Calcio
SSC Bari, rivoluzioni e ritorni. Via Carrera, Auteri mossa della disperazione
Il club cambia a due giornate dalla fine, affidandosi nuovamente al tecnico siciliano. Carta giusta per i playoff?
Bari - martedì 20 aprile 2021
15.13
"Revolvere: rotolare indietro, rivoltare, volgere indietro". In casa SSC Bari devono aver approfonditamente consultato il dizionario di latino per far sì che il loro concetto di "rivoluzione" fosse il più aderente possibile all'etimologia del termine. Per salvare quel che c'è da salvare di questa stagione disgraziata, infatti, il club della famiglia De Laurentiis ha deciso di tornare al passato: via Massimo Carrera, dentro nuovamente Gaetano Auteri, richiamato per le ultime due gare del campionato regolare e per il salto nel buio dei playoff.
Scelta giusta? Dirlo prima è compito impossibile. La scelta di una nuova rivoluzione, comunque, testimonia un fatto: la proprietà della SSC Bari non si arrende a un finale in sordina di un campionato deludente. E questo è un bene. Carrera (per colpe sue ma non solo) aveva perso molto del "fascino" comunicato alla piazza con i risultati delle sue prime quattro partite; le premesse c'erano tutte per pensare che avesse perso di mano le briglie della squadra. Le sconfitte di Catanzaro e Avellino e l'insipido pareggio (acciuffato al 90') con il Palermo al San Nicola sono l'acme di un'esperienza tutto meno che memorabile. Subentrato a inizio febbraio proprio ad Auteri, mister Carrera si è seduto 12 volte sulla panca dei galletti, collezionando 5 vittorie, 4 sconfitte e 3 pari. Media di 1,5 punti a partita (1,9 per il suo predecessore): troppo poco per una squadra che – sotto la sua gestione – è scivolata dal secondo al quarto posto, ancora non matematicamente al sicuro.
E, così, la scelta di separarsi. Dopo l'effetto "scossa" delle prime quattro partite (tre vittorie e un pareggio, fra cui il successo contro il Foggia in 10 contro 11), la carica innovativa dell'ex secondo di Conte si è lentamente dissolta. Carrera paga la confusione tattica delle ultime giornate: il 4-2-3-1 visto nelle prime uscite aveva – pur con fatica – dato un equilibrio alla squadra, tornata nel buio dell'inconcludenza con il passaggio a un 3-5-2 inspiegabile. Marras portato a fare il galleggiante fra centrocampo, trequarti e difesa, gioco sulle fasce lento e prevedibile, centrocampo in balia degli eventi, difesa macchinosa, attacco spuntato. Insomma, dell'ultimo Bari di Carrera non si salva nulla, checché ne dicesse il mister.
A tradire il tecnico lombardo, però, è stata anche una squadra più volte definita da tifosi e addetti ai lavori (anche su queste pagine) senza idee e senz'anima. L'involuzione dei leder tecnici e caratteriali è la chiave di lettura di molte delle disgrazie biancorosse. Antenucci da gennaio è il fantasma di se stesso: svogliato, indolente, impreciso, un solo goal (su rigore) nella gestione Carrera. Di Cesare spesso perde concentrazione in proteste evitabili, di Bianco si è più volte dovuto fare a meno a causa di espulsioni ingenue (prima del definitivo ko per infortunio), Sabbione dietro è da brividi. Se, poi, si aggiungono le prove insufficienti dei vari Semenzato, Lollo e Candellone il gioco è fatto: la rosa - uscita a pezzi dal mercato di gennaio - si è dimostrata inaffidabile, sul piano tecnico e su quello caratteriale. Il resto l'ha fatto la scelta di non sostituire il direttore sportivo: dopo l'esonero di Romairone, la SSC Bari è rimasta sprovvista di un collante fra squadra e proprietà, lasciando Carrera al suo destino ingrato. Dal 10 aprile (come previsto dalla normativa) c'è un nuovo direttore sportivo, il cui nome (almeno ufficialmente) non è stato ancora comunicato; altro errore grave, innanzitutto di programmazione.
E, adesso, la carta della disperazione: il ritorno di Auteri sa di ultima chiamata per portare in salvo la baracca. Il tecnico di Floridia è chiamato a fare il miracolo: riaccendere la fiammella in una squadra in bambola. Come farlo? Difficile dirlo, soprattutto perché la prima esperienza non ha dato i frutti sperati. Però dagli errori si può trarre insegnamento. Schemi cervellotici e sogni di calcio spettacolo semplicemente non funzionano, ad Auteri tocca cavare il massimo da quel che ha. Basti vedere i due goal fatti al Palermo, il miglior momento della gestione Carrera: cross in mezzo per la testa di Cianci (o di Perrotta, all'occorrenza), che va in porta o fa la sponda. La banalità calcistica, che però rende. Che la chiave per fare la voce grossa ai playoff sia ripartire dalle basi del calcio? Chissà, tocca ancora ad Auteri scoprirlo.
