Calcio
SSC Bari, Di Cesare: «Mi piacciono le strade difficili. L’anno scorso un fallimento, ora vietato sbagliare»
Il capitano dopo il rinnovo: «Di me e Antenucci non si può dire nulla sulla presenza in spogliatoio. Pressione? Chi non la vuole scelga altre piazze»
Bari - sabato 17 luglio 2021
19.23
«Sei anni fa sono venuto qui con l'obiettivo di vincere; sono andato via e sono tornato con lo stesso obiettivo. In questi due anni non ci siamo riusciti, questo dispiace ma io ho sempre cercato le sfide più difficili: in serie D sapevo che sarebbe stata dura, ma non così. Il mio sogno era in tre anni di arrivare in A, ma siamo ancora in Lega pro». Le parole sono di Valerio Di Cesare, capitano della SSC Bari e fresco di rinnovo, a 38 anni, ancora per un'altra stagione con il club biancorosso.
«Con il direttore ho avuto un colloquio venti giorni fa: ci siamo parlati per dieci minuti, mi ha espresso quello che voleva da me, ci siamo trovati subito – ha detto Di Cesare nella conferenza stampa che precede la partenza per Lodrone di Storo, sede del ritiro estivo. Ho 38 anni, ma sul campo ho dimostrato che sto bene: sarà il mister a scegliere, per me non è un problema quante partite farò. Quest'anno conta solo arrivare all'obiettivo, conta il noi e non l'io: tutti dovremo fare il tifo perché non si può sbagliare. Quando ho firmato per questa stagione ero consapevole di cosa mi aspettava: ho sempre cercato le strade difficili, non accettavo di finire così. Dobbiamo riuscire a portare Bari in B, a tutti i costi».
La sua conferma ha un po' diviso la tifoseria barese, incerta su un capitano che – questo gli va riconosciuto – non le ha mai mandate a dire. Un fatto che, però, non sembra preoccupare troppo Di Cesare: «Non si può piacere a tutti – taglia corto. A volte in conferenza mi sono esposto con i modi sbagliati, ma avrei potuto fare come gli altri e rispondere alle domande in modo semplice, senza dire la verità. In questi sei anni ho sempre espresso il mio pensiero, a volte andando sopra le righe, ma non ho mai fatto quello che recita un copione. Quando mi sono esposto l'ho fatto sempre per il bene del Bari. La critica c'è per tutti, anche per i fenomeni, ma io non vivo di questo».
Nella sua seconda avventura barese, però, c'è stato anche un fatto spiacevole, su cui Di Cesare sorvola: «Mi ha dato fastidio sapere che qualcuno sotto casa aveva da dirmi qualcosa; io ho una famiglia, due bambini, loro non devono entrarci e preferisco che chi vuole parlarmi venga allo stadio. A livello tecnico mi si può dire tutto, ma a livello umano mi si può dire poco. A Bari ho ricevuto tanto ma ho dato anche tanto; a me non piace andare sui social a baciare la maglia, quando sono venuto qui volevo solo vincere e mi dispiace non averlo fatto ancora».
Tema portante è ancora quello della cosiddetta "pressione", di cui è tornato a parlare Matteo Ciofani, ex Bari durante la sua presentazione al Modena: «In sei anni non ho mai parlato di obiettivi non raggiunti per troppa pressione – ruggisce Di Cesare. Se qualche mio ex compagno ne parla io non posso prendermi la responsabilità. Quando si sceglie di venire a Bari si sa benissimo che si deve vincere, poi in un anno e mezzo senza tifosi non si può parlare di pressioni. Mi dà fastidio il fatto che qualcuno attribuisca a me delle dichiarazioni sulla pressione; se abbiamo sbagliato è stato per altri motivi. Chi non vuole pressione scelga altri ambienti».
Tornando sul deludente campionato 2020/2021, Di Cesare analizza: «L'anno scorso abbiamo totalmente fallito, ma posso assicurare che nello spogliatoio non c'è stata nessuna rottura, nessun problema con i senatori. Abbiamo totalmente fallito in campo, non abbiamo espresso le nostre qualità, non siamo stati una squadra compatta. Ho avuto spogliatoi migliori, ma anche peggiori, c'è chi ha vinto in entrambi i casi. Se non siamo arrivati all'obiettivo qualcosa di non buono l'abbiamo fatta. A me e ad Antenucci non si può dire nulla per quanto riguarda ciò che accade nello spogliatoio; in tanti lo possono confermare. Offese non ne ho mai ricevute di persona; quando c'è stato di andare a parlare con i tifosi sono uscito con il direttore, non ho problemi a rispondere a chi mi chiede qualcosa».
Su mister Michele Mignani e su quello che sarà l'apporto del gruppo, il capitano spiega: «Quando fallisci un obiettivo devi capire dove hai sbagliato e non ripetere quegli errori. Adesso c'è un nuovo mister e dobbiamo sbrigarci ad assimilare i suoi concetti. Mignani mi ha fatto un'ottima impressione, ci ha parlato subito e ci ha chiesto ciò che vuole. Siamo in fase di costruzione, è ancora preso e sul gruppo che si sta formando c'è poco da dire. In tutti quanti c'è spirito di rivincita, se si è deciso di rimanere è per arrivare all'obiettivo. Sappiamo che sarà un altro anno difficile, gli errori non vanno dimenticati perché da un fallimento si può imparare. Guardiamo al presente e al futuro con positività. Al primo anno abbiamo sbagliato solo la finale, l'anno scorso nei primi sei mesi non siamo andati così male con una Ternana che stava andando alla grande. Nel girone di ritorno abbiamo fallito. A Foggia l'anno scorso sbagliammo completamente un derby, io dissi che non avevamo capito che per vincere un campionato dovevamo dare qualcosa in più. Per me conta solo il campo; il gruppo aiuta tantissimo, ma nel calcio conta la qualità».
