Calcio
Testa e cuore oltre le difficoltà. Bari, la vittoria della svolta?
La rimonta di Brescia dà nuova linfa ai biancorossi. Può essere la sliding door del campionato
Bari - lunedì 30 ottobre 2023
Vittoria doveva essere, e vittoria è stata. Per la classifica, sì, ma soprattutto per la testa e il morale. Il Bari viene fuori dalle sabbie mobili e rimette la testa oltre la superficie, con il successo in rimonta a Brescia. Sul terreno, e sotto la pioggia, del Rigamonti finisce 1-2 per i galletti, che si portano a 14 punti e rivedono da una distanza più accettabile la zona playoff.
Ma, con tante partite ancora da riallineare e due terzi di campionato da giocare, la classifica ha un valore piuttosto relativo. Questo successo in rimonta, firmato nella ripresa da Diaw e Vicari per ribaltare l'iniziale rigore di Moncini, ha un significato importante soprattutto per riabilitare i biancorossi dal punto di vista psicologico. Già, perché il successo mancava da due mesi, contraddistinti a loro volta da quella spirale di pareggi sinonimo di una lunga serie di "vorrei ma non posso".
È la prima vittoria dopo otto partite, ed è la prima vittoria della gestione Marino. E se, dal punto di vista strettamente tecnico, non si apprezza un netto cambiamento rispetto al crepuscolo dell'epoca Mignani, va marcatamente sottolineato il ritrovato carattere della squadra, capace di andare oltre le sue ancora molte difficoltà, con la testa e soprattutto con il cuore.
Al Rigamonti è la prima senza Maiello, che nella migliore delle ipotesi si rivedrà a primavera inoltrata. E lo straniamento derivato dall'assenza del suo "cervello" il Bari lo mette tutto in campo, con un primo tempo a larghi tratti imbarazzante. Certo, ha ragione Marino quando dice che il cambio di formazione da parte del Brescia all'ultimo secondo, appreso praticamente nel tunnel degli spogliatoi, manda all'aria tutti i piani studiati in settimana. Un conto è affrontare una squadra con il 3-5-2, un conto è affrontare un 4-3-1-2, l'assetto assunto dalle rondinelle con l'avvicendamento in extremis tra Adorni (ko nel riscaldamento) e Fogliata. Una questione da considerare, è vero, ma lascia pensare l'ammissione fatta dal Marino nel post gara, quando ha parlato del difetto di comunicazione tra sé e la squadra.
Sta di fatto che il 4-4-2 organizzato dal Bari si squaglia già al minuto 11', quando la squadra di Gastaldello passa avanti con il rigore di Moncini, fortunato nell'esecuzione ma generosamente regalato dall'ingenua trattenuta su Bianchi da parte di capitan Di Cesare. Quando vedi anche un leader esperto commettere una topica del genere, allora è lecito pensare che sarà un'altra giornata nera.
E buna parte della prima frazione non fa altro che confermare le sensazioni iniziali: i biancorossi sono inermi davanti alla costruzione dal basso dei lombardi, che mettono facilmente guinzaglio e museruola a Frabotta (clamorosamente ancora fuori forma) e Dorval, spostato sulla linea di centrocampisti senza particolare profitto. Nei fatti, solo qualche sprazzo del solito Sibilli permette al Bari di battere qualche colpo nei 5' finali della prima frazione: Diaw e Nasti mettono qualche brivido a Lezzerini, che si guadagna la pagnotta.
La chiave di lettura della partita, nella ripresa, è il concomitante forfait di Bisoli e l'ingresso di Ricci (neo papà, tanti auguri) al posto di Frabotta. Il Brescia cala fisicamente, il Bari riguadagna animo e fiato, mostrandosi fin da subito più vivo. E ha ragione Diaw quando rende a sé e alla sua squadra il giusto merito di essere rimasti mentalmente attaccati alla partita, nonostante l'avvio in salita; era quel salto di personalità che si chiedeva ai biancorossi, e che era terribilmente mancato in quella sequela di interlocutori pareggi.
