Calcio
Una vittoria “obbligata”, il Bari riparte ma ancora non convince
Il successo sulla modesta Paganese al San Nicola rilancia i biancorossi, però la crisi non è ancora alle spalle
Bari - domenica 28 marzo 2021
14.19
Doveva essere vittoria, per muovere una classifica inerte e per salvare la faccia dopo un periodo di crollo verticale, e vittoria è stata. Il Bari, obbligato a ritrovare i tre punti, batte 2-0 al San Nicola la modesta Paganese, invischiata nella palude della zona-retrocessione. Da qui, però, a convincere ce ne passa; il Bari si accontenta di mettere pressione al Catanzaro, impegnato a Torre del Greco per conservare il terzo posto, momentaneamente reclamato dai biancorossi. «La vittoria è la migliore cura», dice Carrera centrando un punto: il suo Bari è malato, e dalla Paganese arriva una medicina che è, però, solo l'inizio di percorso terapeutico che appare ancora lungo e tortuoso.
Partendo dalle note positive, in cima va posto l'esordio da titolare del giovane Mercurio. Il trequartista barese, gettato da Carrera nella mischia dal 1' per gli acciacchi di Cianci, già al 5' si fa vedere dalle parti del portiere campano con una bomba di destro che chiama Baiocco a una parata non semplice. Mercurio dialoga bene con Antenucci, non si nasconde, distribuisce palloni interessanti sulla trequarti: le premesse ci sono tutte, bisogna però lasciargli tempo, modo e spazio di crescere in tranquillità e diventare una risorsa preziosa per il Bari del futuro.
In una squadra che ancora funziona poco, il gradino più alto del podio se lo prende – per una volta – Bianco, il meno appariscente di tutti. Un ordinato "equilibratore" del centrocampo che sale alla ribalta della cronaca con un bolide mancino dal limite che regala al Bari un vantaggio, nel complesso, meritato. L'arte del goal (è il primo della sua avventura biancorossa) non gli appartiene, ma sceglie il momento migliore per tirare fuori il coniglio dal cilindro. Un "bravo" se lo merita tutto. Chi, invece, di goal se ne intende è – anche qui un po' a sorpresa – D'Ursi. In sordina, a fari spenti, l'ex Catanzaro realizza il suo settimo centro in stagione, suggellando il successo di un Bari che ha il volto del suo numero 11: allegro e scanzonato quando si accende, indolente e prigioniero di tanta discontinuità nei suoi momenti più bui. Stavolta ha avuto ragione Carrera nel mandarlo in campo a inizio ripresa al posto di uno spento Rolando; che sia di buon auspicio.
Non basta, però, per dire che la crisi del Bari sia definitivamente alle spalle. Poche idee, gioco intermittente, difesa incerta e lenta. La piccola Paganese in almeno un paio di occasioni mette i brividi alla retroguardia biancorossa, palesando tutti i limiti della "linea Siegfried" dei galletti. Nel primo tempo Raffini si divora l'occasione del pari sparando largo da pochi metri su suggerimento di Guadagni alle spalle degli statici Perrotta e Di Cesare. Nel finale il neo entrato Mendicino cestina il punto per riaprire la gara centrando il palo da zero metri, con i difensori del Bari colpevolmente immobili. Insomma, un vecchio problema risolto solamente dalla mira difettosa degli avanti avversari. Il migliore si conferma Minelli, mentre dalla sua Semenzato continua a lasciare punti interrogativi aperti. L'assenza di alternative in difesa è - in questo momento - il grattacapo più grande con cui deve fare i conti Carrera.
E anche sul piano della manovra le difficoltà permangono. Antenucci, riportato in posizione di centravanti, spesso arretra per andare a giocare il pallone sulla trequarti o addirittura in mediana. Non è un caso, infatti, che lo spunto migliore della sua partita avvenga in occasione del raddoppio di D'Ursi, quando da regista offensivo apre a sinistra per lo smarcamento di De Risio, autore dell'assist vincente. Marras, dalla sua, si conferma giocatore incisivo solo nelle giornate di massima ispirazione; quando, invece, il genio non riesce a fluire con continuità, il 10 fatica a essere un fattore determinante come ci si aspetterebbe da lui. Anche Cianci, entrato nel finale, combina poco o nulla, influenzato anche dai suoi guai fisici.
