Calcio
SSC Bari, parla Polito: «Qui solo calciatori motivati. De Laurentiis? Teniamocelo stretto»
Il diesse fa il punto: «I rapporti con i giocatori hanno fatto la differenza, molti mi hanno aspettato. Mercurio e Mane? Devono crescere»
Bari - venerdì 3 settembre 2021
16.06
«Volevo cambiare abbastanza, ma sapevo che sarebbe stato un mercato particolare per tutti. Avevamo molti calciatori con contratti pluriennali, non era semplice ma avevo le idee chiare. Non potevo muovermi prima e ho cercato all'ultimo di dare un segnale forte alla piazza. Ho dovuto sfruttare tutto, e alla fine sono soddisfatto. Ho portato giocatori che conoscessero già la mia mentalità, e so che sono elementi di livello. Si possono sbagliare le partite, ma non si può sbagliare con gli uomini e so che quelli che sono arrivati non mi tradiranno».
Le parole sono di Ciro Polito, direttore sportivo della SSC Bari reduce da un calciomercato scoppiettante, soprattutto nelle ultimissime ore. «Ho fatto quasi tutto quello che volevo, alcune cose non sono state possibili per scelta dei giocatori - prosegue. Qui si viene non per i contratti pluriennali, ma per la fame. Ci ho messo la faccia e tante scelte sono state fatte grazie ai miei rapporti. A Bari si deve voler venire, perché è una piazza non di C ma di A. Io sono così, con i giocatori e gli addetti ai lavori».
Subito dopo la chiusura del calciomercato, è partita la contestazione degli ultras alla proprietà dei De Laurentiis. Ma Polito non ci sta: «Stiamo costruendo un Bari vincente, ma alla città chiediamo sostegno per creare una squadra di un certo livello. Contestazione degli ultras? Inaspettata, sono basito. La proprietà è importante e ha investito, non me lo sarei aspettato. Ai tifosi dico di tenersi stretta il presidente, che vuole portare Bari dove merita».
Il diesse, poi, sottolinea il buon rapporto con il tecnico Mignani, scelto da lui in prima persona: «Il mister ha un modulo particolare, con lui abbiamo costruito la squadra secondo le sue esigenze. Credo che in parte ci sia riuscito, poi parlerà il campo. Ci vuole tempo, ora abbiamo una rosa completa. Qui non ci sono titolari, la squadra forte ha due giocatori per ruolo. Col nome non si vince, ci vuole rispetto e gruppo. Se qualcuno ha fatto la carriera in B e A, e altri solo in C, secondo me c'è differenza. Ma se si pensa di giocare con i nomi allora non va bene. Nella vita bisogna avere le idee chiare. Se giochi ancora a pallone vuol dire che hai voglia; non tutti nella vita possono fare quello che amano, e i calciatori sono privilegiati».
A convincere poco, invece, sono state le cessioni in prestito alla primavera del Napoli dei giovani Mane e Mercurio (questo con opzione per il riscatto da parte del club partenopeo): «Sono 2003, la loro categoria è la primavera e per me c'era il rischio di bruciarli - spiega Polito. Si devono formare, l'anno scorso sono andati dentro nella bufera; non possiamo oggi pensare ai giovani che devono crescere. Se Mane in primavera avrà dimostrato di essere pronto valuteremo se tenerlo o rimandarlo in prestito. Mercurio? Gli ho parlato e gli ho spiegato che c'è molta competizione. Lui mi ha detto di voler giocare, lo voleva la Fiorentina e per un mese mi hanno tartassato. Per dieci giorni non si è allenato e gliel'ho fatto passare perché è un ragazzino. Se fossimo stati in B non si sarebbe mosso, ma con la squadra in C è giusto che vada a confrontarsi con i pari età. Per ora ho accontentato il ragazzo e la sua famiglia».
