Calcio
SSC Bari, grande festa per il Brienza day: «Qui tanto amore. Posso solo ringraziare»
Il capitano spegne la quarantesima candelina: «Se la mia condizione sarà questa continuerò. Il mio sogno ha solo una lettera»
Bari - martedì 19 marzo 2019
18.01
Quarant'anni e un grande bagno d'affetto. Bari tributa il suo augurio a capitan Ciccio Brienza, che oggi spegne la quarantesima candelina. Una festa a sorpresa all'antistadio per la ripresa degli allenamenti, con torta e "doccia" di spumante, organizzata dai tifosi. «C'è solo da ringraziare, non mi aspettavo un calore del genere per i miei primi 40 anni - dice Brienza. Vuol dire che sono entrato nel cuore delle persone, un motivo di orgoglio e soddisfazione. Ho dato qualcosa, per me è molto emozionante. Pensare che qualcuno si sia svegliato alle 5 per preparare tutto questo… non ci sono parole. Anche i miei bimbi mi hanno fatto una piccola festicciola e per il mio compleanno ho ricevuto solo i messaggi che mi aspettavo. Avrei voluto avere mia moglie e i miei figli qui con me». Prima della festa tantissime altre manifestazioni d'amore da parte di Bari per il suo capitano, tra cui addirittura l'intitolazione di una piazza: «Da lì capisco l'amore della città nei miei confronti. Ringrazio».
La conferenza stampa del compleanno è anche l'occasione per ricordare i momenti belli e brutti della carriera di Ciccio Brienza, probabilmente ancora non prossima a concludersi. «Mi sento ancora bene, sono nel pieno delle forze, riesco ancora a dare ad allenarmi duramente, con sacrificio - continua Brienza. È un lavoro duro che mi dà dei risultati. A differenza di qualche tempo fa ora sto molto meglio. Lo confermano le statistiche del mio Gps. Se riesco a tenere questa condizione penso che continuerò. Il calcio negli anni è cambiato tanto, ho avuto la fortuna di fare tanta gavetta. Prima c'erano regole ben precise, per emergere bisognava fare qualcosa in più. Ho tenuto uno stile di vita adeguato al professionismo, bisogna avere testa e voglia per fare sacrifici. Non guardo indietro, solo avanti: ho sempre vissuto col piede sull'acceleratore. In tanti mi hanno detto che potevo fare una carriera più importante, ma per me va bene così. Ho dovuto fare tanta gavetta; ora purtroppo o per fortuna i giovani hanno più possibilità di arrivare in un grande club. Alcune scelte le cambierei, come tutti: ci penserei di più, ma posso comunque essere soddisfatto perché quello che ho raggiunto l'ho meritato. Guidolin è l'allenatore che mi ha sfruttato meglio, ma anche Donadoni, Conte, Gasperini, Colantuono mi hanno dato qualcosa. Con tutti ho avuto sempre ottimi rapporti. Ho avuto la fortuna di giocare con Toni, la buttava sempre dentro. La mia miglior stagione? Quella del 2005 quando sono andato in Nazionale, il massimo per qualsiasi calciatore; giocavo a Palermo con Grosso, Barzagli, Corini e Baroni. Anche solo due presenze per me è stato emozionante. Anche i goal in Coppa Uefa hanno un loro valore; quello che mi rappresenta di più è il goal-vittoria di Palermo-Juve 1-0».
Ricordi sì, ma occhio a parlare di bilanci: «Non ne ho mai fatti, sono sempre andato avanti senza fare calcoli - il mantra di Brienza. È pura passione, continuo a divertirmi e a fare le cose che più mi piacciono. Ti pagano per stare in forma, per stare a contatto con i giovani. Non è da tutti arrivare a 40 anni. Il momento più brutto a Bari? Quando mi sono rotto il crociato a Vercelli; stavamo lottando per i playoff e mollare è stato brutto. In questi tre anni però ho sentito l'amore nei miei confronti».
Parlando di sogni, Brienza dice: «Il mio ha solo una lettera, bella grande». Ed è fin troppo facile che sia lo stesso di tutti i tifosi del Bari. Il percorso, però, è ancora lungo: «La strada è giusta, ma siamo ancora lontani - prosegue Brienza vestendo i panni del pompiere. Tocca vincere questo campionato, siamo primi dall'inizio. Vincere non è mai semplice né scontato. Prospettive non ne abbiamo: dobbiamo affrontare la Palmese e cercare di vincerla. Spero di fare goal, ce la metterò tutta soprattutto per vincerla. A volte ci penso al goal su azione, è un caso anomalo».
