mirco antenucci bisceglie bari. <span>Foto ssc bari</span>
mirco antenucci bisceglie bari. Foto ssc bari
Calcio

Un derby per ritrovare il successo esterno. Il Bari cambia volto e torna a convincere

Decisivi il passaggio al 4-3-1-2 operato da Vivarini e la mentalità propositiva mostrata dalla squadra contro il Bisceglie

Un successo per scacciare i fantasmi. Il Bari torna a vincere fuori casa (non succedeva da Picerno-Bari 0-1 del 28 settembre) battendo 0-3 il Bisceglie al Ventura, in un derby senza precedenti e soprattutto senza storia. E lo fa, in modo particolare, tornando a convincere sul piano del gioco e della tenuta mentale, dopo i pareggi contro Catania e soprattutto Vibonese, che avevano segnato più di qualche passo indietro rispetto alle prime uscite della gestione Vivarini. Basta la doppietta di Antenucci (il primo su rigore, il secondo al termine di una bella azione in velocità) per indirizzare il match nel primo tempo, poi la capocciata di capitan Di Cesare nella ripresa manda definitivamente al tappeto un avversario che ha lasciato limpidi i guantoni di Frattali a fine partita.

Vero, il Bisceglie ha dimostrato di essere poca cosa. Rispetto alla Vibonese, la squadra di Pochesci ha pagato sì l'inferiorità tecnica rispetto al Bari, ma anche - e in special modo - l'assenza di un'idea di gioco, di trame che potessero andare a impensierire un Bari attento e preciso, che a tratti ha espresso anche un gioco convincente. Nell'economia della gara e della prestazione dei galletti hanno inciso in maniera preponderante due fattori: il primo è certamente il cambio di modulo. Una scelta dettata dalle contingenze, viste le condizioni non eccellenti di Costa in settimana, ma su cui Vivarini stava già ragionando da tempo. E così (almeno per una partita) finisce in soffitta l'equilibrato ma poco propositivo 3-5-2, in favore di un 4-3-1-2 più spregiudicato, in grado di favorire le qualità tecniche della squadra.

Un fattore che non ha mancato di segnalare nel post gara anche lo stesso Vivarini, uno che rispetto ai colleghi ha l'indiscusso pregio di non parlare dei moduli come se fossero tabù, ma di saperli sempre relazionare alle qualità dei singoli. Individualità che, pian piano, stanno tornando nella faretra del mister, a cui va dato il merito di saperle indirizzare nella giusta maniera. Il ritorno a centrocampo di Hamlili in questo Bari fa tutta la differenza del mondo: l'italo-marocchino è un corridore infaticabile, un uomo di bilanciamento preziosissimo ma anche un calciatore di non trascurabili doti tecniche. Il triangolo aperto con Antenucci in occasione del secondo goal biancorosso è un pezzo di bravura mica male, a maggior ragione su un campo non esattamente perfetto e regolare come quello del Ventura. Saggia anche la mossa di riportare Bianco davanti alla difesa allargando sul centro-sinistra Schiavone: l'ex Carpi garantisce filtro e ordine nei passaggi su breve distanza, l'ex Venezia invece fa intravedere anche doti d'inserimento oltre alla buona tecnica, tanto da procurare il rigore dello 0-1 prima di calciare l'angolo per lo 0-3 definitivo.

Nota di merito anche per Terrani, uno che in questa squadra sembra sempre meno un pesce fuor d'acqua. Il prodotto del settore giovanile dell'Inter si destreggia in maniera interessante sulla trequarti, permettendo al Bari di sviluppare le sue trame per vie centrali (cosa semi-inedita per una squadra che aveva e ha in Costa e nella fascia sinistra la fonte di gioco prediletta), permettendo a Berra e Perrotta, terzino per un giorno, di preoccuparsi quasi esclusivamente di coprire gli out dalle potenziali scorribande di Turi, Abonckelet, Camporeale e Diallo. Simeri da parte sua fa il solito lavoro sporco senza mai lamentarsi e, anzi, aprendo spazi importanti per Antenucci, arrivato a quota 9 goal in campionato e sempre più trascinatore tecnico e morale della squadra.

Altro fattore, e questa sì che è una novità, l'atteggiamento dei galletti: se dopo il 2-2 interno con la Vibonese il tecnico aveva "tirato le orecchie" ai suoi per una tendenza ad amministrare il vantaggio pericolosa quanto insulsa, contro il Bisceglie l'allenatore biancorosso ha potuto apprezzare - e pubblicamente elogiare - una squadra che non ha tirato il freno a mano dopo il vantaggio, che ha continuato ad attaccare con pericolose folate e che solo dopo lo 0-3 si è accontentata di gestire il margine.

Alla fine ne è venuta fuori una vittoria solo apparentemente scontata, ma di fatto preziosissima per reggere il passo di una Reggina praticamente infallibile, di una Ternana che ha ripreso a macinare punti e di un Monopoli certezza della corsa playoff. Anche dopo la vittoria di Bisceglie la classifica del Bari (26 punti) resta buona a metà: sono ancora 8 i punti che separano i biancorossi dalla vetta, con altre due squadre toste e continue nel mezzo. Vincere, però, era troppo importante, per il morale e per continuare a credere nella possibilità di una rimonta se lì davanti dovessero un minimo frenare. E il Bari l'ha fatto, tornando a convincere anche sul piano del gioco (a tratti) e della mentalità, contro però un avversario che può essere considerato un test probante solo fino a un certo punto. Le occasioni, però, non mancano: già domenica prossima si va a far visita alla Paganese, per un altro (l'ennesimo) esame da non fallire.
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