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Calcio

SSC Bari, Polito: «Non chiacchiero, parlo con i fatti. Portanova? Pensiero della gente va rispettato»

Il direttore sportivo: «La squadra non è stata smantellata, le risorse non sono importanti. Esposito? Ha sbagliato, ma può darci tanto»

«Il Bari ha un giusto mix di giovani ed esperti, una base per costruire il futuro. Sono arrivati dei giovani da categorie inferiori, ci sono giocatori forti; bisogna crederci, il tempo dirà chi siamo». Parole e musica di Ciro Polito, direttore sportivo della SSC Bari, in apertura della conferenza stampa di commento del calciomercato invernale.

Dove può arrivare il Bari, protagonista fin qui di un campionato oltre le aspettative? «Invece di dire, bisogna fare - dice Polito. Non giochiamo per perdere, se poi volete sentirvi dire che andiamo in serie A allora dico che andiamo in serie A. Ma dalla mia bocca non usciranno mai illusioni; l'ambizione è arrivare in alto, ma ci arrivo con i fatti non con le chiacchiere. Ogni partita daremo la vita per vincere, poi vediamo dove si arriva. Quello che sta facendo il Bari è sotto gli occhi di tutti. Io ho da recriminare poco a Mignani: siamo una neopromossa, giochiamo sempre. Il materiale c'è, ormai conosciamo i valori del campionato. Bisogna battersi partita per partita, pensare gara per gara, senza dimenticarci da dove veniamo. Se riusciamo a rimanere nei primi otto posti facciamo qualcosa di straordinario. La squadra non è stata toccata, anzi sono arrivati calciatori che alzano la competitività. Supportiamo la squadra, ci sta dando soddisfazioni; chiedo di starci vicini anche nei momenti meno felici».

Il tema delle ultime ore di mercato è stato il possibile arrivo di Manolo Portanova, rigettato però in blocco dalla tifoseria per una questione di opportunità, visto che sul calciatore del Genoa pesa una condanna in primo grado per stupro. «Non sono una persona che giudica - commenta Polito. Bisogna dare delle possibilità a delle persone che a oggi sono cittadini liberi. Se avesse avuto una condanna definitiva non l'avrei preso in considerazione; l'ho reputato un giocatore forte. C'è stata una chiacchierata non portata a termine, non c'erano contratti. Quello che faccio è sempre per il bene del Bari; c'è stata una criticità che rispetto. Ho pensato subito a fare altro. Il pensiero della gente è da rispettare, hanno avuto una reazione contraria e va accettata in un mondo democratico. Non è il caso di tornarci sopra. Rispetto l'opinione della gente, qui bisogna costruire non distruggere. Non c'era niente di firmato. Da genitore, mi auguro che trovi la sua verità; ora pensiamo al Bari».

Domenica prossima al San Nicola ci sarà il Cosenza, nuova squadra di Manuel Marras, uno dei casi più "spinosi" gestiti da Polito in uscita: «È un avversario come gli altri - taglia corto il diesse. Spero che i nostri giocatori lo tengano a bada perché ha delle qualità (calcistiche). Fattore casa? Il percorso è stato altalenante; bisogna alzare la cattiveria e la voglia di vincere. A casa nostra non si dovrebbero lasciare punti, ne abbiamo lasciati già diversi. A oggi abbiamo quello che abbiamo meritato, così sarà anche alla fine».

Anche questo mercato invernale è stato fatto da Polito più con le idee e le intuizioni che con il portafogli gonfio: «Le risorse economiche? Non sono importanti - la ricetta di Polito. Quello che conta è chi è arrivato al Bari. Gennaio è un mercato di opportunità, il Bari non è stato smantellato. Dovevamo fare una mezzala per una questione numerica, poi c'è stato l'infortunio di Ceter e mi sono cautelato. Non credo che quanto si spende faccia la differenza, in B il livello è equilibrato ma il valore economico è molto elevato. Il Bari è in lotta per qualcosa di importante, è stato fatto un lavoro certosino dopo il bagno di sangue della C. I nomi non ci servono, lavoriamo sulle qualità. Nel mercato di gennaio investono soprattutto le squadre in difficoltà. Ho avuto delle opportunità, ma per esempio Valoti è rimasto in A con il Monza anche se l'ho seguito molto. Dieci giorni prima, Benali non lo avrei preso; il mio pensiero è stato anche trovare una soluzione per Scavone. Abbiamo preso due giocatori come Benali e Molina che hanno vinto dei campionati, con l'età giusta; ho provato a mettere un po' tutto nelle mani del mister».