Sui retroscena di mercato Polito aggiunge: «Dei nuovi arrivati nessuno ha contratti pluriennali e nessuno ne ha fatto questione di soldi. I cavalli si vedono all'arrivo, ci vuole tempo per costruire il gruppo. Quello che conta sono i contratti, e le opzioni di rinnovo motivano i calciatori. Se Di Gennaro non avesse fatto 4 mesi a Cesena non lo avrei preso. Dal 30 maggio voleva il Bari, anche se aveva tante buone squadre che lo cercavano. Mi ha aspettato fino all'ultimo, perché voleva giocare per un obiettivo e sentirsi importante. Si è allenato tutti i giorni perché aveva qualcosa da dare. Lui ha voluto il Bari, è un calciatore di personalità e tecnica che alla squadra mancava. Prima non avevo possibilità di prendere molti giocatori, ho dovuto fare delle scelte. Di Gennaro ha detto che per me e per il Bari avrebbe aspettato; appena ho avuto la possibilità l'ho preso. Mallamo? È un tuttocampista, tutti lo vorrebbero avere. È un puro, mi ha aspettato fino alla fine».
E ancora: «Spero che con la proprietà siamo riusciti a portare calciatori in grado di interpretare lo spirito di questa città. Diverse trattative sono state complesse. Gigliotti avevo prenderlo un mese fa, poi all'epoca presi Botta ma ribadii al procuratore la mia volontà di prenderlo. All'ultimo sono riuscito a ottenere quello che volevo. Botta? Lo avevo chiesto già all'Ascoli; lui se n'è ricordato e alla fine sono riuscito a prendere un giocatore che volevo a tutti i costi. Ero riuscito a portare a casa lo scambio Lollo-Eramo, saltato per volontà del mister dell'Ascoli. Non ho rimpianti particolari; nella normalità delle cose avrei fatto le operazioni poco prima. L'importante ora è costruire il gruppo».
Alla fine alcuni sono andati via, e in tre sono rimasti (Semenzato, De Risio, Bolzoni) per finire fuori rosa: «Quando vedo che alcuni non colgono delle opportunità mi cadono le braccia. Avrò tre giocatori fuori lista. Non mi piace sperperare, a Bari c'è un budget di B di alto livello. Anche Lollo sa che c'era la possibilità di andare via, e mi ha detto subito di sì. Sabbione? I calciatori possono piacere o no, ma lo devo ringraziare pubblicamente. Al procuratore avevo chiesto di non dirgli niente perché avevamo una partita importante. Purtroppo la notizia gli è arrivata, ma ha scelto comunque di giocare a Potenza dimostrando professionalità e attaccamento. A livello ambientale per lui non era semplice, ma è stato un vero professionista. Abbiamo un presidente con passione, determinazione, voglia e rispetto dei ruoli; nel post-Covid il Bari ha confermato il budget dell'anno scorso, ma purtroppo c'erano 30 calciatori a bilancio. Non si poteva fare chissà cosa, ho spalmato e fatto entrare calciatori senza sosta. Ma non mi è mai stato detto di non lavorare. Mi fa male avere tre calciatori fuori lista, ma c'è da rispettare il limite di 24 calciatori. Andreoni non è fuori lista, è infortunato e rientrerà forse a gennaio».
Una considerazione finale anche sulla difesa e l'attacco: «Le coppie di terzini? Una fatalità. Non pensavo di poter prendere Belli, ma avevo intenzione di portare anche Pinna che però il Cagliari non mi ha voluto dare. Dentro di me ho avuto sempre l'obiettivo Pucino, che però non mi potevo permettere prima. All'ultimo giorno gli ho fatto un discorso da fratello maggiore, gli ho spiegato l'investimento sul futuro e il ragazzo si è dimostrato intelligente. Anche Ricci era un mio pensiero, ma aveva delle opportunità. Avevo fatto lo scambio Terrani-Baraye, ma all'ultimo minuto ci sono state le condizioni per prendere Ricci e ho chiuso le operazioni. Attacco? Citro viene da un crociato e non gli va messa fretta. Mi è capitata l'occasione di portare un giocatore importante per la categoria e l'ho sfruttato. Paponi con me ha fatto 14 goal e abbiamo vinto. Sarà di supporto, è un elemento serio, di spogliatoio. La squadra titolare la farà il tempo. Ci sono tante avversità, alla lunga troveremo un assetto», conclude Polito.
