Calcio
SSC Bari, ecco "Stella del Sud" la quarta maglia blu. De Laurentiis: «Multiproprietà? Niente di ufficiale»
Il presidente: «L'anno scorso è passato, ora lavoriamo con entusiasmo. Tifosi organizzati guidati dall'ideologia. Boicottare il green pass? Follia»
Bari - venerdì 24 settembre 2021
18.58
Si chiama "Stella del Sud" ed è la quarta maglia da gioco in uso ai calciatori della SSC Bari in questa stagione. Il colore è il blu con inserti verdi su collo e bordi e bianchi sotto le maniche, che da una parte richiama l'azzurro dell'Italia, dall'altra si inserisce nella tradizione del galletto. La grafica è ispirata a una stella che si ripete in forma crescente e geometrica su tutta la maglia, a partire dal logo biancorosso. Una scelta che ricalca quelle per le divise bianca, rossa e verde, presentate ad agosto.
«Sono maglie studiate per un anno intero insieme a Kappa, e sono tutte "made in Bari. Teniamo moltissimo al look da avere in campo, le nostre maglie sono belle e competitive. Avremo altre sorprese. Farà parte del corredo delle quattro maglie, la utilizzeremo non appena possibile a seconda dei colori degli avversari», dice il presidente Luigi De Laurentiis, affiancando l'attaccante Simone Simeri che ha fatto da "modello" per l'occasione.
Un inizio di stagione positivo per il Bari, ma DeLa ci tiene a volare basso: «Abbiamo fatto solo un primo passo, che aiuta il morale e facilita il lavoro. Nei mesi di ricostruzione è stato difficile leggere le critiche, io ho cercato di ripartire sempre con un certo criterio e al momento i risultati ottenuti premiano il lavoro di allenatore, direttore e staff. Il risultato aiuta a costruire una mentalità di gruppo; qui sono arrivati giocatori vincenti e si vede che in campo si lotta fino all'ultimo minuto. Il risultato in questa serie, su campi difficili, è tutto, anche per chi ha un gioco bello come il Bari».
Sempre sul momento della squadra e sul futuro in campionato, il numero uno aggiunge: «La mia politica è far toccare con mano la squadra ai tifosi. A volte si creano barriere fra squadra e tifoseria, mi auguro che l'evoluzione del virus ci permetta di aumentare la capienza allo stadio e ripartire con la vita. La mentalità che c'è oggi mi fa ben sperare, ma se sarà l'anno buono si vedrà a lungo termine. Tutti, anche chi sta in panchina, dovrà allenarsi e dare tutto».
Ma a tenere banco in questi giorni è il tema multiproprietà. Il presidente federale Gabriele Gravina lunedì a Bari ha confermato che entro il giugno 2023 chi ha due società di calcio ne dovrà vendere almeno una. Un fatto su cui, però, De Laurentiis taglia corto: «Se il provvedimento annunciato da Gravina non è ancora ufficiale io non so cosa rispondere. Al momento, se si arriverà al momento di dover trovare un compratore significherà che il Bari sarà in A e il nostro mestiere sarà venderlo al migliore acquirente. Il problema non è dei tifosi ma solo mio. Vendere il Napoli? Nessuno dice che non arrivi un cinese, un americano o un fondo. Se si trovano le cifre giuste…».
Sull'assenza dei tifosi organizzati allo stadio e sulle poche presenze registrate finora sugli spalti del San Nicola, il numero uno del club biancorosso spiega: «I gruppi organizzati sono governati da un'ideologia, cercano un'identità che io non comprendo. Se si può tornare a vivere io ne approfitto per tornare allo stadio, se non posso portare la bandiera porto la mia voce. Rispetto, comunque il pensiero delle tifoserie ma c'è rammarico perché abbiamo dei tifosi importanti che farebbero la differenza in campo. Già da domenica, però, mi aspetto più pubblico, poi certamente i risultati possono aiutarci. Ciò che reputo follia, a ogni modo, è andare contro il green pass; una cosa che io condanno e che non rappresenta la tifoseria del Bari. Abbonamenti? Li faremo appena avremo garanzie sulle riaperture».
Insomma, a prescindere da come andrà a finire il campionato, l'unica certezza è che quest'anno la SSC Bari ha superato l'esame dell'organizzazione societaria: «L'anno scorso si è investito molto per la serie C, quest'anno abbiamo investito gli stessi denari che si spendono fra le squadre alte della serie B - dice ancora LdL. L'impegno economico della mia famiglia è stato importantissimo, soprattutto in epoca Covid. Nel gruppo dello scorso anno si erano creati individualismi, con un allenatore e un diesse arrivati tardi che hanno trovato una squadra non costruita perfettamente. Nonostante la disorganicità, eravamo comunque secondi fino a Natale, dietro la squadra che ha fatto più punti dall'epoca della seconda guerra mondiale. Quest'anno il percorso è stato più regolare, ma nel calcio le variabili sono mille. Abbiamo scelto il diesse per tempo, che a sua volta ha scelto l'allenatore e i giocatori selezionati dal tecnico; il corso è stato più ordinato e si è creata un'organizzazione che risponde a tutti i canoni dell'iter tecnico-sportivo», conclude il presidente.