In chiusura, un chiarimento sul caso del rigore ceduto a Simeri domenica scorsa contro il Castrovillari e poi sbagliato dal centravanti: «Domenica ho ceduto il rigore a Simeri; me l'ha chiesto e non fa niente come è andata - conclude. La responsabilità del gruppo è mia, sono il più grande. Sarebbe stato meglio se l'avessi sbagliato io ma non è un problema. Fortunatamente l'abbiamo vinta».
La conferenza stampa del compleanno è anche l'occasione per ricordare i momenti belli e brutti della carriera di Ciccio Brienza, probabilmente ancora non prossima a concludersi. «Mi sento ancora bene, sono nel pieno delle forze, riesco ancora a dare ad allenarmi duramente, con sacrificio - continua Brienza. È un lavoro duro che mi dà dei risultati. A differenza di qualche tempo fa ora sto molto meglio. Lo confermano le statistiche del mio Gps. Se riesco a tenere questa condizione penso che continuerò. Il calcio negli anni è cambiato tanto, ho avuto la fortuna di fare tanta gavetta. Prima c'erano regole ben precise, per emergere bisognava fare qualcosa in più. Ho tenuto uno stile di vita adeguato al professionismo, bisogna avere testa e voglia per fare sacrifici. Non guardo indietro, solo avanti: ho sempre vissuto col piede sull'acceleratore. In tanti mi hanno detto che potevo fare una carriera più importante, ma per me va bene così. Ho dovuto fare tanta gavetta; ora purtroppo o per fortuna i giovani hanno più possibilità di arrivare in un grande club. Alcune scelte le cambierei, come tutti: ci penserei di più, ma posso comunque essere soddisfatto perché quello che ho raggiunto l'ho meritato. Guidolin è l'allenatore che mi ha sfruttato meglio, ma anche Donadoni, Conte, Gasperini, Colantuono mi hanno dato qualcosa. Con tutti ho avuto sempre ottimi rapporti. Ho avuto la fortuna di giocare con Toni, la buttava sempre dentro. La mia miglior stagione? Quella del 2005 quando sono andato in Nazionale, il massimo per qualsiasi calciatore; giocavo a Palermo con Grosso, Barzagli, Corini e Baroni. Anche solo due presenze per me è stato emozionante. Anche i goal in Coppa Uefa hanno un loro valore; quello che mi rappresenta di più è il goal-vittoria di Palermo-Juve 1-0».
Ricordi sì, ma occhio a parlare di bilanci: «Non ne ho mai fatti, sono sempre andato avanti senza fare calcoli - il mantra di Brienza. È pura passione, continuo a divertirmi e a fare le cose che più mi piacciono. Ti pagano per stare in forma, per stare a contatto con i giovani. Non è da tutti arrivare a 40 anni. Il momento più brutto a Bari? Quando mi sono rotto il crociato a Vercelli; stavamo lottando per i playoff e mollare è stato brutto. In questi tre anni però ho sentito l'amore nei miei confronti».
Parlando di sogni, Brienza dice: «Il mio ha solo una lettera, bella grande». Ed è fin troppo facile che sia lo stesso di tutti i tifosi del Bari. Il percorso, però, è ancora lungo: «La strada è giusta, ma siamo ancora lontani - prosegue Brienza vestendo i panni del pompiere. Tocca vincere questo campionato, siamo primi dall'inizio. Vincere non è mai semplice né scontato. Prospettive non ne abbiamo: dobbiamo affrontare la Palmese e cercare di vincerla. Spero di fare goal, ce la metterò tutta soprattutto per vincerla. A volte ci penso al goal su azione, è un caso anomalo».
In chiusura, un chiarimento sul caso del rigore ceduto a Simeri domenica scorsa contro il Castrovillari e poi sbagliato dal centravanti: «Domenica ho ceduto il rigore a Simeri; me l'ha chiesto e non fa niente come è andata - conclude. La responsabilità del gruppo è mia, sono il più grande. Sarebbe stato meglio se l'avessi sbagliato io ma non è un problema. Fortunatamente l'abbiamo vinta».