Le parole sono di Ciro Polito, direttore sportivo della SSC Bari reduce da un calciomercato scoppiettante, soprattutto nelle ultimissime ore. «Ho fatto quasi tutto quello che volevo, alcune cose non sono state possibili per scelta dei giocatori - prosegue. Qui si viene non per i contratti pluriennali, ma per la fame. Ci ho messo la faccia e tante scelte sono state fatte grazie ai miei rapporti. A Bari si deve voler venire, perché è una piazza non di C ma di A. Io sono così, con i giocatori e gli addetti ai lavori».
Subito dopo la chiusura del calciomercato, è partita la contestazione degli ultras alla proprietà dei De Laurentiis. Ma Polito non ci sta: «Stiamo costruendo un Bari vincente, ma alla città chiediamo sostegno per creare una squadra di un certo livello. Contestazione degli ultras? Inaspettata, sono basito. La proprietà è importante e ha investito, non me lo sarei aspettato. Ai tifosi dico di tenersi stretta il presidente, che vuole portare Bari dove merita».
Il diesse, poi, sottolinea il buon rapporto con il tecnico Mignani, scelto da lui in prima persona: «Il mister ha un modulo particolare, con lui abbiamo costruito la squadra secondo le sue esigenze. Credo che in parte ci sia riuscito, poi parlerà il campo. Ci vuole tempo, ora abbiamo una rosa completa. Qui non ci sono titolari, la squadra forte ha due giocatori per ruolo. Col nome non si vince, ci vuole rispetto e gruppo. Se qualcuno ha fatto la carriera in B e A, e altri solo in C, secondo me c'è differenza. Ma se si pensa di giocare con i nomi allora non va bene. Nella vita bisogna avere le idee chiare. Se giochi ancora a pallone vuol dire che hai voglia; non tutti nella vita possono fare quello che amano, e i calciatori sono privilegiati».
A convincere poco, invece, sono state le cessioni in prestito alla primavera del Napoli dei giovani Mane e Mercurio (questo con opzione per il riscatto da parte del club partenopeo): «Sono 2003, la loro categoria è la primavera e per me c'era il rischio di bruciarli - spiega Polito. Si devono formare, l'anno scorso sono andati dentro nella bufera; non possiamo oggi pensare ai giovani che devono crescere. Se Mane in primavera avrà dimostrato di essere pronto valuteremo se tenerlo o rimandarlo in prestito. Mercurio? Gli ho parlato e gli ho spiegato che c'è molta competizione. Lui mi ha detto di voler giocare, lo voleva la Fiorentina e per un mese mi hanno tartassato. Per dieci giorni non si è allenato e gliel'ho fatto passare perché è un ragazzino. Se fossimo stati in B non si sarebbe mosso, ma con la squadra in C è giusto che vada a confrontarsi con i pari età. Per ora ho accontentato il ragazzo e la sua famiglia».