«Sono maglie studiate per un anno intero insieme a Kappa, e sono tutte "made in Bari. Teniamo moltissimo al look da avere in campo, le nostre maglie sono belle e competitive. Avremo altre sorprese. Farà parte del corredo delle quattro maglie, la utilizzeremo non appena possibile a seconda dei colori degli avversari», dice il presidente Luigi De Laurentiis, affiancando l'attaccante Simone Simeri che ha fatto da "modello" per l'occasione.
Un inizio di stagione positivo per il Bari, ma DeLa ci tiene a volare basso: «Abbiamo fatto solo un primo passo, che aiuta il morale e facilita il lavoro. Nei mesi di ricostruzione è stato difficile leggere le critiche, io ho cercato di ripartire sempre con un certo criterio e al momento i risultati ottenuti premiano il lavoro di allenatore, direttore e staff. Il risultato aiuta a costruire una mentalità di gruppo; qui sono arrivati giocatori vincenti e si vede che in campo si lotta fino all'ultimo minuto. Il risultato in questa serie, su campi difficili, è tutto, anche per chi ha un gioco bello come il Bari».
Sempre sul momento della squadra e sul futuro in campionato, il numero uno aggiunge: «La mia politica è far toccare con mano la squadra ai tifosi. A volte si creano barriere fra squadra e tifoseria, mi auguro che l'evoluzione del virus ci permetta di aumentare la capienza allo stadio e ripartire con la vita. La mentalità che c'è oggi mi fa ben sperare, ma se sarà l'anno buono si vedrà a lungo termine. Tutti, anche chi sta in panchina, dovrà allenarsi e dare tutto».
Ma a tenere banco in questi giorni è il tema multiproprietà. Il presidente federale Gabriele Gravina lunedì a Bari ha confermato che entro il giugno 2023 chi ha due società di calcio ne dovrà vendere almeno una. Un fatto su cui, però, De Laurentiis taglia corto: «Se il provvedimento annunciato da Gravina non è ancora ufficiale io non so cosa rispondere. Al momento, se si arriverà al momento di dover trovare un compratore significherà che il Bari sarà in A e il nostro mestiere sarà venderlo al migliore acquirente. Il problema non è dei tifosi ma solo mio. Vendere il Napoli? Nessuno dice che non arrivi un cinese, un americano o un fondo. Se si trovano le cifre giuste…».
Sull'assenza dei tifosi organizzati allo stadio e sulle poche presenze registrate finora sugli spalti del San Nicola, il numero uno del club biancorosso spiega: «I gruppi organizzati sono governati da un'ideologia, cercano un'identità che io non comprendo. Se si può tornare a vivere io ne approfitto per tornare allo stadio, se non posso portare la bandiera porto la mia voce. Rispetto, comunque il pensiero delle tifoserie ma c'è rammarico perché abbiamo dei tifosi importanti che farebbero la differenza in campo. Già da domenica, però, mi aspetto più pubblico, poi certamente i risultati possono aiutarci. Ciò che reputo follia, a ogni modo, è andare contro il green pass; una cosa che io condanno e che non rappresenta la tifoseria del Bari. Abbonamenti? Li faremo appena avremo garanzie sulle riaperture».
Insomma, a prescindere da come andrà a finire il campionato, l'unica certezza è che quest'anno la SSC Bari ha superato l'esame dell'organizzazione societaria: «L'anno scorso si è investito molto per la serie C, quest'anno abbiamo investito gli stessi denari che si spendono fra le squadre alte della serie B - dice ancora LdL. L'impegno economico della mia famiglia è stato importantissimo, soprattutto in epoca Covid. Nel gruppo dello scorso anno si erano creati individualismi, con un allenatore e un diesse arrivati tardi che hanno trovato una squadra non costruita perfettamente. Nonostante la disorganicità, eravamo comunque secondi fino a Natale, dietro la squadra che ha fatto più punti dall'epoca della seconda guerra mondiale. Quest'anno il percorso è stato più regolare, ma nel calcio le variabili sono mille. Abbiamo scelto il diesse per tempo, che a sua volta ha scelto l'allenatore e i giocatori selezionati dal tecnico; il corso è stato più ordinato e si è creata un'organizzazione che risponde a tutti i canoni dell'iter tecnico-sportivo», conclude il presidente.