Scelta giusta? Dirlo prima è compito impossibile. La scelta di una nuova rivoluzione, comunque, testimonia un fatto: la proprietà della SSC Bari non si arrende a un finale in sordina di un campionato deludente. E questo è un bene. Carrera (per colpe sue ma non solo) aveva perso molto del "fascino" comunicato alla piazza con i risultati delle sue prime quattro partite; le premesse c'erano tutte per pensare che avesse perso di mano le briglie della squadra. Le sconfitte di Catanzaro e Avellino e l'insipido pareggio (acciuffato al 90') con il Palermo al San Nicola sono l'acme di un'esperienza tutto meno che memorabile. Subentrato a inizio febbraio proprio ad Auteri, mister Carrera si è seduto 12 volte sulla panca dei galletti, collezionando 5 vittorie, 4 sconfitte e 3 pari. Media di 1,5 punti a partita (1,9 per il suo predecessore): troppo poco per una squadra che – sotto la sua gestione – è scivolata dal secondo al quarto posto, ancora non matematicamente al sicuro.
E, così, la scelta di separarsi. Dopo l'effetto "scossa" delle prime quattro partite (tre vittorie e un pareggio, fra cui il successo contro il Foggia in 10 contro 11), la carica innovativa dell'ex secondo di Conte si è lentamente dissolta. Carrera paga la confusione tattica delle ultime giornate: il 4-2-3-1 visto nelle prime uscite aveva – pur con fatica – dato un equilibrio alla squadra, tornata nel buio dell'inconcludenza con il passaggio a un 3-5-2 inspiegabile. Marras portato a fare il galleggiante fra centrocampo, trequarti e difesa, gioco sulle fasce lento e prevedibile, centrocampo in balia degli eventi, difesa macchinosa, attacco spuntato. Insomma, dell'ultimo Bari di Carrera non si salva nulla, checché ne dicesse il mister.
A tradire il tecnico lombardo, però, è stata anche una squadra più volte definita da tifosi e addetti ai lavori (anche su queste pagine) senza idee e senz'anima. L'involuzione dei leder tecnici e caratteriali è la chiave di lettura di molte delle disgrazie biancorosse. Antenucci da gennaio è il fantasma di se stesso: svogliato, indolente, impreciso, un solo goal (su rigore) nella gestione Carrera. Di Cesare spesso perde concentrazione in proteste evitabili, di Bianco si è più volte dovuto fare a meno a causa di espulsioni ingenue (prima del definitivo ko per infortunio), Sabbione dietro è da brividi. Se, poi, si aggiungono le prove insufficienti dei vari Semenzato, Lollo e Candellone il gioco è fatto: la rosa - uscita a pezzi dal mercato di gennaio - si è dimostrata inaffidabile, sul piano tecnico e su quello caratteriale. Il resto l'ha fatto la scelta di non sostituire il direttore sportivo: dopo l'esonero di Romairone, la SSC Bari è rimasta sprovvista di un collante fra squadra e proprietà, lasciando Carrera al suo destino ingrato. Dal 10 aprile (come previsto dalla normativa) c'è un nuovo direttore sportivo, il cui nome (almeno ufficialmente) non è stato ancora comunicato; altro errore grave, innanzitutto di programmazione.
E, adesso, la carta della disperazione: il ritorno di Auteri sa di ultima chiamata per portare in salvo la baracca. Il tecnico di Floridia è chiamato a fare il miracolo: riaccendere la fiammella in una squadra in bambola. Come farlo? Difficile dirlo, soprattutto perché la prima esperienza non ha dato i frutti sperati. Però dagli errori si può trarre insegnamento. Schemi cervellotici e sogni di calcio spettacolo semplicemente non funzionano, ad Auteri tocca cavare il massimo da quel che ha. Basti vedere i due goal fatti al Palermo, il miglior momento della gestione Carrera: cross in mezzo per la testa di Cianci (o di Perrotta, all'occorrenza), che va in porta o fa la sponda. La banalità calcistica, che però rende. Che la chiave per fare la voce grossa ai playoff sia ripartire dalle basi del calcio? Chissà, tocca ancora ad Auteri scoprirlo.