Calcio
Un pareggio che sa di sconfitta. Il 2020 del Bari inizia con un punto interrogativo
A Viterbo la peggior partita della gestione Vivarini. Servono più coraggio e rinforzi subito
Bari - lunedì 13 gennaio 2020
23.56
Il 2020 del Bari inizia con un pareggio che ha le sembianze di una sconfitta. La peggiore versione dei biancorossi nella gestione Vivarini strappa solo al 94' il risultato di 1-1 sul campo della Viterbese, con la prodezza in girata di D'Ursi a equilibrare il conto dopo il goal pronti-via di Bensaja per la squadra laziale.
Doveva essere la partita delle risposte, e invece è stata una domenica di domande. Il Bari fallisce una ghiotta occasione per riaprire (più o meno) concretamente il discorso promozione diretta, portandosi solo a -9 dalla Reggina capolista ma sconfitta 3-0 sul campo della Cavese. Poteva essere -7 dalla prima in classifica, e invece i biancorossi si ritrovano a 40 punti insieme alla Ternana, che nel finale fa fuori il Potenza nello scontro diretto e stacca anche il Monopoli, battuto al Veneziani dalla Paganese.
Tutto sommato, per come si erano messe le cose, va bene così. Una giornata che poteva essere di svolta si trasforma invece in un turno interlocutorio, in cui almeno il Bari è stato bravo e fortunato a limitare i danni. Però per Vivarini gli interrogativi aperti sono tanti, forse anche più di quelli che il tecnico si sarebbe aspettato. «A inizio partita siamo stati bloccati dalla troppa foga, volevamo distruggere l'avversario», la lettura del mister a fine partita. Qualcosa, però, non torna; a Vivarini forse è mancato un po' di coraggio per portare a casa una partita importantissima. L'atteggiamento del Bari per almeno 60' di gioco è stato molle, a tratti imbarazzante. Sul goal del vantaggio al 3' dei leoni laziali c'è la complicità di una fase difensiva statica, con Sabbione e Di Cesare che indietreggiano invece di andare a contrastare Bensaja e un centrocampo lento nel far filtro.
La partita del Rocchi, poi, fa emergere una volta in più la grave lacuna di questa rosa: un centrocampo in cui la qualità scarseggia. Bianco davanti alla difesa è uno schermo duttile e pronto al sacrificio (ieri meno di altre volte), Schiavone da mezzala va a corrente alternata. L'uscita di Hamlili con una spalla in disordine e l'ingresso di un Awua a tratti irritante somigliano a un dito premuto per spegnere l'interruttore del dinamismo e degli inserimenti, al cospetto di una squadra con sette titolari fuori e impegnata per 90' a difendersi. Il centrocampista nigeriano sembra un lontano cugino del prodigio della natura ammirato nelle sue prime uscite biancorosse, e Folorunsho (tutta la partita in panchina a Viterbo) ancora non appare un reale fattore in questa squadra.
La scelta di schierare Perrotta e Berra da terzini, inoltre, è sembrata una candida rinuncia al gioco sulle fasce, andando a intasare la manovra per vie centrali, lì dove Terrani la maggior parte delle volte fa troppa fatica a esprimersi nei panni del trequartista. Non è un caso che nella mezz'ora finale, con l'innesto di qualità grazie agli ingressi di D'Ursi e Costa (uno che in serie C dovrebbe essere titolare anche con 41 di febbre), la squadra abbia creato le migliori occasioni di tutta la partita, pur mostrando più frenesia che idee. Forse anche l'impiego di Kupisz (ormai da mesi fuori dai radar) nel secondo tempo avrebbe potuto avere un senso per scardinare una Viterbese arroccata a protezione del vantaggio. La rete di D'Ursi è un gioiello che l'ex Catanzaro confeziona grazie alle sue indiscusse capacità tecniche e alla caparbietà di Simeri nel tenere vivo e crossare da destra un pallone che sembrava morto. L'attaccante campano e Antenucci sembrano aver perso quell'intesa magica di fine 2019, ma restano comunque fra i più positivi per voglia, sacrificio e impegno.
Ora, però, archiviata quest'altra mezza delusione è tempo di trovare risposte. Gennaio è mese di mercato, e il Bari è proprio di innesti che ha bisogno. La qualità di Laribi lì in mezzo serve al più presto, e questa dovrebbe essere la settimana giusta per portare l'italo-tunisino alla corte di Vivarini. Poi c'è bisogno di accelerare per il trequartista, ruolo chiave nel 4-3-1-2 ma che, paradossalmente, al Bari manca. Se a Ninkovic non si può arrivare, allora che si viri su un altro obiettivo, e che lo si faccia alla svelta. Dal doppio turno interno contro le piccole Rieti e Sicula Leonzio passano moltissime della ambizioni di un Bari che, finora, ha collezionato troppe occasioni perse.
