Calcio
SSC Bari, parla Caprile: «I tifosi dovranno sopportarmi almeno fino a giugno»
Il portiere: «A Reggio sarà tosta, l’idea del secondo posto ci stuzzica. A Polito devo tanto, umiltà il mio pregio»
Bari - mercoledì 14 dicembre 2022
15.21
Elia Caprile, ovvero la sorpresa più grande del campionato del Bari. Nonostante gli appena 21 anni, il portiere biancorosso, arrivato in estate, si è guadagnato un ruolo di protagonista con parate belle e spesso decisive, come quelle messe a referto domenica scorsa nella vittoria 4-1 dei galletti sul Modena. «La parata più difficile con il Modena è stata sul colpo di testa di Falcinelli nel primo tempo - dice Caprile in conferenza stampa. Questa la più difficile, poi per fortuna ne ho fatte diverse. Non mi è piaciuto prendere goal, non è stata la conclusione che volevo, ma se devo scegliere è meglio prenderlo sul 4-0 con il Modena che sullo 0-0 sabato sera. Da inizio campionato stiamo prendendo meno goal, questo è frutto del lavoro di squadra».
Parlando della prossima sfida, sabato in casa della Reggina, Caprile aggiunge: «Per il Bari non è un obbligo, ma come squadra puntiamo a vincere e se lo facciamo sabato arriviamo secondi. L'idea ci stuzzica, stiamo preparando bene la partita; speriamo di fare del nostro meglio e portarla a casa. A Reggio mi aspetto 90' tosti, belli, intensi. So che c'è il gemellaggio tra le tifoserie, la cornice di pubblico sarà importante. Non vedo l'ora che arrivi sabato».
Su di lui, anche dopo l'esordio in under 21, si sono accesi gli interessi anche di top club: «Non so se sono pronto per la serie A, ogni campionato è diverso. Quando quest'estate mi sono affacciato alla B ero pieno di normali dubbi sul campionato, ma non sulle mie potenzialità. So quanto impegno e sacrificio ci ho messo per essere qua oggi, semmai un giorno avessi la possibilità di giocare in A lo farei al meglio delle mie possibilità, con impegno e sacrificio. Ci sono dei treni che passano una volta, l'ho preso a 18 anni per andare in Inghilterra. Non è andata come speravo, ma mi ha lasciato qualcosa. Il mio nome è accostato a tante squadre ma non c'è niente di reale: io sono concentrato sul Bari, a meno di clamorose cose il Bari e i suoi tifosi mi dovranno sopportare fino a giugno».
Caprile del Bari e Turati del Frosinone, due giovani portieri in vetta alla B: «Non è strano vedere due 2001 al top della serie B. Ci sono portieri di qualità anche in serie C, che sono meno conosciuti e che aspettano solo l'occasione giusta. Non credo che sia una casualità: io a 21 anni non sono giovanissimo, ho conosciuto Turati in under 21 e sono contento che sia lì. Io a 21 anni ho tutto da migliorare, non sono un portiere fatto e finito. Posso migliorare gioco coi piedi, parate, uscite, presa. So di non essere perfetto e non sono al livello a cui aspiro. Rigori? C'è tanto studio, noi come gruppo portieri del Bari studiamo molto perché non si può andare in campo senza sapere dove calcerà l'attaccante; questo si sta vedendo al mondiale. Dei portieri che sono in Qatar ammiro molto Lloris e Livakovic, che era poco conosciuto ma si sta facendo valere. Tutti, però, sanno che il mio idolo è Gigi Buffon. Il mio rapporto con Frattali e Polverino è schietto, quando ci alleniamo ci divertiamo tra di no»i.
