calcio vorrebbe vivere. Quando vedi tutta questa gente che viene all'aeroporto è piacevole, anche per qualcuno un po' schivo come me».
Agguantata la promozione matematica, ora tocca pensare alle ultime due partite della stagione regolare e alla Poule scudetto. «Già domenica affronteremo una squadra che lotta per non retrocedere, la domenica dopo un'altra partita nelle stesse condizioni. Non regaleremo niente, come non hanno regalato niente a noi - la promessa del tecnico. Anche se siamo arrivati stanchi dobbiamo trovare le energie, siamo dei professionisti anche se giochiamo dei dilettanti. Anche per la Poule scudetto ce la metteremo tutta. Il gruppo sarà una buona base per la Serie C? Non ci ho pensato, non so neanche se rimarrò».
Da ex attaccante ad attaccante, il Cornacchini in campo di questo Bari è Simeri secondo il tecnico. «Anche io ero un po' indolente durante la settimana – ricorda il tecnico. Avevo la fortuna di fare sempre goal la domenica, quindi l'allenamento veniva in secondo piano. Poi negli anni ho capito l'importanza di seguire i consigli del mister e di allenarmi bene. Adesso l'ha capito anche Simeri. Tutti hanno dato tanto, la sorpresa sono stati i giovani: tutti si sono comportati bene. Giocare a Bari non è facile per i grandi, figurarsi per gli under. Sono stati tutti di personalità, avranno un futuro. Sono un passionale, potendo scegliere prenderei qualcuno come me».