Doveva essere la partita delle risposte, e invece è stata una domenica di domande. Il Bari fallisce una ghiotta occasione per riaprire (più o meno) concretamente il discorso promozione diretta, portandosi solo a -9 dalla Reggina capolista ma sconfitta 3-0 sul campo della Cavese. Poteva essere -7 dalla prima in classifica, e invece i biancorossi si ritrovano a 40 punti insieme alla Ternana, che nel finale fa fuori il Potenza nello scontro diretto e stacca anche il Monopoli, battuto al Veneziani dalla Paganese.
Tutto sommato, per come si erano messe le cose, va bene così. Una giornata che poteva essere di svolta si trasforma invece in un turno interlocutorio, in cui almeno il Bari è stato bravo e fortunato a limitare i danni. Però per Vivarini gli interrogativi aperti sono tanti, forse anche più di quelli che il tecnico si sarebbe aspettato. «A inizio partita siamo stati bloccati dalla troppa foga, volevamo distruggere l'avversario», la lettura del mister a fine partita. Qualcosa, però, non torna; a Vivarini forse è mancato un po' di coraggio per portare a casa una partita importantissima. L'atteggiamento del Bari per almeno 60' di gioco è stato molle, a tratti imbarazzante. Sul goal del vantaggio al 3' dei leoni laziali c'è la complicità di una fase difensiva statica, con Sabbione e Di Cesare che indietreggiano invece di andare a contrastare Bensaja e un centrocampo lento nel far filtro.
La partita del Rocchi, poi, fa emergere una volta in più la grave lacuna di questa rosa: un centrocampo in cui la qualità scarseggia. Bianco davanti alla difesa è uno schermo duttile e pronto al sacrificio (ieri meno di altre volte), Schiavone da mezzala va a corrente alternata. L'uscita di Hamlili con una spalla in disordine e l'ingresso di un Awua a tratti irritante somigliano a un dito premuto per spegnere l'interruttore del dinamismo e degli inserimenti, al cospetto di una squadra con sette titolari fuori e impegnata per 90' a difendersi. Il centrocampista nigeriano sembra un lontano cugino del prodigio della natura ammirato nelle sue prime uscite biancorosse, e Folorunsho (tutta la partita in panchina a Viterbo) ancora non appare un reale fattore in questa squadra.
La scelta di schierare Perrotta e Berra da terzini, inoltre, è sembrata una candida rinuncia al gioco sulle fasce, andando a intasare la manovra per vie centrali, lì dove Terrani la maggior parte delle volte fa troppa fatica a esprimersi nei panni del trequartista. Non è un caso che nella mezz'ora finale, con l'innesto di qualità grazie agli ingressi di D'Ursi e Costa (uno che in serie C dovrebbe essere titolare anche con 41 di febbre), la squadra abbia creato le migliori occasioni di tutta la partita, pur mostrando più frenesia che idee. Forse anche l'impiego di Kupisz (ormai da mesi fuori dai radar) nel secondo tempo avrebbe potuto avere un senso per scardinare una Viterbese arroccata a protezione del vantaggio. La rete di D'Ursi è un gioiello che l'ex Catanzaro confeziona grazie alle sue indiscusse capacità tecniche e alla caparbietà di Simeri nel tenere vivo e crossare da destra un pallone che sembrava morto. L'attaccante campano e Antenucci sembrano aver perso quell'intesa magica di fine 2019, ma restano comunque fra i più positivi per voglia, sacrificio e impegno.
Ora, però, archiviata quest'altra mezza delusione è tempo di trovare risposte. Gennaio è mese di mercato, e il Bari è proprio di innesti che ha bisogno. La qualità di Laribi lì in mezzo serve al più presto, e questa dovrebbe essere la settimana giusta per portare l'italo-tunisino alla corte di Vivarini. Poi c'è bisogno di accelerare per il trequartista, ruolo chiave nel 4-3-1-2 ma che, paradossalmente, al Bari manca. Se a Ninkovic non si può arrivare, allora che si viri su un altro obiettivo, e che lo si faccia alla svelta. Dal doppio turno interno contro le piccole Rieti e Sicula Leonzio passano moltissime della ambizioni di un Bari che, finora, ha collezionato troppe occasioni perse.