Sul rapporto con il direttore sportivo biancorosso, ex portiere, Caprile aggiunge: «A Polito devo tanto, è stato l'unico a credere realmente in me quest'estate. Tra me e lui c'è un bel rapporto, potrei essere suo figlio, abbiamo più di 20 anni di differenza, mi aiuta a tenere i piedi per terra e mi dà consigli su ciò che ho sbagliato in partita. Sempre nel rispetto dei ruoli, c'è anche un preparatore dei portieri che mi sta aiutando a essere quello che sono. La mia annata in C mi ha aiutato tanto, mi ha fatto conoscere il calcio dei grandi, con i suoi pregi e i suoi difetti, e le pressioni di chi deve giocare per la salvezza».
Guardandosi indietro, il portiere biancorosso racconta: «La parata più difficile? A Perugia, sul colpo di testa. Dico anche quella su Faraoni a Verona; l'ho fatta nella mia città, c'è tutta una storia dietro a cui tengo molto. La parata che mi ha sorpreso di più? Il rigore di Cerri a Como, non pensavo di averla presa; ho sentito la palla toccarmi la mano, poi mi sono girato e ho visto che il pallone era fuori. A Como l'arbitro ha detto che Blanco era entrato in area prima che Cerri battesse il rigore, quindi dopo la mia parata non poteva fare goal; era un fallo indiretto. Se avesse preso solo il palo si sarebbe ribattuto».
Ancora Caprile: «Mi hanno chiamato "fenomeno", però scherzando perché i miei compagni e chi mi conosce sanno che non mi monto la testa e che tipo di persona sono. Errori? Sono uscito e ho sbagliato, se avessi preso goal la partita sarebbe cambiata. Tifosi e giornalisti vedono che se il portiere sbaglia, prende goal, ma chi fa il portiere sa che un errore può capitare. Non devo farmi schiacciare da questa cosa, devo viverla serenamente; se io sbaglio prendiamo goal, se l'attaccante non segna la partita finisce 0-0, ma la valenza dell'errore è sempre la stessa. Il portiere sa che meno errori fa e meglio è, ma il grande portiere si vede da come reagisce agli errori, non dal numero di cose sbagliate, di parate o di uscite; queste cose sanno farle quasi tutti. L'importante è reagire e rimanere equilibrati».
In conclusione, Caprile dice: «Sono sempre stato umile e schietto, me l'hanno insegnato i miei genitori. Ho avuto qualche esperienza difficile, da cui ho cercato di trarre il massimo, questo mi aiuta nel modo di pormi con i compagni. Da portiere devo dare sicurezza, gestire e dare ordini anche se sono il più giovane in campo. Davanti a me giocano Di Cesare, che con me ha vent'anni e 400 partite di differenza, e Vicari, che è stato capitano della Spal e ha fatto il suo percorso. Non hanno bisogno di consigli da me, cerco di dare una mano perché rispetto a loro dalla porta vedo tutto».
Parlando della prossima sfida, sabato in casa della Reggina, Caprile aggiunge: «Per il Bari non è un obbligo, ma come squadra puntiamo a vincere e se lo facciamo sabato arriviamo secondi. L'idea ci stuzzica, stiamo preparando bene la partita; speriamo di fare del nostro meglio e portarla a casa. A Reggio mi aspetto 90' tosti, belli, intensi. So che c'è il gemellaggio tra le tifoserie, la cornice di pubblico sarà importante. Non vedo l'ora che arrivi sabato».
Su di lui, anche dopo l'esordio in under 21, si sono accesi gli interessi anche di top club: «Non so se sono pronto per la serie A, ogni campionato è diverso. Quando quest'estate mi sono affacciato alla B ero pieno di normali dubbi sul campionato, ma non sulle mie potenzialità. So quanto impegno e sacrificio ci ho messo per essere qua oggi, semmai un giorno avessi la possibilità di giocare in A lo farei al meglio delle mie possibilità, con impegno e sacrificio. Ci sono dei treni che passano una volta, l'ho preso a 18 anni per andare in Inghilterra. Non è andata come speravo, ma mi ha lasciato qualcosa. Il mio nome è accostato a tante squadre ma non c'è niente di reale: io sono concentrato sul Bari, a meno di clamorose cose il Bari e i suoi tifosi mi dovranno sopportare fino a giugno».
