Calcio
Verso Bari-Avellino, Mignani: «Io fortunato ma ci ho messo del mio. Promozione è bel riconoscimento»
Il mister: «Alla fine del girone di andata abbiamo dato un segnale importante. Pronto per la B? Non c’è mai un momento giusto per esserlo»
Bari - sabato 9 aprile 2022
15.38
La promozione in serie B ormai è matematica. Il Bari torna nella cadetteria a quattro anni dal fallimento, vincendo con merito il campionato di serie B: «Una bella soddisfazione - dice mister Michele Mignani, alla vigilia della sfida contro l'Avellino al San Nicola. Ci siamo tolti di dosso un po' di peso, ora ce la godiamo. Era l'obiettivo per cui abbiamo lavorato fin dall'inizio, l'abbiamo raggiunto con tanto vantaggio sulle inseguitrici: questo gratifica il nostro lavoro».
Per la prima volta, la maschera seriosa di Mignani sembra aprirsi in un mezzo sorriso: «Ognuno è fatto a modo proprio. Io non amo condividere con gli altri i miei pensieri, ma sono contento perché per me è una crescita professionale. Allenare un anno qui mi ha fatto crescere tanto, grazie al contesto, ai giocatori e al direttore. Speriamo che sia un punto di partenza, soprattutto per il Bari e anche per me».
E in settimana per il tecnico è arrivata la riconferma dal direttore sportivo Ciro Polito: sarà Mignani a guidare il Bari in serie B. «Il nostro direttore è unico, con lui ho un rapporto quotidiano dentro e fuori dal calcio - spiega Mignani. Lui è stato la mia forza, mi ha portato qui e mi ha dato stima, fiducia e serenità in tutti i momenti del campionato. Soprattutto nella conferenza stampa in cui ha annunciato la mia permanenza. Non si rimane per diritto ricevuto, ma perché si ha la stima dei propri datori di lavoro. Mi viene in mente la mia conferenza stampa con il direttore e il presidente; Polito ha fatto una scelta che sembrava "folle", ma alla fine ha pagato. La fortuna di una persona è essere al posto giusto nel momento giusto; io mi ci sono trovato perché mi ha portato il direttore. Per me è stato fondamentale l'appoggio del direttore. In questa società c'è rispetto dei ruoli, ognuno fa quello che deve fare. Con Polito mi sono sempre confrontato, ma mi ha lasciato libero di fare. La mano importante che mi ha dato è stata quando c'è stato da supervisionare cose che non andavano. Lui è sempre presente nello spogliatoio».
Eppure la stagione non era iniziata bene, con il ritiro funestato dal Covid: «Storo è stato particolarissimo, perché eravamo in costruzione con tanti giocatori che avremmo salutato, e in più c'è stato il Covid - ricorda il mister. Lì però abbiamo subito creato un rapporto molto schietto e onesto: ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che c'era da fare qualcosa di grande. Con l'aiuto di tutti, questo gruppo si è cementato e ha raggiunto l'obiettivo».
Però, poi, le cose si sono messe bene: «Partite manifesto? Le ultime del girone d'andata - spiega Mignani. Penso ad Andria, Avellino e Palermo, quando il campionato era apertissimo. Lì la squadra ha dato un segnale a tutti. Giocatore che mi ha sorpreso? Li conoscevo un po' tutti, ma finché non li alleni non li conosci mai fino in fondo. Il primo a cui penso è Polverino, che si è trovato in una situazione difficile e si è trovato a giocare in un momento complesso. Ho avuto la fortuna di avere un gruppo di giocatori, soprattutto in chi ha giocato meno, che si è sempre fatto trovare pronto e ha fatto la differenza in molte partite».
La grande umiltà è sempre stata una delle qualità di Mignani maggiormente apprezzate dai tifosi: «Questi sacrifici li fanno in tanti nella vita - spiega il tecnico biancorosso. Chiunque faccia il suo mestiere al massimo deve venire premiato con un riconoscimento; il calcio a volte è meritocratico e a volte no, ma io ho avuto la fortuna di venire ad allenare in una piazza importante e questo riconoscimento arriva alla fine di un percorso. Sono stato fortunato, ma ci ho messo anche del lavoro dentro. Non mi sono mai considerato sfigato, alla lunga raccogli quello che meriti. I campionati li vincono quasi sempre le squadre forti, il merito va sempre diviso. Sapevo che questa poteva essere l'occasione giusta per me, se non ci fossi riuscito quest'anno mi sarei fatto delle domande. Ci sono, però, allenatori che salgono di categoria senza vincere i campionati e chi sale vincendo tutti i campionati. Ho avuto un squadra che mi ha dato la possibilità di vincere».