Per ora, insomma, si pensa solo al campo: «Per il dopo carriera sul campo c'è una mezza idea, ma per ora è troppo più importante altro. Poi vedremo. So che voglio fare dopo aver smesso, vediamo che succede», conclude Di Cesare.
«Con il direttore ho avuto un colloquio venti giorni fa: ci siamo parlati per dieci minuti, mi ha espresso quello che voleva da me, ci siamo trovati subito – ha detto Di Cesare nella conferenza stampa che precede la partenza per Lodrone di Storo, sede del ritiro estivo. Ho 38 anni, ma sul campo ho dimostrato che sto bene: sarà il mister a scegliere, per me non è un problema quante partite farò. Quest'anno conta solo arrivare all'obiettivo, conta il noi e non l'io: tutti dovremo fare il tifo perché non si può sbagliare. Quando ho firmato per questa stagione ero consapevole di cosa mi aspettava: ho sempre cercato le strade difficili, non accettavo di finire così. Dobbiamo riuscire a portare Bari in B, a tutti i costi».
La sua conferma ha un po' diviso la tifoseria barese, incerta su un capitano che – questo gli va riconosciuto – non le ha mai mandate a dire. Un fatto che, però, non sembra preoccupare troppo Di Cesare: «Non si può piacere a tutti – taglia corto. A volte in conferenza mi sono esposto con i modi sbagliati, ma avrei potuto fare come gli altri e rispondere alle domande in modo semplice, senza dire la verità. In questi sei anni ho sempre espresso il mio pensiero, a volte andando sopra le righe, ma non ho mai fatto quello che recita un copione. Quando mi sono esposto l'ho fatto sempre per il bene del Bari. La critica c'è per tutti, anche per i fenomeni, ma io non vivo di questo».
Nella sua seconda avventura barese, però, c'è stato anche un fatto spiacevole, su cui Di Cesare sorvola: «Mi ha dato fastidio sapere che qualcuno sotto casa aveva da dirmi qualcosa; io ho una famiglia, due bambini, loro non devono entrarci e preferisco che chi vuole parlarmi venga allo stadio. A livello tecnico mi si può dire tutto, ma a livello umano mi si può dire poco. A Bari ho ricevuto tanto ma ho dato anche tanto; a me non piace andare sui social a baciare la maglia, quando sono venuto qui volevo solo vincere e mi dispiace non averlo fatto ancora».
Tema portante è ancora quello della cosiddetta "pressione", di cui è tornato a parlare Matteo Ciofani, ex Bari durante la sua presentazione al Modena: «In sei anni non ho mai parlato di obiettivi non raggiunti per troppa pressione – ruggisce Di Cesare. Se qualche mio ex compagno ne parla io non posso prendermi la responsabilità. Quando si sceglie di venire a Bari si sa benissimo che si deve vincere, poi in un anno e mezzo senza tifosi non si può parlare di pressioni. Mi dà fastidio il fatto che qualcuno attribuisca a me delle dichiarazioni sulla pressione; se abbiamo sbagliato è stato per altri motivi. Chi non vuole pressione scelga altri ambienti».
Tornando sul deludente campionato 2020/2021, Di Cesare analizza: «L'anno scorso abbiamo totalmente fallito, ma posso assicurare che nello spogliatoio non c'è stata nessuna rottura, nessun problema con i senatori. Abbiamo totalmente fallito in campo, non abbiamo espresso le nostre qualità, non siamo stati una squadra compatta. Ho avuto spogliatoi migliori, ma anche peggiori, c'è chi ha vinto in entrambi i casi. Se non siamo arrivati all'obiettivo qualcosa di non buono l'abbiamo fatta. A me e ad Antenucci non si può dire nulla per quanto riguarda ciò che accade nello spogliatoio; in tanti lo possono confermare. Offese non ne ho mai ricevute di persona; quando c'è stato di andare a parlare con i tifosi sono uscito con il direttore, non ho problemi a rispondere a chi mi chiede qualcosa».
Su mister Michele Mignani e su quello che sarà l'apporto del gruppo, il capitano spiega: «Quando fallisci un obiettivo devi capire dove hai sbagliato e non ripetere quegli errori. Adesso c'è un nuovo mister e dobbiamo sbrigarci ad assimilare i suoi concetti. Mignani mi ha fatto un'ottima impressione, ci ha parlato subito e ci ha chiesto ciò che vuole. Siamo in fase di costruzione, è ancora preso e sul gruppo che si sta formando c'è poco da dire. In tutti quanti c'è spirito di rivincita, se si è deciso di rimanere è per arrivare all'obiettivo. Sappiamo che sarà un altro anno difficile, gli errori non vanno dimenticati perché da un fallimento si può imparare. Guardiamo al presente e al futuro con positività. Al primo anno abbiamo sbagliato solo la finale, l'anno scorso nei primi sei mesi non siamo andati così male con una Ternana che stava andando alla grande. Nel girone di ritorno abbiamo fallito. A Foggia l'anno scorso sbagliammo completamente un derby, io dissi che non avevamo capito che per vincere un campionato dovevamo dare qualcosa in più. Per me conta solo il campo; il gruppo aiuta tantissimo, ma nel calcio conta la qualità».
Per ora, insomma, si pensa solo al campo: «Per il dopo carriera sul campo c'è una mezza idea, ma per ora è troppo più importante altro. Poi vedremo. So che voglio fare dopo aver smesso, vediamo che succede», conclude Di Cesare.