Il Bari si riorganizza, e il passaggio al 3-5-2 contribuisce a mettere ordine e a contrastare il Brescia colpo su colpo; una soluzione tattica che potrebbe anche rivelarsi a lungo termine, in attesa di capire Aramu che ruolo potrà avere in questo Bari. Dorval e Ricci fanno un bel lavoro a tutta fascia, Sibilli è più libero di trovare la sua posizione tra centrocampo e attacco, ben assistito da un vivace Koutsoupias e da Acampora, alle prese con l'apprendistato nel ruolo di regista. Il pressing sugli avversari è portato con più costrutto, tant'è che quando Sibilli ruba palla a Papetti in uscita ci mette poco o nulla a ribaltare il fronte e a innescare la profondità di Diaw, una saetta nel superare Mangraviti per freddare con un chirurgico mancino Lezzerini sul primo palo.
E all'improvviso sembra un flash back; il Bari pare essere tornato quello dell'anno scorso, con i suoi schemi semplici, collaudati e maledettamente efficaci. Certo, la guida tecnica nel frattempo è cambiata, così com'è cambiata l'interpretazione; ma da qui bisogna ripartire. Così come dal primo goal biancorosso di Vicari, che raccoglie il bel cross di Ricci, ci mette la capoccia e regala una meritata gioia ai 902 tifosi arrivati in Lombardia. Per un attimo, finalmente, sembra tutto facile; bastava ritrovare quella mentalità perduta nel nulla nel passaggio tra il vecchio campionato e il nuovo.
È la vittoria che serviva, innanzitutto per immettere un po' di serenità in un ambiente cosparso di polvere da sparo. E poi per ritrovare quella fiducia disperatamente cercata col lumino, e che adesso servirà per dare un senso nuovo a un campionato fin qui senza capo né coda, in cui le difficoltà e i limiti sono parsi più evidenti dei pregi, che pure questa squadra ha. Può essere la sliding door della stagione, la forbice che recide l'imballaggio legato attorno al morale del gruppo. Certo, la condizione fisica di tanti interpreti è ancora preoccupantemente indietro, ma il tempo - in questo senso - è il miglior dottore. E le vittorie sono il miglior antibiotico, per rimettere le cose a posto e riportare il Bari tra le protagoniste di un campionato che ha ancora tantissimi spazi per inserirsi nella lotta che conta. Sabato, al San Nicola contro l'Ascoli, sarà un altro esame cogente, per capire se quella di Brescia è davvero la vittoria della svolta o solo uno strappo senza seguito.
Ma, con tante partite ancora da riallineare e due terzi di campionato da giocare, la classifica ha un valore piuttosto relativo. Questo successo in rimonta, firmato nella ripresa da Diaw e Vicari per ribaltare l'iniziale rigore di Moncini, ha un significato importante soprattutto per riabilitare i biancorossi dal punto di vista psicologico. Già, perché il successo mancava da due mesi, contraddistinti a loro volta da quella spirale di pareggi sinonimo di una lunga serie di "vorrei ma non posso".
È la prima vittoria dopo otto partite, ed è la prima vittoria della gestione Marino. E se, dal punto di vista strettamente tecnico, non si apprezza un netto cambiamento rispetto al crepuscolo dell'epoca Mignani, va marcatamente sottolineato il ritrovato carattere della squadra, capace di andare oltre le sue ancora molte difficoltà, con la testa e soprattutto con il cuore.
Al Rigamonti è la prima senza Maiello, che nella migliore delle ipotesi si rivedrà a primavera inoltrata. E lo straniamento derivato dall'assenza del suo "cervello" il Bari lo mette tutto in campo, con un primo tempo a larghi tratti imbarazzante. Certo, ha ragione Marino quando dice che il cambio di formazione da parte del Brescia all'ultimo secondo, appreso praticamente nel tunnel degli spogliatoi, manda all'aria tutti i piani studiati in settimana. Un conto è affrontare una squadra con il 3-5-2, un conto è affrontare un 4-3-1-2, l'assetto assunto dalle rondinelle con l'avvicendamento in extremis tra Adorni (ko nel riscaldamento) e Fogliata. Una questione da considerare, è vero, ma lascia pensare l'ammissione fatta dal Marino nel post gara, quando ha parlato del difetto di comunicazione tra sé e la squadra.