Parlare di serie B? È ancora un po' prematuro: «Non c'è un momento in cui scegliere se essere pronto o meno - continua il mister del Bari. Ho fatto due anni da collaboratore in serie B, conosco la categoria. Il calcio è sempre lo stesso, devi essere sempre pronto. Non si può piacere a tutti, fa parte del lavoro: non mi faccio problemi, devo cercare di fare il massimo del mio meglio. Quando dai il massimo puoi camminare a testa alta, la forza di un allenatore è avere una grande società, un grande direttore e dei giocatori. Ci sono altri più braci di me, io devo continuare a studiare e ad aggiornarmi. Io sono stato affascinato da Bari e dal suo calore, ma non esco moltissimo: sono stato a Palese, più tranquillo che in centro. Ero qui per lavorare, non per fare il turista».
E domani si va verso quota 25mila spettatori allo stadio, un record probabilmente ineguagliabile per la serie C. Insomma, a Bari c'è ancora voglia di festa: «È bello vivere questi momenti con tifosi e città, non è detto che in carriera si riesca a vincere un campionato. Abbiamo raggiunto l'obiettivo, l'affetto dei tifosi era scontato passasse dal risultato. Vivere questa cosa in una città come Bari, dopo una rabbia sopita di quattro anni, è ancora più bello».
La notizia delle ultime ore, però, riguarda il fallimento del Catania e l'estromissione della squadra etnea a tre giornate dalla fine. Tutti i punti conquistati contro i rossazzurri verranno revocati, anche se questo matematicamente non rimette in discussione la promozione del Bari. «Ogni tanto capita di perdere qualcuno per strada. Mi dispiace, credo che escludere una squadra a tre giornate dalla fine si falsi il campionato: viene premiato chi ha fatto meno risultati. Vanno fatti dei controlli prima, per non arrivare a questo punto», la ricetta di Mignani.
Nell'immediato, per il Bari ci sono da giocare le ultime tre sfide di campionato, prima di dedicarsi alla supercoppa contro le altre vincitrici dei gironi di serie C: «Ora c'è da finire il campionato, pensiamo alla partita di domani. Manca ancora un allenamento, ho ancora da pensare alla formazione. Non rischieremo chi ha qualche piccolo fastidio, non ci saranno Pucino e Botta. Ci sarà spazio per tanti, ma cerchiamo di capire chi sta meglio. Gautieri? Lo conosco da avversario, sia da calciatore sia da allenatore. Grande rispetto, con me si è sempre comportato bene e domani lo vedo volentieri», conclude Mignani.
Per la prima volta, la maschera seriosa di Mignani sembra aprirsi in un mezzo sorriso: «Ognuno è fatto a modo proprio. Io non amo condividere con gli altri i miei pensieri, ma sono contento perché per me è una crescita professionale. Allenare un anno qui mi ha fatto crescere tanto, grazie al contesto, ai giocatori e al direttore. Speriamo che sia un punto di partenza, soprattutto per il Bari e anche per me».
E in settimana per il tecnico è arrivata la riconferma dal direttore sportivo Ciro Polito: sarà Mignani a guidare il Bari in serie B. «Il nostro direttore è unico, con lui ho un rapporto quotidiano dentro e fuori dal calcio - spiega Mignani. Lui è stato la mia forza, mi ha portato qui e mi ha dato stima, fiducia e serenità in tutti i momenti del campionato. Soprattutto nella conferenza stampa in cui ha annunciato la mia permanenza. Non si rimane per diritto ricevuto, ma perché si ha la stima dei propri datori di lavoro. Mi viene in mente la mia conferenza stampa con il direttore e il presidente; Polito ha fatto una scelta che sembrava "folle", ma alla fine ha pagato. La fortuna di una persona è essere al posto giusto nel momento giusto; io mi ci sono trovato perché mi ha portato il direttore. Per me è stato fondamentale l'appoggio del direttore. In questa società c'è rispetto dei ruoli, ognuno fa quello che deve fare. Con Polito mi sono sempre confrontato, ma mi ha lasciato libero di fare. La mano importante che mi ha dato è stata quando c'è stato da supervisionare cose che non andavano. Lui è sempre presente nello spogliatoio».
