Calcio
Vittoria e vecchi errori, il Bari si sporca le mani e torna a sorridere
Biancorossi premiati dall'effetto San Nicola: contro l'Avellino arriva il successo dopo un finale di sofferenza
Bari - lunedì 2 marzo 2020
0.35
Antibiotico San Nicola: dopo due pareggi esterni consecutivi, il ritorno a casa coincide con il ritorno al successo, il sesto consecutivo fra le mura amiche. Il Bari riprende la sua corsa, rifilando il 2-1 all'Avellino che vale la bellezza di 24 risultati utili di fila, un record che Vivarini continua a perfezionare.
Tutto facile per 70', tutto complicato per i restanti 20' di gioco. Primo tempo condotto con diligenza dal Bari, che alla mezz'ora trova il goal con Antenucci, assistito da Simeri, che approfitta di un'incertezza della difesa irpina per sbloccare una partita comandata senza troppi patemi, a eccezione della clamorosa occasione sciupata da Albadoro per il pareggio. Tutto si mette in discesa al 5' della ripresa: schema su punizione di Laribi, sponda di Antenucci al volo e Perrotta insacca a porta vuota, per la disperazione del mister campano Capuano, uno che ha fama di essere un vero stratega dei piazzati.
Gioco, partita, incontro? Neanche per sogno: i biancorossi ricadono nel solito vizio di voler gestire il vantaggio, provando a mantenere il possesso ma lasciandosi andare a qualche sbavatura di troppo. Alla mezz'ora della ripresa la frittata: Laribi regala palla all'Avellino, che va al tiro con Di Paolantonio dal limite, respinta rivedibile di Frattali e l'ex Albadoro stavolta non si fa pregare per metterla in rete.
Un film già visto tante volte in questa stagione, ma stavolta con un finale diverso. «Bravi a sporcarci le mani», il commento di Vivarini, a cui fa eco Perrotta, che parla di «Partita senza fronzoli». Vero, il Bari nel finale ha dimostrato di saper anche soffrire, con umiltà, denti stretti e senza quella "mentalità borghese" che il tecnico voleva allontanare nel pre partita.
Poco fioretto, tanta sciabola quando c'è da difendere un risultato troppo prezioso per il finale di stagione. Stavolta il Bari c'è stato, a differenza di quanto accaduto in più di una circostanza nel recente passato. È la mentalità della serie C: può capitare di dover concedere qualcosa a un avversario come l'Avellino, venuto al San Nicola con una gran fame di punti playoff, ma l'importante è non disunirsi, portando a casa la posta piena anche con le cattive maniere.
Un upgrade mentale che forse arriva tardi, ma che comunque arriva. Non era scontato per una squadra ricca di talento ma che forse finora ha difettato un po' di carattere, soprattutto nei momenti decisivi. Il Bari del San Nicola si conferma una certezza: in un modo o nell'altro il risultato arriva, quando c'è da far punti il terreno amico assai di rado tradisce.
Si attende ancora il salto di qualità fuori casa, dove il Bari non ha mai vinto nel nuovo anno solare. Il prossimo esame si chiama Catanzaro, ed è bello tosto. Eppure provarci è un obbligo: per blindare il secondo posto dagli assalti di un Monopoli veemente, e per provare a mettere pressione alla Reggina, che dopo la sconfitta interna con i biancoverdi ritorna a "solo" +7 sul Bari. Un finale di campionato incerto, che ai galletti chiede di mettere le marce alte per tentare un'impresa che - nonostante tutto - sembra ancora possibile.
Tutto facile per 70', tutto complicato per i restanti 20' di gioco. Primo tempo condotto con diligenza dal Bari, che alla mezz'ora trova il goal con Antenucci, assistito da Simeri, che approfitta di un'incertezza della difesa irpina per sbloccare una partita comandata senza troppi patemi, a eccezione della clamorosa occasione sciupata da Albadoro per il pareggio. Tutto si mette in discesa al 5' della ripresa: schema su punizione di Laribi, sponda di Antenucci al volo e Perrotta insacca a porta vuota, per la disperazione del mister campano Capuano, uno che ha fama di essere un vero stratega dei piazzati.
Gioco, partita, incontro? Neanche per sogno: i biancorossi ricadono nel solito vizio di voler gestire il vantaggio, provando a mantenere il possesso ma lasciandosi andare a qualche sbavatura di troppo. Alla mezz'ora della ripresa la frittata: Laribi regala palla all'Avellino, che va al tiro con Di Paolantonio dal limite, respinta rivedibile di Frattali e l'ex Albadoro stavolta non si fa pregare per metterla in rete.
Un film già visto tante volte in questa stagione, ma stavolta con un finale diverso. «Bravi a sporcarci le mani», il commento di Vivarini, a cui fa eco Perrotta, che parla di «Partita senza fronzoli». Vero, il Bari nel finale ha dimostrato di saper anche soffrire, con umiltà, denti stretti e senza quella "mentalità borghese" che il tecnico voleva allontanare nel pre partita.
Poco fioretto, tanta sciabola quando c'è da difendere un risultato troppo prezioso per il finale di stagione. Stavolta il Bari c'è stato, a differenza di quanto accaduto in più di una circostanza nel recente passato. È la mentalità della serie C: può capitare di dover concedere qualcosa a un avversario come l'Avellino, venuto al San Nicola con una gran fame di punti playoff, ma l'importante è non disunirsi, portando a casa la posta piena anche con le cattive maniere.
Un upgrade mentale che forse arriva tardi, ma che comunque arriva. Non era scontato per una squadra ricca di talento ma che forse finora ha difettato un po' di carattere, soprattutto nei momenti decisivi. Il Bari del San Nicola si conferma una certezza: in un modo o nell'altro il risultato arriva, quando c'è da far punti il terreno amico assai di rado tradisce.
Si attende ancora il salto di qualità fuori casa, dove il Bari non ha mai vinto nel nuovo anno solare. Il prossimo esame si chiama Catanzaro, ed è bello tosto. Eppure provarci è un obbligo: per blindare il secondo posto dagli assalti di un Monopoli veemente, e per provare a mettere pressione alla Reggina, che dopo la sconfitta interna con i biancoverdi ritorna a "solo" +7 sul Bari. Un finale di campionato incerto, che ai galletti chiede di mettere le marce alte per tentare un'impresa che - nonostante tutto - sembra ancora possibile.