Sui retroscena di mercato Polito aggiunge: «Dei nuovi arrivati nessuno ha contratti pluriennali e nessuno ne ha fatto questione di soldi. I cavalli si vedono all'arrivo, ci vuole tempo per costruire il gruppo. Quello che conta sono i contratti, e le opzioni di rinnovo motivano i calciatori. Se Di Gennaro non avesse fatto 4 mesi a Cesena non lo avrei preso. Dal 30 maggio voleva il Bari, anche se aveva tante buone squadre che lo cercavano. Mi ha aspettato fino all'ultimo, perché voleva giocare per un obiettivo e sentirsi importante. Si è allenato tutti i giorni perché aveva qualcosa da dare. Lui ha voluto il Bari, è un calciatore di personalità e tecnica che alla squadra mancava. Prima non avevo possibilità di prendere molti giocatori, ho dovuto fare delle scelte. Di Gennaro ha detto che per me e per il Bari avrebbe aspettato; appena ho avuto la possibilità l'ho preso. Mallamo? È un tuttocampista, tutti lo vorrebbero avere. È un puro, mi ha aspettato fino alla fine».
E ancora: «Spero che con la proprietà siamo riusciti a portare calciatori in grado di interpretare lo spirito di questa città. Diverse trattative sono state complesse. Gigliotti avevo prenderlo un mese fa, poi all'epoca presi Botta ma ribadii al procuratore la mia volontà di prenderlo. All'ultimo sono riuscito a ottenere quello che volevo. Botta? Lo avevo chiesto già all'Ascoli; lui se n'è ricordato e alla fine sono riuscito a prendere un giocatore che volevo a tutti i costi. Ero riuscito a portare a casa lo scambio Lollo-Eramo, saltato per volontà del mister dell'Ascoli. Non ho rimpianti particolari; nella normalità delle cose avrei fatto le operazioni poco prima. L'importante ora è costruire il gruppo».
Alla fine alcuni sono andati via, e in tre sono rimasti (Semenzato, De Risio, Bolzoni) per finire fuori rosa: «Quando vedo che alcuni non colgono delle opportunità mi cadono le braccia. Avrò tre giocatori fuori lista. Non mi piace sperperare, a Bari c'è un budget di B di alto livello. Anche Lollo sa che c'era la possibilità di andare via, e mi ha detto subito di sì. Sabbione? I calciatori possono piacere o no, ma lo devo ringraziare pubblicamente. Al procuratore avevo chiesto di non dirgli niente perché avevamo una partita importante. Purtroppo la notizia gli è arrivata, ma ha scelto comunque di giocare a Potenza dimostrando professionalità e attaccamento. A livello ambientale per lui non era semplice, ma è stato un vero professionista. Abbiamo un presidente con passione, determinazione, voglia e rispetto dei ruoli; nel post-Covid il Bari ha confermato il budget dell'anno scorso, ma purtroppo c'erano 30 calciatori a bilancio. Non si poteva fare chissà cosa, ho spalmato e fatto entrare calciatori senza sosta. Ma non mi è mai stato detto di non lavorare. Mi fa male avere tre calciatori fuori lista, ma c'è da rispettare il limite di 24 calciatori. Andreoni non è fuori lista, è infortunato e rientrerà forse a gennaio».
Una considerazione finale anche sulla difesa e l'attacco: «Le coppie di terzini? Una fatalità. Non pensavo di poter prendere Belli, ma avevo intenzione di portare anche Pinna che però il Cagliari non mi ha voluto dare. Dentro di me ho avuto sempre l'obiettivo Pucino, che però non mi potevo permettere prima. All'ultimo giorno gli ho fatto un discorso da fratello maggiore, gli ho spiegato l'investimento sul futuro e il ragazzo si è dimostrato intelligente. Anche Ricci era un mio pensiero, ma aveva delle opportunità. Avevo fatto lo scambio Terrani-Baraye, ma all'ultimo minuto ci sono state le condizioni per prendere Ricci e ho chiuso le operazioni. Attacco? Citro viene da un crociato e non gli va messa fretta. Mi è capitata l'occasione di portare un giocatore importante per la categoria e l'ho sfruttato. Paponi con me ha fatto 14 goal e abbiamo vinto. Sarà di supporto, è un elemento serio, di spogliatoio. La squadra titolare la farà il tempo. Ci sono tante avversità, alla lunga troveremo un assetto», conclude Polito.