Eppure la stagione non era iniziata bene, con il ritiro funestato dal Covid: «Storo è stato particolarissimo, perché eravamo in costruzione con tanti giocatori che avremmo salutato, e in più c'è stato il Covid - ricorda il mister. Lì però abbiamo subito creato un rapporto molto schietto e onesto: ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che c'era da fare qualcosa di grande. Con l'aiuto di tutti, questo gruppo si è cementato e ha raggiunto l'obiettivo».
Però, poi, le cose si sono messe bene: «Partite manifesto? Le ultime del girone d'andata - spiega Mignani. Penso ad Andria, Avellino e Palermo, quando il campionato era apertissimo. Lì la squadra ha dato un segnale a tutti. Giocatore che mi ha sorpreso? Li conoscevo un po' tutti, ma finché non li alleni non li conosci mai fino in fondo. Il primo a cui penso è Polverino, che si è trovato in una situazione difficile e si è trovato a giocare in un momento complesso. Ho avuto la fortuna di avere un gruppo di giocatori, soprattutto in chi ha giocato meno, che si è sempre fatto trovare pronto e ha fatto la differenza in molte partite».
La grande umiltà è sempre stata una delle qualità di Mignani maggiormente apprezzate dai tifosi: «Questi sacrifici li fanno in tanti nella vita - spiega il tecnico biancorosso. Chiunque faccia il suo mestiere al massimo deve venire premiato con un riconoscimento; il calcio a volte è meritocratico e a volte no, ma io ho avuto la fortuna di venire ad allenare in una piazza importante e questo riconoscimento arriva alla fine di un percorso. Sono stato fortunato, ma ci ho messo anche del lavoro dentro. Non mi sono mai considerato sfigato, alla lunga raccogli quello che meriti. I campionati li vincono quasi sempre le squadre forti, il merito va sempre diviso. Sapevo che questa poteva essere l'occasione giusta per me, se non ci fossi riuscito quest'anno mi sarei fatto delle domande. Ci sono, però, allenatori che salgono di categoria senza vincere i campionati e chi sale vincendo tutti i campionati. Ho avuto un squadra che mi ha dato la possibilità di vincere».
Parlare di serie B? È ancora un po' prematuro: «Non c'è un momento in cui scegliere se essere pronto o meno - continua il mister del Bari. Ho fatto due anni da collaboratore in serie B, conosco la categoria. Il calcio è sempre lo stesso, devi essere sempre pronto. Non si può piacere a tutti, fa parte del lavoro: non mi faccio problemi, devo cercare di fare il massimo del mio meglio. Quando dai il massimo puoi camminare a testa alta, la forza di un allenatore è avere una grande società, un grande direttore e dei giocatori. Ci sono altri più braci di me, io devo continuare a studiare e ad aggiornarmi. Io sono stato affascinato da Bari e dal suo calore, ma non esco moltissimo: sono stato a Palese, più tranquillo che in centro. Ero qui per lavorare, non per fare il turista».
E domani si va verso quota 25mila spettatori allo stadio, un record probabilmente ineguagliabile per la serie C. Insomma, a Bari c'è ancora voglia di festa: «È bello vivere questi momenti con tifosi e città, non è detto che in carriera si riesca a vincere un campionato. Abbiamo raggiunto l'obiettivo, l'affetto dei tifosi era scontato passasse dal risultato. Vivere questa cosa in una città come Bari, dopo una rabbia sopita di quattro anni, è ancora più bello».
La notizia delle ultime ore, però, riguarda il fallimento del Catania e l'estromissione della squadra etnea a tre giornate dalla fine. Tutti i punti conquistati contro i rossazzurri verranno revocati, anche se questo matematicamente non rimette in discussione la promozione del Bari. «Ogni tanto capita di perdere qualcuno per strada. Mi dispiace, credo che escludere una squadra a tre giornate dalla fine si falsi il campionato: viene premiato chi ha fatto meno risultati. Vanno fatti dei controlli prima, per non arrivare a questo punto», la ricetta di Mignani.
Nell'immediato, per il Bari ci sono da giocare le ultime tre sfide di campionato, prima di dedicarsi alla supercoppa contro le altre vincitrici dei gironi di serie C: «Ora c'è da finire il campionato, pensiamo alla partita di domani. Manca ancora un allenamento, ho ancora da pensare alla formazione. Non rischieremo chi ha qualche piccolo fastidio, non ci saranno Pucino e Botta. Ci sarà spazio per tanti, ma cerchiamo di capire chi sta meglio. Gautieri? Lo conosco da avversario, sia da calciatore sia da allenatore. Grande rispetto, con me si è sempre comportato bene e domani lo vedo volentieri», conclude Mignani.