Sta di fatto che il 4-4-2 organizzato dal Bari si squaglia già al minuto 11', quando la squadra di Gastaldello passa avanti con il rigore di Moncini, fortunato nell'esecuzione ma generosamente regalato dall'ingenua trattenuta su Bianchi da parte di capitan Di Cesare. Quando vedi anche un leader esperto commettere una topica del genere, allora è lecito pensare che sarà un'altra giornata nera.
E buna parte della prima frazione non fa altro che confermare le sensazioni iniziali: i biancorossi sono inermi davanti alla costruzione dal basso dei lombardi, che mettono facilmente guinzaglio e museruola a Frabotta (clamorosamente ancora fuori forma) e Dorval, spostato sulla linea di centrocampisti senza particolare profitto. Nei fatti, solo qualche sprazzo del solito Sibilli permette al Bari di battere qualche colpo nei 5' finali della prima frazione: Diaw e Nasti mettono qualche brivido a Lezzerini, che si guadagna la pagnotta.
La chiave di lettura della partita, nella ripresa, è il concomitante forfait di Bisoli e l'ingresso di Ricci (neo papà, tanti auguri) al posto di Frabotta. Il Brescia cala fisicamente, il Bari riguadagna animo e fiato, mostrandosi fin da subito più vivo. E ha ragione Diaw quando rende a sé e alla sua squadra il giusto merito di essere rimasti mentalmente attaccati alla partita, nonostante l'avvio in salita; era quel salto di personalità che si chiedeva ai biancorossi, e che era terribilmente mancato in quella sequela di interlocutori pareggi.
Il Bari si riorganizza, e il passaggio al 3-5-2 contribuisce a mettere ordine e a contrastare il Brescia colpo su colpo; una soluzione tattica che potrebbe anche rivelarsi a lungo termine, in attesa di capire Aramu che ruolo potrà avere in questo Bari. Dorval e Ricci fanno un bel lavoro a tutta fascia, Sibilli è più libero di trovare la sua posizione tra centrocampo e attacco, ben assistito da un vivace Koutsoupias e da Acampora, alle prese con l'apprendistato nel ruolo di regista. Il pressing sugli avversari è portato con più costrutto, tant'è che quando Sibilli ruba palla a Papetti in uscita ci mette poco o nulla a ribaltare il fronte e a innescare la profondità di Diaw, una saetta nel superare Mangraviti per freddare con un chirurgico mancino Lezzerini sul primo palo.
E all'improvviso sembra un flash back; il Bari pare essere tornato quello dell'anno scorso, con i suoi schemi semplici, collaudati e maledettamente efficaci. Certo, la guida tecnica nel frattempo è cambiata, così com'è cambiata l'interpretazione; ma da qui bisogna ripartire. Così come dal primo goal biancorosso di Vicari, che raccoglie il bel cross di Ricci, ci mette la capoccia e regala una meritata gioia ai 902 tifosi arrivati in Lombardia. Per un attimo, finalmente, sembra tutto facile; bastava ritrovare quella mentalità perduta nel nulla nel passaggio tra il vecchio campionato e il nuovo.
È la vittoria che serviva, innanzitutto per immettere un po' di serenità in un ambiente cosparso di polvere da sparo. E poi per ritrovare quella fiducia disperatamente cercata col lumino, e che adesso servirà per dare un senso nuovo a un campionato fin qui senza capo né coda, in cui le difficoltà e i limiti sono parsi più evidenti dei pregi, che pure questa squadra ha. Può essere la sliding door della stagione, la forbice che recide l'imballaggio legato attorno al morale del gruppo. Certo, la condizione fisica di tanti interpreti è ancora preoccupantemente indietro, ma il tempo - in questo senso - è il miglior dottore. E le vittorie sono il miglior antibiotico, per rimettere le cose a posto e riportare il Bari tra le protagoniste di un campionato che ha ancora tantissimi spazi per inserirsi nella lotta che conta. Sabato, al San Nicola contro l'Ascoli, sarà un altro esame cogente, per capire se quella di Brescia è davvero la vittoria della svolta o solo uno strappo senza seguito.