Sulle trattative dell'ultimo minuto, il disse aggiunge: «Quando sei all'ultimo giorno vengono fuori tanti nomi, molti non veri. Un giocatore con cui avevo chiuso era Mastinu, ma per scelta sua e della famiglia ha preferito continuare con il Pisa. Ho voluto prendere un giovane di proprietà come Morachioli, l'ho seguito e ho preferito anticipare di sei mesi in modo che potesse abituarsi alla categoria e al modulo. Apro una parentesi su Terranova, un mio ex compagno di squadra che a Bari ha dato tanto. A 36 anni i contratti sono fondamentali, non potevo non accontentarlo. L'ho sostituito con Matino, ha i valori giusti per stare in questa categoria».

Parlando dell'attacco, a chi gli chiede se sarebbe stato il caso di aggiungere un elemento in più davanti il direttore risponde: «Abbiamo battuto 4-0 il Parma in casa, sembravamo tutti fenomeni. Qui devi stare molto attento, questo è un posto di gente umile e gli equilibri fanno la differenza. Scheidler? Non si è espresso al massimo, ma non ha giocato molte partite perché davanti ha un giocatore eccezionale e tante altre alternative. Ha perso un po' di fiducia, ma credo che possa venire fuori. È stato l'investimento giusto per la serie B e per quello che spendono le altre squadre in attacco. Cheddira è rimasto con noi, ha un contratto per ancora due anni e ha espresso la volontà di andare avanti con il Bari. Più avanti vedremo, per ora abbiamo sette attaccanti. Abbiamo il capocannoniere della B, da Salcedo mi aspettavo di più. È arrivato un altro giovane forte come Esposito, abbiamo sette attaccanti. C'è un equilibrio da rispettare, la gestione delle squadre non si fanno con i nomi. Facciamo i fatti, e fino a ora qualche fatto l'abbiamo realizzato. Esposito? È un giocatore che, come capita, ha avuto un'etichetta per qualche errore. Ci sono passato anche io. Prima di prenderlo è stato a Bari, nei miei uffici, e sono stato chiaro: qui non c'è spazio per le teste calde. Ha fatto degli errori, ma gli ho parlato e ho deciso di prenderlo: ha qualità tecniche, può dare tanto al Bari. È partito con un goal, è un bel biglietto da visita».

Sui due pezzi pregiati della rosa, il portiere Caprile e il bomber Cheddira, e sulle possibilità che vadano via a giugno, Polito spiega: «Caprile e Cheddira fanno la serie B, tra loro c'è un attaccante che ha fatto il mondiale. Cheddira ha voluto rimanere a Bari, ma c'è anche l'ambizione personale e il sogno di giocare in serie A dopo una grande gavetta. Io ragiono sempre sul momento, per ora penso solo a domenica con il Cosenza. Se questi giocatori saranno venduti, dei soldi saranno reinvestiti per creare un Bari sempre più forte. Noi abbiamo dei giocatori forti, ce li teniamo stretti ma può succedere sempre di tutto. Non ho rimpianti di mercato, sono soddisfatto per quello che abbiamo fatto e quello che abbiamo. Folorunshio? L'ho voluto fortemente. Nel futuro si vedrà, la proprietà è la stessa e ci sono possibilità a cui si può attingere».

In conclusione, il direttore commenta il rinnovo del capitano e alcune operazioni complementari: «Di Cesare è l'incarnazione del Bari, è venuto in D e per quello che sta facendo meritava il rinnovo. Dopo farà altro insieme a noi, ha un grande senso di appartenenza; non ha mai fatto prevalere i soldi, da qui si vedono gli uomini veri. Chissà se potrà chiudere in un altra categoria. Galano? Era in partenza, voleva già spazio. Non ci sono state favorevoli a lui e non se n'è fatto niente. Non è, però, fuori lista. Polverino? Volevo dargli spazio e quando ho trovato la squadra che lo facesse giocare ho preso un ragazzo come Sarri che può dare qualcosa a questa squadra. Com'è giusto, bisogna avere tre portieri».

Una chiosa finale sull'evoluzione del calciomercato: «Prima nel calcio c'era più gente di personalità, ora c'è qualche ragazzino che si specchia di più sui social. Il mercato è sempre lo stesso, anche se si è alzato a livello economico e spesso il valore non equivale al guadagno».
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