Insomma, il Bari vince ma non fa stropicciare gli occhi, anzi. Per ora, però, può bastare così. Dopo la miseria di un punto in quattro giornate contava vincere innanzitutto; il resto può andare sotto la voce "accessorio". È un discreto viatico per dare un senso a questo finale di stagione regolare, mettere un po' di fiducia nel serbatoio in vista della trasferta a Vibo della settimana prossima e, soprattutto, dei playoff. Di questi tempi è già qualcosa.
Partendo dalle note positive, in cima va posto l'esordio da titolare del giovane Mercurio. Il trequartista barese, gettato da Carrera nella mischia dal 1' per gli acciacchi di Cianci, già al 5' si fa vedere dalle parti del portiere campano con una bomba di destro che chiama Baiocco a una parata non semplice. Mercurio dialoga bene con Antenucci, non si nasconde, distribuisce palloni interessanti sulla trequarti: le premesse ci sono tutte, bisogna però lasciargli tempo, modo e spazio di crescere in tranquillità e diventare una risorsa preziosa per il Bari del futuro.
In una squadra che ancora funziona poco, il gradino più alto del podio se lo prende – per una volta – Bianco, il meno appariscente di tutti. Un ordinato "equilibratore" del centrocampo che sale alla ribalta della cronaca con un bolide mancino dal limite che regala al Bari un vantaggio, nel complesso, meritato. L'arte del goal (è il primo della sua avventura biancorossa) non gli appartiene, ma sceglie il momento migliore per tirare fuori il coniglio dal cilindro. Un "bravo" se lo merita tutto. Chi, invece, di goal se ne intende è – anche qui un po' a sorpresa – D'Ursi. In sordina, a fari spenti, l'ex Catanzaro realizza il suo settimo centro in stagione, suggellando il successo di un Bari che ha il volto del suo numero 11: allegro e scanzonato quando si accende, indolente e prigioniero di tanta discontinuità nei suoi momenti più bui. Stavolta ha avuto ragione Carrera nel mandarlo in campo a inizio ripresa al posto di uno spento Rolando; che sia di buon auspicio.
Non basta, però, per dire che la crisi del Bari sia definitivamente alle spalle. Poche idee, gioco intermittente, difesa incerta e lenta. La piccola Paganese in almeno un paio di occasioni mette i brividi alla retroguardia biancorossa, palesando tutti i limiti della "linea Siegfried" dei galletti. Nel primo tempo Raffini si divora l'occasione del pari sparando largo da pochi metri su suggerimento di Guadagni alle spalle degli statici Perrotta e Di Cesare. Nel finale il neo entrato Mendicino cestina il punto per riaprire la gara centrando il palo da zero metri, con i difensori del Bari colpevolmente immobili. Insomma, un vecchio problema risolto solamente dalla mira difettosa degli avanti avversari. Il migliore si conferma Minelli, mentre dalla sua Semenzato continua a lasciare punti interrogativi aperti. L'assenza di alternative in difesa è - in questo momento - il grattacapo più grande con cui deve fare i conti Carrera.
E anche sul piano della manovra le difficoltà permangono. Antenucci, riportato in posizione di centravanti, spesso arretra per andare a giocare il pallone sulla trequarti o addirittura in mediana. Non è un caso, infatti, che lo spunto migliore della sua partita avvenga in occasione del raddoppio di D'Ursi, quando da regista offensivo apre a sinistra per lo smarcamento di De Risio, autore dell'assist vincente. Marras, dalla sua, si conferma giocatore incisivo solo nelle giornate di massima ispirazione; quando, invece, il genio non riesce a fluire con continuità, il 10 fatica a essere un fattore determinante come ci si aspetterebbe da lui. Anche Cianci, entrato nel finale, combina poco o nulla, influenzato anche dai suoi guai fisici.
Insomma, il Bari vince ma non fa stropicciare gli occhi, anzi. Per ora, però, può bastare così. Dopo la miseria di un punto in quattro giornate contava vincere innanzitutto; il resto può andare sotto la voce "accessorio". È un discreto viatico per dare un senso a questo finale di stagione regolare, mettere un po' di fiducia nel serbatoio in vista della trasferta a Vibo della settimana prossima e, soprattutto, dei playoff. Di questi tempi è già qualcosa.