Caprile del Bari e Turati del Frosinone, due giovani portieri in vetta alla B: «Non è strano vedere due 2001 al top della serie B. Ci sono portieri di qualità anche in serie C, che sono meno conosciuti e che aspettano solo l'occasione giusta. Non credo che sia una casualità: io a 21 anni non sono giovanissimo, ho conosciuto Turati in under 21 e sono contento che sia lì. Io a 21 anni ho tutto da migliorare, non sono un portiere fatto e finito. Posso migliorare gioco coi piedi, parate, uscite, presa. So di non essere perfetto e non sono al livello a cui aspiro. Rigori? C'è tanto studio, noi come gruppo portieri del Bari studiamo molto perché non si può andare in campo senza sapere dove calcerà l'attaccante; questo si sta vedendo al mondiale. Dei portieri che sono in Qatar ammiro molto Lloris e Livakovic, che era poco conosciuto ma si sta facendo valere. Tutti, però, sanno che il mio idolo è Gigi Buffon. Il mio rapporto con Frattali e Polverino è schietto, quando ci alleniamo ci divertiamo tra di no»i.
Sul rapporto con il direttore sportivo biancorosso, ex portiere, Caprile aggiunge: «A Polito devo tanto, è stato l'unico a credere realmente in me quest'estate. Tra me e lui c'è un bel rapporto, potrei essere suo figlio, abbiamo più di 20 anni di differenza, mi aiuta a tenere i piedi per terra e mi dà consigli su ciò che ho sbagliato in partita. Sempre nel rispetto dei ruoli, c'è anche un preparatore dei portieri che mi sta aiutando a essere quello che sono. La mia annata in C mi ha aiutato tanto, mi ha fatto conoscere il calcio dei grandi, con i suoi pregi e i suoi difetti, e le pressioni di chi deve giocare per la salvezza».
Guardandosi indietro, il portiere biancorosso racconta: «La parata più difficile? A Perugia, sul colpo di testa. Dico anche quella su Faraoni a Verona; l'ho fatta nella mia città, c'è tutta una storia dietro a cui tengo molto. La parata che mi ha sorpreso di più? Il rigore di Cerri a Como, non pensavo di averla presa; ho sentito la palla toccarmi la mano, poi mi sono girato e ho visto che il pallone era fuori. A Como l'arbitro ha detto che Blanco era entrato in area prima che Cerri battesse il rigore, quindi dopo la mia parata non poteva fare goal; era un fallo indiretto. Se avesse preso solo il palo si sarebbe ribattuto».
Ancora Caprile: «Mi hanno chiamato "fenomeno", però scherzando perché i miei compagni e chi mi conosce sanno che non mi monto la testa e che tipo di persona sono. Errori? Sono uscito e ho sbagliato, se avessi preso goal la partita sarebbe cambiata. Tifosi e giornalisti vedono che se il portiere sbaglia, prende goal, ma chi fa il portiere sa che un errore può capitare. Non devo farmi schiacciare da questa cosa, devo viverla serenamente; se io sbaglio prendiamo goal, se l'attaccante non segna la partita finisce 0-0, ma la valenza dell'errore è sempre la stessa. Il portiere sa che meno errori fa e meglio è, ma il grande portiere si vede da come reagisce agli errori, non dal numero di cose sbagliate, di parate o di uscite; queste cose sanno farle quasi tutti. L'importante è reagire e rimanere equilibrati».
In conclusione, Caprile dice: «Sono sempre stato umile e schietto, me l'hanno insegnato i miei genitori. Ho avuto qualche esperienza difficile, da cui ho cercato di trarre il massimo, questo mi aiuta nel modo di pormi con i compagni. Da portiere devo dare sicurezza, gestire e dare ordini anche se sono il più giovane in campo. Davanti a me giocano Di Cesare, che con me ha vent'anni e 400 partite di differenza, e Vicari, che è stato capitano della Spal e ha fatto il suo percorso. Non hanno bisogno di consigli da me, cerco di dare una mano perché rispetto a loro dalla porta vedo tutto».